Outlook mercati: 4 grandi insidie da qui a giugno tra Cina, Fed, Brexit e banche Italia
I mercati hanno archiviato un primo trimestre sotto il segno della volatilità che secondo molti è destinata a rimanere elevata anche nel trimestre che prende il via oggi. Rimangono elevati i timori del riemergere di tensioni legate a Cina e petrolio, ma anche potenziali rischi geopolitici legati all’Europa compreso il referendum sulla Brexit che sarà probabilmente il più importante catalyst del trimestre.
Bilancio primo trimestre salvato da Fed e risalita petrolio, oro grande protagonista
L’allentarsi delle tensioni verso metà febbraio ha permesso ai mercati di ritrovare vigore sotto la spinta dell’atteggiamento decisamente più cauto della Federal Reserve che ha dimezzato il numero di rialzi del costo del denaro attesi per quest’anno. Una sponda importante è arrivata anche dalla risalita del petrolio tornato in area 40 dollari al barile, mentre molti analisti temevano una discesa fino ad area 20 dollari.
L’allentarsi delle tensioni verso metà febbraio ha permesso ai mercati di ritrovare vigore sotto la spinta dell’atteggiamento decisamente più cauto della Federal Reserve che ha dimezzato il numero di rialzi del costo del denaro attesi per quest’anno. Una sponda importante è arrivata anche dalla risalita del petrolio tornato in area 40 dollari al barile, mentre molti analisti temevano una discesa fino ad area 20 dollari.
L’inversione di tendenza dei mercati ha permesso a Wall Street di chiudere il trimestre nei pressi dei massimi annui, con saldo positivo anche per i mercati emergenti (oltre +5% l’MSCI Emerging Markets), mentre è rimasto ampiamente negativo quello delle Borse europee con l’Eurostoxx 50 giù di quasi il 10%. Tra i protagonisti in positivo figura indubbiamente l’oro che ha segnato un +16,4%, ossia il miglior trimestre dal 1986.
Appuntamenti clou secondo trimestre: Pil Cina, meeting Doha, Fed e referendum Brexit
Tra aprile e giugno sono attesi diversi appuntamenti chiave con già questo mese i riscontri sulla crescita cinese nel primo trimestre (15 aprile) e il meeting di Doha (17 aprile) tra i grandi produttori di petrolio per cercare un’intesa sul congelamento della produzione. A fine mese (26-27 aprile) c’è la riunione Fed da cui difficilmente al momento scaturirà una variazione del livello dei tassi di riferimento. Maggiori incognite sul responso del meeting Fed di metà giugno (14-15 giugno) che potrebbe concretizzare uno dei due rialzi dei tassi previsti nel corso di quest’anno. L’ultimo scorcio del trimestre vede in agenda il 23 giugno la grande incognita del referendum sulla Brexit con i cittadini britannici chiamati a decidere sulla permanenza o meno dell’Unione Europea.
Tra aprile e giugno sono attesi diversi appuntamenti chiave con già questo mese i riscontri sulla crescita cinese nel primo trimestre (15 aprile) e il meeting di Doha (17 aprile) tra i grandi produttori di petrolio per cercare un’intesa sul congelamento della produzione. A fine mese (26-27 aprile) c’è la riunione Fed da cui difficilmente al momento scaturirà una variazione del livello dei tassi di riferimento. Maggiori incognite sul responso del meeting Fed di metà giugno (14-15 giugno) che potrebbe concretizzare uno dei due rialzi dei tassi previsti nel corso di quest’anno. L’ultimo scorcio del trimestre vede in agenda il 23 giugno la grande incognita del referendum sulla Brexit con i cittadini britannici chiamati a decidere sulla permanenza o meno dell’Unione Europea.
Volatilità attesa alta tra rischi geopolitici e mosse Cina
Tra le aspettative più condivise c’è il riacutizzarsi della volatilità sui mercati. “Guardando avanti sembra improbabile che la volatilità che abbiamo visto in questo trimestre si abbasserà, dato che le preoccupazioni che hanno ossessionato i mercati negli ultimi due trimestri non sono affatto svanite”, sottolinea Michael Hewson, capo analista di CMC Markets. La volatilità del mercato azionario Usa è tornata intorno al suo livello più basso da agosto 2015 e ben al di sotto della sua media di lungo periodo. Questa calma insolita segue il calo delle preoccupazioni del mercato circa il petrolio e la salute dell’economia cinese”, sottolinea Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, che non si attende comunque che tale calma duri prevedendo invece il ritorno a un regime più elevato di volatilità che era la norma prima del QE. Tra i rischi citati dallo strategist di BlackRock ci sono quelli geopolitici in particolare per quanto riguarda l’Europa alle prese con terrorismo e crisi migratoria, elementi in grado di innescare la volatilità. Da non escludere anche i rischi legati a possibili nuove svalutazioni dello yuan da parte della Cina.
