Notizie Notizie Italia Outlook banche italiane, Equita SIM: ‘rischio stime 2020-2022 in pericolo con segnali peggioramento qualità credito’

Outlook banche italiane, Equita SIM: ‘rischio stime 2020-2022 in pericolo con segnali peggioramento qualità credito’

22 Agosto 2019 16:08

Occhio al report con cui Equita Sim svela il suo outlook per le banche italiane. La Sim ricorda che, nel secondo trimestre del 2019, il settore ha riportato un utile pari a 3,8 miliardi di euro, il 2% sotto le attese, con Banco BPM e Credem “best performers”, ovvero le migliori della classe.

Detto questo, guardando all’intero comparto, “secondo noi l’outlook dei prossimi trimestri diventa più sfidante per le banche non tanto in termini di NII (net interest margin, dunque margine di interesse netto), ma di asset quality. Infatti l’ulteriore peggioramento sulle aspettative della curva dell’Euribor ridurrebbe le stime di utile netto del 2%“, scrive l’autore del report di Equita Sim, Giovanni Rizzoli.

A tal proposito, facendo riferimento al trend dei margini di interesse delle banche, vale citare uno studio del Sole 24 Ore, che ha esaminato l’impatto della Bce più dovish sulla redditività delle principali banche italiane, considerando come parametro proprio il margine di interesse, “la voce di bilancio sulla quale il fenomeno dei rendimenti negativi spiega i maggiori effetti”.

Dall’analisi è risultato che il parametro si è ridotto di 467 milioni da gennaio, ovvero di quasi mezzo miliardo di euro, rispetto allo stesso periodo del 2018. E il quadro è destinato a peggiorare, se si considera che Mario Draghi sembra avere tutta l’intenzione di sfoderare un nuovo bazooka monetario nella prossima riunione di settembre. Tra l’altro le banche italiane sarebbero tra le più colpite e tra le principali quelle che pagherebbero il conto più salato sarebbero queste.

Tornando allo studio di Equita SIM, Giovanni Rizzoli parla di “segnali di peggioramento della qualità del credito che potrebbero mettere in serio pericolo le stime del periodo 2020-2022″.

I segnali sono i seguenti:

  • costo del rischio del secondo trimestre superiore alle attese e ai livelli più alti da 2 anni.
  • il default rate per quasi tutte le banche è aumentato su base trimestrale.
  • il trend degli NPL (non performing loans, dunque crediti deteriorati e sofferenze) è ritardato di sei mesi rispetto al peggioramento macro quindi accelerazioni nei nuovi flussi di sofferenze potrebbero materializzarsi dal secondo semestre del 2019.
  •  i dati di settore di giugno indicano un rallentamento della domanda di credito corporate (da flat, ovvero piatta, a -1% su base annua), che potrebbe precludere ad un peggioramento del profilo di rischio di questo segmento di clientela, oltre che rendere difficile l’espansione dei volumi per sostenere il NII, ovvero il margine di interesse netto.
  • alcune banche (citata UCG, ovvero UniCredit) hanno riportato un sensibile aumento del costo del credito su base trimestrale, legati a nuovi default e/o per cedere NPL (come nel caso di Ubi Banca).

Di conseguenza, “in base ai nostri calcoli, un aumento del 50% del default rate 2020 (dall’1,7% al 2,6%) avrebbe un impatto negativo del 27% sugli utili (costo del rischio +32bps), scenario non incorporato nelle nostre stime e nel consensus ma che, secondo noi, spiega il motivo per cui le banche continuano a trattare con multipli (2019-2020E Adj PE 7.5x / 6.4x, PTE 0.49x, rispettivamente a un multiplo prezzo/utile adjusted 2019-2020 di 7,5 e 6,4 volte, e a un multiplo di prezzo/capitale tangibile pari a 0,49 volte”) vicino ai minimi degli ultimi 5 anni“.