Partito il toto Bce, per il dopo Draghi c’è chi tifa per una donna
Tra i nodi da sciogliere nel corso del prossimo anno c’è sicuramente quello della nomina del successore di Mario Draghi alla guida della Banca centrale europea (Bce), con tanti pretendenti al “trono” che fino al 31 ottobre 2019 sarà occupato da Draghi. Il mandato del banchiere italiano finisce infatti tra 10 mesi e sul nome del futuro governatore della Bce la partita è ancora più che aperta con una schiera molto lunga di papabili. Tanti nomi e poche certezze anche se molte indicazioni portano a un nome del Nord Europa dopo il regno Draghi. Nessuna donna tra le favorite, ma nei prossimi mesi non sono escluse sorprese.
L’eredità che lascerà Mario Draghi è decisamente molto pesante e inoltre il suo addio arriverà nel bel mezzo di un momento chiave nella politica monetaria della Bce, con il quantitative easing archiviato con la fine del 2018 e il primo rialzo dei tassi che non è detto arrivi con ancora Draghi alla presidenza. Molto dipenderà da come si svilupperà la congiuntura europea del corso dei prossimi trimestri dopo i segnali di debolezza che si sono susseguiti ultimamente inducendo la bce a rivedere al ribasso le stime di crescita. La forward guidance rimane di tassi fermi a quota zero almeno fino all’estate 2019, ma alcuni strategist si attendono che il costo del denaro non verrà toccato fino a inizio 2020.
Ecco i possibili successori
I soli predecessori di Draghi sono stati Wim Duisenberg e Jean Claude Trichet. Al momento i favoriti per la conquista dell’ambita poltrona di Draghi sono Erkii Liikanen e Olli Rehn (rispettivamente l’ex governatore e quello attuale della Banca Centrale della Finlandia), Jens Weidmann (governatore della Bundesbank), Philip Lane (governatore della Banca centrale d’Irlanda), Francois Villeroy (governatore della Banca centrale francese) e Benoit Coeure (membro del consiglio direttivo della Bce). “È chiaro che esistono soluzioni di continuità alle politiche di Draghi e altri scenari che potrebbero portare a un cambio radicale dell’atteggiamento accomodante dell’Istituto di Francoforte – argomentano gli strategist di IG – . In linea generale, ci aspettiamo che sia Draghi a fare il primo rialzo dei tassi d’interesse, chiudendo così un ciclo avviato ben 8 anni prima”.
“Molta attenzione sarà rivolta alla nomina del suo successore – come anche di quelli che ricoprono altre posizioni senior nella banca centrale – e alle potenziali implicazioni per il tono futuro della politica BCE”, rimarca David Zahn, Head of European Fixed Income, Portfolio Manager Franklin Templeton Fixed Income Group.
Nessuna donna in lizza, ma Bini Smaghi spera in rivoluzione rosa
Tra i papabili non appare nessuna donna. Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Societe Generale, ha dichiarato a Les Echos che “personalmente mi piace pensare che il tempo delle donne sia arrivato in Europa. Vedrei volentieri due donne alla testa della Commissione europea e della BCE. La leadership europea potrebbe essere più forte se avessimo un tedesco e una francese in queste funzioni chiave. Con un’economia che potrebbe trovarsi di fronte a una situazione più difficile, nuove tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti, è necessaria un’Europa forte”.
Tra le voci circolare, senza però alcun tipo di conferma, c’è stata in passato quella di un clamoroso scambio di poltrone con Mario Draghi al capo del Fmi e la francese Christine Lagarde alla guida della Bce.
Bini Smaghi si è espresso anche sullo scenario centrale in termini di politica monetaria, ritenendo che ora la BCE, confermata l’uscita del programma di QE, vorrà anche uscire dai tassi negativi, entro l’autunno del 2019. “Penso che i banchieri centrali abbiano ora realizzato che i tassi negativi creano distorsioni sul sistema finanziario”, rimarca il banchiere.
Fine mandato tra 10 mesi, ecco come verrà scelto il successore
L’ultima riunione di politica monetaria guidata da Draghi sarà il 24 ottobre 2019, mentre il meeting di esordio del nuovo governatore sarà il 12 dicembre.
Il nuovo governatore della Banca Centrale Europea verrà nominato dal Consiglio Europeo, l’assemblea dei capi di stato e di governo dell’Unione, che delibera a maggioranza qualificata su raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea sentito il parere del Parlamento europeo e del Consiglio direttivo della BCE. Mario Draghi, in carica dal 1° novembre 2011, fu nominato nel giugno dello stesso anno quindi la scelta del nuovo governatore dovrebbe arrivare a ridosso della metà del 2019.
La rivoluzione Draghi che ha cambiato volto alla Bce
Draghi è stato indubbiamente il più attivo governatore nella breve storia dell’istituto, complice la crisi del debito che ha colpito l’Europa, spingendo per la rivoluzione del QE, fortemente osteggiata dalla Germania. Alla storia è passato il “Whatever it takes” (Faremo tutto ciò che è necessario) pronunciato nel luglio 2012 che mise a tacere le speculazioni che mettevano in dubbio il futuro dell’euro.
Prima del QE, sotto la presidenza Draghi l’istituto centrale aveva istituito nel settembre 2012 l’Outright Monetary Transactions (OMT), programma di acquisto di titoli di stato sul mercato secondario che può essere avviato solo se il Paese che ne usufruisce ha prima fatto richiesta di aiuto a uno dei fondi salva-Stati.
La Bce ha implementato in questi anni altre misure volte allo stimolo dell’inflazione ed evitare il credit crunch. A dicembre 2011 e febbraio 2012 sono partite le Long Term Refinancing Operation (LTRO), due aste a tasso fisso con scadenza a 36 mesi attraverso le quali la Bce ha prestato alle banche europee oltre 1000 miliardi di euro . Poi nel giugno 2014 e nel marzo 2016 sono state attuate due serie di Targeted Long Term Refinancing Operations (TLTRO).