Notizie Notizie Italia Parmalat: mentre il governo è all’opera per stoppare Lactalis, gli analisti cambiano strategia

Parmalat: mentre il governo è all’opera per stoppare Lactalis, gli analisti cambiano strategia

21 Marzo 2011 10:24

Riserva nuovi brividi l’affaire Parmalat. Mentre la situazione è in divenire con la discesa in campo anche dalla politica a difendere l’italianità dell’azienda gioiellino, in Borsa frena il titolo della società di Collecchio: dopo i rally delle ultime sedute che hanno visto passare di mano un quarto del capitale sociale scattano le prese di beneficio. L’azione questa mattina cede il 3,31% a 2,514 euro con volumi sempre forti nella prima seduta di Borsa dopo la disponibilità manifestata dal gruppo Ferrero a sostenere la cordata italiana cui sta lavorando Intesa Sanpaolo, in chiave difensiva contro l’attacco dei francesi di Lactalis, interessati crescere ancora nel gruppo di Collecchio. Settimana scorsa si è accesa la battaglia per assicurarsi la gestione di Parmalat, con ben quattro liste depositate in vista dell’assemblea che ad aprile nominerà il nuovo consiglio di amministrazione.


Oltre ad Assogestioni – con una lista di minoranza come di consuetudine – sono scesi in campo i fondi Skagen, Mackenzie Financial Corp e Zenit Asset Management con una quota complessiva del 15,3%, la francese Lactalis che giovedì sera ha annunciato di avere una partecipazione in Parmalat pari al momento all’11,4% – in parte diretta e in parte sottostante a un contratto di equity swap – non escludendo un ulteriore incremento della quota ma senza raggiungere la soglia che farebbe scattare l’obbligo di Opa, e Intesa Sanpaolo, che parte da un pacchetto minore ma ripropone Enrico Bondi, l’attuale amministratore delegato che ha risanato Parmalat dopo il fallimento del 2003. Da Alba Ferrero hanno ammesso di guardare con interesse a una soluzione italiana per il controllo della società e Intesa Sanpaolo ha chiuso il cerchio dicendo che potrebbe unirsi a Ferrero per mantenere Parmalat in mani italiane.


Corrado Passera, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo e regista della cordata italiana su Parmalat ci crede: “l’intervento del gruppo Ferrero potrebbe essere fondamentale”. Lo ha detto al Forum Confcommercio di Cernobbio, aggiungendo: “ci stiamo muovendo come sistema, ci sono le imprese, l’industria, le banche e c’è il pubblico che se ne occupa, è una cosa piacevole, non è il successo assicurato, ma la precondizione del successo”. Passera confida di poter aggregare energie finanziarie, politiche e industriali sufficienti per creare una linea Maginot a difesa di una impresa strategica italiana dall’attacco di Lactalis, il re del Camembert, che nel nostro Paese controlla già Galbani, Invernizzi e altri marchi di noti formaggi. L’obiettivo è creare per ora un fronte in grado di contrastare l’iniziativa d’Oltralpe, forte del potenziale 14,28% che ne fa il secondo azionista davanti ai fondi Mackenzie, Skagen e Zenit, soci al 15,3%, facendo perno sul 2,15% in mano alla Cà de Sass.


Mentre i fondi esteri Mackenzie, Skagen e Zenit hanno confermato per ora la candidatura di Rainer Masera alla presidenza e di Massimo Rossi come vicepresidente in attesa di individuare un a.d. di peso. I francesi, presenti in Italia con marchi come Galbani, Mio e Invernizzi, hanno schierato per il nuovo board i loro manager: capofila è il presidente di Lactalis Italia, Antonio Sala, e nella lista in cui compare anche il nome di peso come Franco Tatò, oggi alla guida della Treccani, figurano il presidente del direttivo del gruppo transalpino Daniel Jaouen, il direttore finanziario Olivier Savary e l’ex numero uno di Galbani Marco Jesi. Assogestioni (2,28%) ha puntato invece sull’a.d di Lavazza Gaetano Mele. Nell’attesa che si arrivi la quadratura del cerchio, l’incertezza sull’esito dell’appuntamento continua ad alimentare la speculazione in Borsa. In vista della battaglia in assemblea, gli analisti cambiano strategia.


“Togliamo Parmalat dal portafoglio raccomandato in quanto ai prezzi attuali il titolo sconta già buona parte della potenziale creazione di valore incorporata nel nostro target di 2,80 euro”. E’ questo il commento che arriva da Equita stamattina. Mentre gli esperti francesi di Cheuvreux giocano la carta della prudenza: hanno abbassato il giudizio sulla società di Collecchio, portandolo ad underweight “per fattorizzare i fondamentali, l’appeal speculativo, nonostante nello scenario migliore il titolo possa raggiungere quota tre euro”. “A 2,6 euro, il titolo tratta a 8 volte le stime di Ev/ Ebitda 2011, vicino alla media dei competitors di 8-8,5 volte – osserva il broker, confermando il target price a 2,60 euro – . Quando gli acquisti sul mercato termineranno il prossimo primo aprile, il titolo potrebbe correggere leggermente”.


Ma oltre alla speculazione e al rebus delle alleanze, si muove anche la politica sul caso Parmalat. Il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha annunciato il varo, in tempi rapidi, di un provvedimento di legge a tutela delle imprese strategiche italiane sul modello della normativa esistente in Francia. Tremonti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, hanno convocato l’ambasciatore francese in Italia per chiarire che il governo è pronto a difendere Edison e Parmalat dalle mire di controllo dei gruppi francesi Edf e Lactalis. L’iniziativa, sottolineano alcuni broker, ridimensiona le attese di un takeover francese sul gruppo alimentare. Sempre Cheuvreux da parte sua ha delineato un “most bullish scenario” che prevede il lancio di un’Opa su Parmalat a 3 euro per azione, ma da parte di un consorzio di azionisti italiani.


“Riteniamo che tale provvedimento, la cui urgenza è stata dettata dai simultanei attacchi portati da EDF, Lactalis, Groupama ma anche da LVMH, possa ridurre considerevolmente l’appeal speculativo sul titolo”, osservano a Intermonte, confermando l’underperform con target a 2,20 euro. “Il quadro è ancora incerto e una svolta sembra arriverà dalla politica”, segnalano anche gli esperti di Banca Imi nel report uscito oggi. “A nostro avviso, il governo italiano sembra determinato ad evitare che Lactalis assuma il controllo di Parmalat: in questo senso pensiamo che subentrerà una decisione di carattere legislativo per sterilizzare la quota finita in mano al gruppo francese”, è l’idea del broker convinto che l’appeal sul titolo sia destinato ad affievolirsi, senza escludere anjche il fattore overhang relativo alla quota di Lactalis. Risultato: “dato che il titolo Parmalat, ha raggiungo il nostro target price, abbiamo messo sotto revisione il giudizio”. La scadenza per acquistare le azioni per il voto in assemblea è il primo aprile e fino a quella data, sottolineano anche da Mediobanca in una nota, la battaglia per la nomina del board dovrebbe guidare i corsi di Parmalat.