Panetta, serve nuovo modello di crescita europeo: meno export, più domanda interna
L’Europa dovrebbe guardare a Cina e Stati Uniti, che già da tempo puntano forte sulla domanda interna rispetto a quella estera. A defiinire quello che dovrebbe essere il nuovo modello di crescita del Vecchio Continente è il governatore di Bankitalia, Fabio Panetta, nella lectio magistralis che ha tenuto in occasione del conferimento della laurea honoris causa in scienze giuridiche banca e finanza presso l’Università degli Studi di Roma Tre.
Il nuovo modello di crescita
Il governatore di Bankitalia ha fornito la sua view sul futuro economico del Vecchio Continente: “Occorre innanzi tutto riconsiderare il modello di crescita europeo. Negli ultimi due decenni l’economia della UE ha fatto eccessivo affidamento sulla domanda estera e ha penalizzato la domanda interna, al contrario degli Stati Uniti. Le controversie commerciali e gli shock globali rendono però questa strategia di crescita meno sostenibile e più rischiosa. In prospettiva, la UE dovrà rafforzare la domanda interna e valorizzare il mercato unico. Una tale ricetta è coerente con l’evoluzione in atto nell’economia mondiale. Ad esempio la Cina, a lungo uno dei principali mercati di sbocco delle esportazioni europee, sta riducendo la sua apertura commerciale per effetto sia del rafforzamento della domanda interna, sia delle politiche volte a ridurre la dipendenza dall’estero, soprattutto nei settori tecnologici. Ma il problema non è soltanto l’inaridimento dei mercati di sbocco: i produttori cinesi stanno divenendo via via più competitivi, e in alcuni settori stanno conquistando quote crescenti del mercato globale”.
Il richiamo all’unione di intenti
Di fronte ai rischi globali, ai conflitti, e alla fine del modello precedente di globalizzazione, “i Paesi europei possono avere successo soltando unendo le forze e progredendo verso un’Unione economica e monetaria vera e propria, con un’integrazione piu’ stretta in termini sia finanziari sia fiscali”. Per Panetta “il rafforzamento oggi è un obbligo”, per “contrastare le divisioni esterne all’Unione Europea dobbiamo poter contare su una maggiore integrazione interna”.