Piazza Affari, insieme alle altre Borse del Vecchio Continente, mantiene la direzione a metà mattinata. Il Ftse Mib, l’indice di riferimento del paniere italiano, segna un +0,57% scambiando a quota 20.954 punti. Anche Londra, Parigi e Francoforte continuano a scambiare in territorio positivo. Dal Giappone le ultime notizie sono drammatiche: gli elicotteri dell’esercito giapponese hanno gettato oggi tonnellate d’acqua sui reattori surriscaldati della centrale nucleare giapponese di Fukushima, mentre dagli Stati Uniti è stato lanciato un allarme secondo il quale che la situazione è ben più grave di quella descritta da Tokyo. Il presidente americano Barack Obama ha parlato al telefono con il premier giapponese Naoto Kan, assicurandogli “tutto l’appoggio necessario” da parte degli Stati Uniti. I tecnici che ancora lavorano nella centrale nel pomeriggio locale di oggi potranno rimettere parzialmente in funzione il sistema elettrico della centrale, cosa che permetterebbe di usare potenti pompe per raffreddare i reattori nei quali la situazione è più deteriorata, quelli contrassegnati dai numeri 3 e 4.
Sui mercati intanto c’è voglia di mantenere i nervi saldi. In questo senso il collocamento di titoli spagnoli aiuta: ha riportato una certa attenzione anche sui problemi del debito della zona euro. A Milano in testa al listino si alternano Fiat (+2,13%), Enel (+2,09%) e Generali (+2,27%). A sostenere il flusso di ordini di acquisto sul Leone sono i dati di bilancio. A Trieste ieri è stato alzato il velo sui conti 2010 che si sono chiusi con un balzo del 30% a 1,7 miliardi degli utili 2010 e con dividendi in aumento da 35 a 45 centesimi. Quanto basta per far ritrovare appeal all’azione del Leone. Inizia intanto oggi a Londra il road show dei vertici del Leone. Il group ceo Giovanni Perissinotto, l’amministratore delegato Sergio Balbinot e il direttore finanziario Raffaele Agrusti si sposteranno quindi nei prossimi giorno a Parigi e in Germania per altri incontri con gli investitori.
I numeri estratti ieri dal cappello della compagnia, oltre ad essere leggermente superiori alle attese degli analisti per il dato netto, grazie alla spinta nel vita si sono attestati a livello operativo nella parte alta del range indicato a inizio 2010 dal management: 4,077 miliardi (+11,7%), rispetto al target tra 3,6 e i 4,2 miliardi. “I risultati del quarto trimestre sono stati leggermente migliori delle attese”, segnalano gli analisti di Equita nel report uscito oggi, confermando il giudizio d’acquisto su Generali fino a un target price di 20 euro. “L’utile operativo si è attestato a 888 milioni di euro contro 805 milioni stimati grazie in particolare al settore vita, il patrimonio netto a 17,5 miliardi contro 17,1 miliardi, il dividendo a 45 centesimi contro 42 centesimi”, snocciola il broker, segnalando che “il settore vita ha beneficiato di un maggior apporto della gestione finanziaria, dovuto al fatto che nel quarto trimestre 2010 Generali ha deciso di ridurre la duration del portafoglio obbligazionario vendendo corporate bond. Positivo anche il feedback sulla guidance per l’esercizio in corso. Da Trieste hanno fissato un target di utile operativo 2011 nel range tra 4 e 4,7 miliardi contro una stima degli analisti di 4,5 miliardi.
Le sorprese insomma potrebbero essere solo all’inizio. Per il 2011 il group ceo Giovanni Perissinotto ha, infatti, detto di attendersi utili operativi in una fascia tra i 4 e i 4,7 miliardi. “Il 2010 è stato nel complesso un anno positivo”, ha spiegato Perissinotto, sottolineando che i risultati raggiunti “danno ragione a una strategia di lungo termine di prudenza e solidita”. “Durante la crisi Generali, ha rivendicato, ha saputo navigare in acque torbide e turbolente senza perdere la rotta”. Soddisfazione ha espresso poi sui progressi nell’organizzazione e nella governance: “Credo sia emerso – ha detto – un progetto coerente, che ci permetterà di prendere ed implementare le decisioni rapidamente, in modo flessibile e con un nuovo e più forte ruolo del centro corporate, che è quanto serve in una situazione congiunturale imprevedibile come quella odierna”.
Al di là dei conti è sul fronte governance che gli animi sono tornati a scaldarsi. Vincent Bollorè si è astenuto dal voto sul bilancio del Leone sollevando dubbi sull’alleanza con i cechi di Ppf. È rimasto però isolato e il resto del consiglio ha approvato una mozione in cui si è ribadita la strategicità della joint venture, anche alla luce dei risultati che porta. Più che una vera polemica sull’alleanza nell’Est delle Generali, la mossa del vice presidente Generali, capofila dei soci francesi di Mediobanca, è parsa come un ballon d’essai sul consenso attorno alla gestione e al management della compagnia. Anche se in veste differente, le tensioni in Generali sembrano dunque proseguire. Chi si è aspettava l’ennesimo confronto tra Diego Della Valle e Cesare Geronzi, dopo le infuocate dichiarazioni del patron di Tod’s la scorsa settimana su un’intervista di Tarak Ben Ammar, è rimasto deluso: c’è stato solo un piccolo battibecco iniziale. Per il resto, il consiglio Generali ha ufficializzato un rimpasto nei comitati, dopo le dimissioni di Leonardo Del Vecchio che tra l’altro non verrà reintegrato nel Cda.
Nell’esecutivo è entrato Angelo Miglietta, segretario della fondazione Crt ed espressione in consiglio anche dei soci Ferak. Nel comitato per le remunerazioni va Francesco Saverio Vinci. E al posto di Miglietta nel comitato per il controllo interno e in quello per la valutazione delle operazioni con parti correlate andrà invece Cesare Calari. Ma basta solo pazienzare qualche settimana e le tensioni torneranno alla ribalta. La convocazione dell’assemblea degli azionisti, che come da tradizione si terrà il 30 aprile, riserverà sicuramente una rivoluzione nella storia delle Generali, visto che si vuol mettere la parola fine alla tradizione della lista del Cda stesso, per il rinnovo degli organi. All’assemblea verrà proposto di riservare ai soli azionisti il diritto di presentare liste per la nomina degli organi di amministrazione e controllo e di ridefinire il funzionamento del consiglio generale. Mentre Geronzi e Della Valle affilano i coltelli.