Notizie Notizie Mondo Oxfam, il fallimento dei leader mondiali: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri

Oxfam, il fallimento dei leader mondiali: ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri

18 Gennaio 2016 09:42
La diseguaglianza cresce a livello globale e, a differenza dell’economia, lo fa battendo le attese. L’1% della popolazione mondiale, secondo Oxfam, possiede più del restante 99%. La previsione, dello scorso anno, si è avverata.
Mentre a Davos si ultimano i preparativi per il patinato Forum economico mondiale, l’Organizzazione non governativa britannica Oxfam presenta il suo rapporto sulla disuguaglianza globale. Le disparità tra i ricchi e i poveri crescono e, a differenza dell’economia globale, vanno oltre le aspettative. Un anno fa Oxfam prevedeva che “presto l’1% della popolazione mondiale possiederà più del restante 99%”. La previsione si è avverata nel corso del 2015, secondo l’Ong che sottolinea in tal modo il fallimento di tutti i forum, le riunioni, i consessi che hanno affrontato il tema. “Anche se i leader globali discutono sempre più spesso di come affrontare le disuguaglianze, il gap tra i ricchi e i poveri ha continuato a crescere drammaticamente nel corso degli ultimi dodici mesi” spiega Oxfam America. E il presidente Raymond C. Offenheiser usa parole molto dure: “Il potere e il privilegio vengono usati per manipolare il sistema e incrementare il gap tra i più ricchi e il resto della popolazione a livelli mai visti prima”. 
Secondo il rapporto An Economy for the 1% (un’economia per l’1%) “62 persone posseggono quanto la metà più povera della popolazione mondiale. Un’elite che si è ristretta di oltre l’80% rispetto a cinque anni fa”. E la crisi non ha fatto che peggiorare le cose. “Dal 2010 3,6 miliardi di persone hanno perso mille miliardi di dollari, il 41% di quanto possedevano prima. Nel frattempo le 62 persone più ricche hanno incrementato i propri averi di oltre 500 miliardi di dollari”. 
Sul banco degli imputati, secondo Oxfam, c’è un sistema di tassazione che, con le parole di Offenheiser “permette alle grandi multinazionali e agli individui più ricchi di evitare quanto sarebbe giusto, privando i governi delle risorse necessarie a fornire servizi pubblici vitali e combattere le disuguaglianze”. A livello mondiale “si stima che 7.600 miliardi di patrimoni individuali risiedano off-shore, l’8% del totale. Se venissero pagate le tasse su queste ricchezze, i governi disporrebbero di oltre 190 miliardi di dollari in più ogni anno. E 9 su 10 partner del World Economic Forum di quest’anno sono presenti in almeno un paradiso fiscale”. Fischieranno le orecchie a qualcuno a Davos, forse. “Gli investimenti aziendali nei paradisi fiscali sono quasi quadruplicati tra il 2000 e il 2014”. Scendono, per contro, i salari “sia nei Paesi sviluppati che in quelli emergenti”. Il faro degli Stati Uniti brilla meno se si pensa che “i salari degli amministratori delegati delle maggiori aziende sono cresciuti del 50% dal 2009 , mentre i salari ordinari si sono a malapena mossi. Il salario minimo è rimasto fermo a 7,25 dollari dal 2009 mentre il costo della vita è aumentato”.