Tra le aspettative più condivise c’è il riacutizzarsi della volatilità sui mercati. “Guardando avanti sembra improbabile che la volatilità che abbiamo visto in questo trimestre si abbasserà, dato che le preoccupazioni che hanno ossessionato i mercati negli ultimi due trimestri non sono affatto svanite”, sottolinea Michael Hewson, capo analista di CMC Markets. La volatilità del mercato azionario Usa è tornata intorno al suo livello più basso da agosto 2015 e ben al di sotto della sua media di lungo periodo. Questa calma insolita segue il calo delle preoccupazioni del mercato circa il petrolio e la salute dell’economia cinese”, sottolinea Richard Turnill, BlackRock’s Global Chief Investment Strategist, che non si attende comunque che tale calma duri prevedendo invece il ritorno a un regime più elevato di volatilità che era la norma prima del QE. Tra i rischi citati dallo strategist di BlackRock ci sono quelli geopolitici in particolare per quanto riguarda l’Europa alle prese con terrorismo e crisi migratoria, elementi in grado di innescare la volatilità. Da non escludere anche i rischi legati a possibili nuove svalutazioni dello yuan da parte della Cina.
Inoltre una tendenza al rialzo delle aspettative di inflazione e lo svanire dei timori di recessione negli Usa potrebbero danneggiare in prospettiva i mercati emergenti se si concretizzassero aspettative di un ritmo più veloce di rialzo dei tassi da parte della Fed. Contro una maggiore volatilità BlackRock indica l’oro come una copertura efficace da aumento prospettive inflazione, segnalando anche i Treasury protetti dall’inflazione (TIPS).
Dove andrà il dollaro dopo il peggior trimestre dal 2010?
L’atteggiamento dovish della Fed ha offerto una sponda alla discesa del dollaro statunitense che ha archiviato il peggior trimestre a oltre 5 anni. Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde contro un paniere ponderato di sei valute, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un saldo negativo di oltre il 4%, il peggior trimestre dal terzo trimestre 2010. Movimento del dollaro che ha contribuito a riportare il cross euro/dollaro ai massimi a 5 mesi (ieri superata quota 1,14) contrariamente a quanto ci si aspettava alla luce della divergenza di politiche monetarie tra Bce e Fed. Secondo BlackRock la valuta statunitense tornerà a salire. “Non possiamo escludere che la Fed diventi più falco nel corso quest’anno – rimarca Jean Boivin, responsabile della ricerca economica di BlackRock – si potrebbe infatti arrivare entro la fine dell’anno a un punto in cui i dati di inflazione continuano a muoversi verso l’alto con la Fed più rassicurante circa le prospettive. Una volta arrivati lì, avremmo una base per l’apprezzamento del dollaro”. Di contro Russell Investments Group vede confermarsi nel corso dell’anno la fine del super-dollaro toro che aveva caratterizzato gli ultimi due anni.
L’atteggiamento dovish della Fed ha offerto una sponda alla discesa del dollaro statunitense che ha archiviato il peggior trimestre a oltre 5 anni. Il dollar index, che misura la forza del biglietto verde contro un paniere ponderato di sei valute, ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un saldo negativo di oltre il 4%, il peggior trimestre dal terzo trimestre 2010. Movimento del dollaro che ha contribuito a riportare il cross euro/dollaro ai massimi a 5 mesi (ieri superata quota 1,14) contrariamente a quanto ci si aspettava alla luce della divergenza di politiche monetarie tra Bce e Fed. Secondo BlackRock la valuta statunitense tornerà a salire. “Non possiamo escludere che la Fed diventi più falco nel corso quest’anno – rimarca Jean Boivin, responsabile della ricerca economica di BlackRock – si potrebbe infatti arrivare entro la fine dell’anno a un punto in cui i dati di inflazione continuano a muoversi verso l’alto con la Fed più rassicurante circa le prospettive. Una volta arrivati lì, avremmo una base per l’apprezzamento del dollaro”. Di contro Russell Investments Group vede confermarsi nel corso dell’anno la fine del super-dollaro toro che aveva caratterizzato gli ultimi due anni.
