Incubo senza fine per Banca Carige, i tre scenari se non arriva un cavaliere bianco
Azionisti e correntisti di Banca Carige nuovamente in ansia con il Natale 2018 che ha riservato sotto l’albero l’ennesimo colpo di scena con il mancato via libera dell’assemblea all’aumento di capitale da 400 milioni di euro, tra le tre condizioni concordate con l’autorità di vigilanza della Bce per conseguire in modo sostenibile l’osservanza dei requisiti patrimoniali.
Dopo l’assemblea di sabato scorso, che non ha approvato l’aumento di capitale da 400 milioni di euro complice l’astensione da parte del maggiore azionista, Vittorio Malacalza, ora si aprono nuovi scenari difficili per l’istituto ligure con il Financial Times che paventa la possibilità di un destino simile a quello toccato alle due banche venete (Veneto Banca e Popolare Vicenza) a meno che un cavaliere bianco – il governo o un acquirente – metta in salvo l’istituto nelle prossime settimane. Il quotidiano finanziario londinese rimarca come la Bce avesse concesso a Carige tempo fino alla fine dell’anno per far fronte al deficit di capitale o in alternativa trovare un acquirente. proprio alla vigilia dell’assemblea la Bce aveva autorizzato la manovra di rafforzamento patrimoniale e l’estensione al 31 dicembre 2019 del termine per l’osservanza dei requisiti patrimoniali. Tutto da verificare se tali termini siano ancora validi dopo l’esito fallimentare dell’assemblea.
Adesso Carige rischia di finire in un vicolo cieco se non verrà trovato un accordo sulla ricapitalizzazione. L’ad Fabio Innocenzi proprio tra oggi e domani dovrebbe incontrare la Bce per valutare le prossime mosse alla luce del mancato via libera alla ricapitalizzazione. Faccia a faccia con l’autorità europea che potrebbe coinvolgere anche lo stesso azionista di riferimento, Vittorio Malacalza.
Questa mattina il titolo Banca Carige, che da inizio anno ha già perso circa l’80% del proprio valore, non ha ancora fatto prezzo con un calo teorico di oltre il 18% a 0,0013 euro. Quando arrivò Innocenzi, lo scorso settembre, Carige capitalizzava oltre 400 milioni rispetto ai 90 milioni circa alla chiusura di venerdì scorso.
A che condizioni e quando scatterebbe conversione bond sottoscritto da Fondo Interbancario?
Tra gli scenari possibili, in mancanza di aumento di capitale, c’è sicuramente quello della conversione in azioni del bond da 400 milioni sottoscritto per 320 milioni di euro da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi su richiesta della Vigilanza.
Stando a quanto stabilito dal cda del 29 novembre, nel caso in cui l’assemblea non avesse approvato l’aumento di capitale, o comunque che la banca non possa dare corso all’aumento entro il 30 giugno del 2019, lo Schema volontario potrà utilizzare le obbligazioni detenute per rafforzare il Cet1 della banca “nella misura di volta in volta necessaria a garantire il rispetto dei suddetti requisiti minimi”.
Ipotesi nuova assemblea dopo presentazione piano
Gli analisti di Equita elencano tre possibili soluzioni: la prima è la conversione del bond da parte del Fondo interbancario di tutela dei depositi su richiesta della vigilanza e la contestuale ricerca di un’aggregazione con un altro istituto. Un’opzione ritenuta dagli analisti di difficile realizzazione in un contesto di continuità societaria, vista l’assenza di una delibera di aumento di capitale a servizio di un’eventuale conversione. Una seconda ipotesi, argomenta Equita, è l’intervento diretto da parte delle autorità di vigilanza mentre una terza potrebbe essere la convocazione di una nuova assemblea straordinaria per deliberare sull’aumento di capitale, successiva alla presentazione del nuovo piano industriale.
Intanto il Consiglio di Amministrazione riunitosi domenica scorsa per valutare le delibere dell’Assemblea Straordinaria degli Azionisti del 22 dicembre 2018 e le motivazioni che ne sono alla base, attinenti a temi che hanno in parte già formato oggetto dei lavori del Consiglio di Amministrazione stesso, ha riaffermato il proprio massimo impegno a tutelare gli interessi dei clienti, degli azionisti e di tutti gli stakeholder della Banca.
Il Presidente Pietro Modiano e l’Amministratore Delegato Fabio Innocenzi rimangono alla guida della banca e riferiranno alle autorità gli esiti dell’Assemblea del 22 dicembre. Il vicepresidente del consiglio Lucrezia Reichlin e il consigliere Raffaele Mincione (azionista con il 5,4%) hanno rassegnato le dimissioni.