Oro verso nuove vette: 1.600 dollari nel 2020, tutta “colpa” delle banche centrali
Un mese da incorniciare quello di giugno 2019 per l’oro che anche a luglio si è confermato poco sotto i massimi. Il prezzo del metallo giallo è aumentato di quasi il 10%, passando da circa 1.300 dollari per oncia all’inizio del mese a livelli di circa 1.430 dollari alla fine. Anche la volatilità dell’oro è aumentata notevolmente, passando da circa il 10% all’inizio di giugno a circa il 14% alla fine del mese. Senza dimenticare le ricerche su Google della keyword “prezzo dell’oro” che, sempre a giugno, sono aumentate di quasi il 100%. Ma perché tutto questo interesse per il bene rifugio per eccellenza proprio ora? Secondo Peter Kinsella, Global Head of Forex Strategy di Union Bancaire Privée (UBP), l’impulso principale per questo aumento è da ricercarsi nella prospettiva di un ulteriore allentamento monetario aggressivo da parte di molte delle principali banche centrali mondiali.
Prima la Reserve Bank of Australia (RBA) e la Reserve Bank of New Zealand (RBNZ) hanno ridotto i tassi di interesse a causa della bassa inflazione e ora la Federal Reserve statunitense sembra destinata a tagliare i tassi nei prossimi mesi. Storicamente, ricorda l’analista di UBP, i prezzi dell’oro si muovono in maniera inversa rispetto ai tassi di interesse reali statunitensi, e quindi la prospettiva di tassi di interesse reali USA più bassi è un’evoluzione positiva per l’oro. “Poiché il tasso dei Fed funds è solo del 2,5%, l’entità dei possibili tagli dei tassi è piuttosto limitata rispetto alle precedenti recessioni economiche” sottolinea Kinsella. “Ciò significa che la Fed potrebbe mettere in campo nuovamente le sue politiche di quantitative easing, il che implica un elevato rischio di grave debolezza del dollaro USA e, di conseguenza, un aumento significativo dei prezzi dell’oro nei prossimi trimestri” continua l’esperto. Dall’altra parte dell’oceano anche la Bce si sta muovendo lungo la stessa direzione e ha indicato che nei prossimi mesi ridurrà ulteriormente il tasso sui depositi (-0,4%).
“Su scala globale, il ritorno di un allentamento monetario aggressivo da parte delle banche centrali mondiali è chiaramente una buona notizia per il prezzo dell’oro e – continua Kinsella – aumenta la possibilità di esplosivi movimenti al rialzo verso la fine dell’anno, in particolare se le maggiori banche centrali mondiali si orientano verso la ripresa del QE. Ciò non è ancora completamente prezzato dai mercati”. “Nel complesso, conclude, siamo abbastanza positivi sul metallo giallo e ci aspettiamo che il suo prezzo si sposti facilmente verso i 1.600 dollari l’oncia nel corso del prossimo anno”.
Nelle scorse settimane il guru Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, ha indicato che si sta andando verso un nuovo paradigma di mercato, che potrebbe vedere un crescente conflitto tra capitalisti e socialisti; scenario che renderà l’oro l’asset class da preferire in assoluto.