Incognita Brexit
Il 23 giugno gli elettori britannici decideranno se restare o meno nell’Unione Europea. I sondaggi indicano un esito incerto delle urne. Ma quali sarebbero le conseguenze di una Brexit? Il 45% delle esportazioni britanniche è verso l’Unione europea e quindi l’aumento dell’incertezza avrebbe molto probabilmente delle conseguenze negative sulla crescita economica e indurrebbe le imprese a ritardare gli investimenti. “Allo stesso tempo, la vulnerabilità derivante da un elevato deficit delle partite correnti è probabile che causi un ulteriore deprezzamento della sterlina britannica e di conseguenza un aumento dell’inflazione, ponendo la Bank of England (BoE) di fronte a uno spiacevole dilemma di politica monetaria”, sottolinea Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel. Se i cittadini britannici sceglieranno di rimanere nell’Unione europea è molto probabile un forte rimbalzo della sterlina. David Bloom head of Fx strategy di Hsbc, vede in tal caso la sterlina andare verso 1,54 contro il dollaro, mentre con Brexit stima un ulteriore 7% di svalutazione dai livelli attuali.
Il 23 giugno gli elettori britannici decideranno se restare o meno nell’Unione Europea. I sondaggi indicano un esito incerto delle urne. Ma quali sarebbero le conseguenze di una Brexit? Il 45% delle esportazioni britanniche è verso l’Unione europea e quindi l’aumento dell’incertezza avrebbe molto probabilmente delle conseguenze negative sulla crescita economica e indurrebbe le imprese a ritardare gli investimenti. “Allo stesso tempo, la vulnerabilità derivante da un elevato deficit delle partite correnti è probabile che causi un ulteriore deprezzamento della sterlina britannica e di conseguenza un aumento dell’inflazione, ponendo la Bank of England (BoE) di fronte a uno spiacevole dilemma di politica monetaria”, sottolinea Christophe Bernard, Chief Strategist di Vontobel. Se i cittadini britannici sceglieranno di rimanere nell’Unione europea è molto probabile un forte rimbalzo della sterlina. David Bloom head of Fx strategy di Hsbc, vede in tal caso la sterlina andare verso 1,54 contro il dollaro, mentre con Brexit stima un ulteriore 7% di svalutazione dai livelli attuali.
A Piazza Affari banche attese ancora sotto pressione
Per Piazza Affari il saldo da inizio anno risulta ancora pesantemente negativo con Ftse Mib giù di oltre il 16% complice il difficile momento delle banche, il settore che di gran lunga pesa di più sull’indice milanese. E proprio dalle banche arrivano le maggiori incognite. Entro giugno sono previsti i delicati aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che potrebbero mettere nuovamente sotto pressione l’intero settore. Gli analisti di Equita nella loro monthly review confermano una posizione cauta su Piazza Affari proprio in virtù delle possibili pressioni sul settore bancario, ma anche gli effetti negativi sui margini delle assicurazioni del nuovo round di QE. Desta preoccupazioni anche il referendum sulla Brexit e il fatto che anche in altri paesi europei presentano un quadro politico complicato dal progressivo il rafforzamento dei partiti anti-euro. “E’ difficile trovare nuove idee di investimento con le società di qualità che sono care e quelle a buon mercato che sono troppo rischiose”, aggiunge Equita.
Per Piazza Affari il saldo da inizio anno risulta ancora pesantemente negativo con Ftse Mib giù di oltre il 16% complice il difficile momento delle banche, il settore che di gran lunga pesa di più sull’indice milanese. E proprio dalle banche arrivano le maggiori incognite. Entro giugno sono previsti i delicati aumenti di capitale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca che potrebbero mettere nuovamente sotto pressione l’intero settore. Gli analisti di Equita nella loro monthly review confermano una posizione cauta su Piazza Affari proprio in virtù delle possibili pressioni sul settore bancario, ma anche gli effetti negativi sui margini delle assicurazioni del nuovo round di QE. Desta preoccupazioni anche il referendum sulla Brexit e il fatto che anche in altri paesi europei presentano un quadro politico complicato dal progressivo il rafforzamento dei partiti anti-euro. “E’ difficile trovare nuove idee di investimento con le società di qualità che sono care e quelle a buon mercato che sono troppo rischiose”, aggiunge Equita.