E’ ancora Parmalat a far girare la testa a Piazza Affari. Il titolo del gruppo alimentare, al centro dell’attenzione del mercato da qualche giorno, sale anche oggi sul listino milanese delle blue chip, con un guadagno di tre punti percentuali (+3,44%), scambiando a quota 2,584 euro. Non si ferma il rastrellamento delle azioni dopo l’exploit degli ultimi giorni che hanno visto scambiare sul mercato oltre il 20 per cento del capitale della società. Già oltre la media i volumi: sono, infatti, già passati di mano 52 milioni di pezzi contro una media giornaliera delle ultime trenta sedute di 19 milioni di pezzi. E’ partita la corsa per arrotondare le quote e sferrare l’attacco nell’assemblea di metà aprile chiamata a riscrivere la geografia del board. Ieri sera è uscito allo scoperto il gruppo francese Lactalis: ha in mano il 14% del capitale Parmalat e intende salire ulteriormente, anche se non oltre il 30%. Una soglia “pericolosa”, che farebbe scattare l’obbligo di Opa.
Lactalis non è un volto sconosciuto nel mercato italiano: controlla alcune attività nei formaggi con i marchi Galbani, Invernizzi, Cademartori, e presenterà entro oggi una propria lista per il board. Lo è meno, nella battaglia che infiamma la governance di Collecchio. Ufficialmente i francesi avrebbero come obiettivo quello di sviluppare sinergie su categorie di prodotto e su mercati complementari, salvaguardandone l’integrità, e promuovendo acquisizioni strategiche. Ma è difficile mettere da parte i sogni di conquista, soprattutto quando in gioco c’è il fattore grandeur. Nelle sale operative segnalano che anche oggi Lactalis sta acquistando, ma potrebbe non essere la sola a farlo. L’assemblea del 14 aprile si annuncia infuocata: la corsa degli ultimi giorni ad accapararsi i titoli Parmalat rende bene l’idea di quanto sarà ardua la conquista degli 11 posti in consiglio.
Oltre a Lactalis sono schierati anche i tre fondi scandinavi-canadesi Mackenzie, Skagen e Zenit che hanno stipulato un patto sul 15,3% allo scopo di presentare una lista e poi Intesa che in queste ore sta confezionando una lista capeggiata da Enrico Bondi. Allo stato attuale il testa a testa sarebbe tra i tre fondi e i francesi, ma nessuno può escludere sorprese dell’ultima ora. Ad ogni modo gli analisti ragionano sul nuovo arrivato nella battaglia della governance. “La notizia è certamente positiva nel breve: è prevedibile infatti un ulteriore supporto al titolo dal rastrellamento pre-assemblea in funzione del voto”, segnalano questa mattina gli analisti di Equita. “Nel medio termine, la presenza di Lactalis nel board potrebbe aprire nuove opportunità di crescita per il gruppo, che andrebbero ad aggiungersi alle ipotesi di taglio costi e razionalizzazione del portafoglio prodotti già incorporate nella nostra valutazione”.
“Lactalis batte Bondi”, dice anche un analista di una primaria banca estera basato a Londra interpellato da questa testata. “Non si può ovviamente mettere in discussione il gran lavoro fatto da Bondi in Parmalat in questi anni, ma le competenze del gruppo francese, la sua profonda conoscenza sul mercato italiano dove è già attivo e la nuova fase in cui Parmalat è ormai prossima sono tutti elementi da considerare che spingono a vedere positivamente un rinnovamento al vertice della società italiana”, spiega l’esperto, che mantiene il rating overweight su Parmalat. “La società di Collecchio si trova ad avere importante cash in cassa che potrà essere sfruttato in maniera aggressiva con acquisizioni o riscrivendo la strategia – conclude -. Indovinare chi sarà la persona che guiderà Parmalat non è facile oggi, ma una svolta potrebbe essere apprezzabile”.
Come osserva Luca Bacoccoli di Banca Imi, nel report uscito oggi e raccolto da questa testat, il titolo Parmalat resterà sotto il radar degli investitori per l’appeal speculativo che ha conquistato in questi giorni. “Siamo dell’idea che la maggior parte dei titoli Parmalat scambiati negli ultimi giorni, pari a circa al 20% del capitale della società, abbiamo permesso di costruire la quota di Lactalis”, è l’idea dell’esperto che su Parmalat conferma il giudizio add con target price di 2,60 euro. Banca Akros vede invece un rischio downside sul sito una volta che l’attività di rastrellamento per costruire le posizioni saranno concluse l’ultima settimana di marzo. “Ritenendo la speculazione sul titolo prossima alla conclusione, abbassiamo la nostra raccomandazione ad underperform”, è la mossa di Intermonte che ha anche tagliato il target price a 2,25 euro.