Ok al piano Nagel, svolta Del Vecchio su Mediobanca. ‘Insieme ad Ass. Generali ha bisogno di stabilità’
Mr Luxottica Leonardo del Vecchio dice di sì al piano industriale presentato 24 ore prima dall’Ad di Piazzetta Cuccia, Alberto Nagel. Così, in una nota che sorprende un po’ tutti – viste le critiche che l’imprenditore non ha mancato di rivolgere alla gestione della merchant bank – il numero uno di Delfin:
“Il piano di Mediobanca presentato dall’amministratore delegato Alberto Nagel presenta obiettivi sfidanti che vanno nella direzione auspicata da Delfin”.
Ancora: “Mediobanca e Assicurazioni Generali rappresentano un pezzo strategico del nostro sistema economico e hanno bisogno di stabilità; per questo il mio obiettivo è contribuire a creare un azionariato stabile che aiuti le società a crescere e avere successo nel mondo”.
“All’Italia – ha concluso Del Vecchio – servono investitori e imprenditori in grado di sviluppare le sue imprese. Sono un imprenditore italiano e il mio percorso testimonia, da sessant’anni e con fatti concreti, il mio amore e l’attaccamento per questo Paese. È con tale spirito che, sostenuto dalla mia famiglia, ho deciso di realizzare questo investimento in un settore in cui l’Italia deve giocare da protagonista”.
Il verdetto di Del Vecchio sul nuovo piano di Mediobanca era atteso dai mercati. Il piano vedrà il Gruppo continuare a puntare sulla propria espansione anche tramite acquisizioni. A tal proposito, da segnalare che nelle ultime settimane si è più volte fatto il nome di Fineco come possibile oggetto del desiderio di piazzetta Cuccia, così come Banca Generali (se Generali Assicurazioni darà il via libera alla cessione).
Da segnalare alcune frasi chiave che erano state proferite dall’Ad Alberto Nagel in occasione della presentazione del piano, avvenuta lo scorso 12 novembre, due giorni fa:
Il ceo di Mediobanca ha intanto commentato l’uscita di Unicredit dal capitale di Piazzetta Cuccia, definendola “positiva per entrambi e per il sistema bancario italiano”. E precisando: “E’ positiva per noi perché abbiamo un azionariato più normalizzato, per Unicredit perché non era mai stata considerata dai mercati come un azionista credibile perché operava nello stesso business di Mediobanca, ed è una notizia positiva anche per il sistema perché penso che le banche italiane abbiano più possibilità se hanno una base azionaria più istituzionale che si riflette in una migliore governance”.
“Gran parte della quota venduta da Unicredit è andata a investitori istituzionali – aveva aggiunto Nagel – il mio commento non è su eventuali nuovi entrati ma al fatto che anche in Italia servirebbe nel tempo una quota di investitori istituzionali più importante. Questo fa parte della normalizzazione degli assetti proprietari che ci mette su stesso livello di altre banche in Francia, Spagna, Inghilterra”.
In definitiva, Nagel ha definito il nuovo piano di Mediobanca 2019-2023 “un piano di crescita. Una crescita robusta e qualitativa, dove tutti i business crescono”. Ancora: “rispetto a molti altri piani è un piano dove c’è crescita di ricavi, di quota mercato, ci sono assunzioni, c’è espansione. Non abbiano fatto chiusure, ristrutturazioni, vendite di Npl”.
Questo piano industriale, ora, ha ricevuto la benedizione del suo primo azionista che, nell’arco di pochi giorni, è diventato per l’appunto Mr Luxottica Leonardo del Vecchio. Una benedizione che ha sorpreso molti, viste le critiche che l’imprenditore non aveva risparmiato alla gestione di Nagel.
Dopo essere entrato nel capitale di Mediobanca con una quota iniziale del 7%, intervistato da Radiocor, il patron di Luxottica e presidente di Delfin Leonardo Del Vecchio aveva detto agli inizi di ottobre di auspicare un futuro, per la banca di investimenti, meno dipendente da Generali e Compass, e una banca che fosse “capace di giocare un ruolo da leader in Italia e in Europa” e che potesse “così dare soddisfazione a tutti gli azionisti, Delfin inclusa”.
Tali dichiarazioni erano state percepite dai più come una critica verso la gestione della banca, guidata dall’AD Alberto Nagel.
Di conseguenza, il suo ok al piano viene considerato inatteso. Detto questo, stando a quanto riporta il Sole 24 Ore, “l’impressione è che Del Vecchio non abbia accantonato l’idea di salire al 20%”. Tuttavia, a tal fine, la sua Delfin dovrebbe ottenere “l’ok di Bce che difficilmente darebbe il via libera a iniziative ostili. Storicamente, dalla sua privatizzazione Mediobanca non ha mai avuto un singolo azionista con una quota superiore al 10%, questo anche per garantire autonomia nell’operato della banca d’affari nei confronti dei clienti”.
La svolta di Del Vecchio è notevole, ricorda il Sole 24 Ore, anche alla luce di quanto riportato due giorni fa da Reuters che, citando tre fonti vicine alla vicenda, ha rivelato che Del Vecchio ritiene “responsabili Nagel e l’ad di Generali Philippe Donnet del cattivo andamento del titolo Generali rispetto a quello di concorrenti come Allianz o Axa».
Tanto che il quotidiano di Confindustria sottolinea: “Cosa sia cambiato nel frattempo non è chiaro, anche perchè unica vera novità del piano di Piazzetta Cuccia è il promesso aumento del 50% della remunerazione degli azionisti, tra dividendi e buy-back”.
Mediobanca è il maggiore azionista di Generali con una quota del 13% del terzo gruppo assicurativo europeo. Anche Del Vecchio è azionista di Generali, con una quota del 4,8%.
Reuters ha scritto anche che “secondo alcuni banchieri Del Vecchio sembra volere un ritorno al ‘salotto buono’ del passato, quando poche famiglie influenti agivano da mediatori di potere della finanza italiana attraverso una rete di partecipazioni incrociate.
“Del Vecchio guarda ai vecchi tempi con un senso dinostalgia”, ha detto un banchiere di una banca d’affari globale vicina a Generali. “Ma qual è il senso di tirare indietro le lancette dell’orologio? Mediobanca si è evoluta in una istituzione finanziaria più strutturata e trasparente”.