Notizie Notizie Italia Nuovo piano Eni tra parole Descalzi e view analisti

Nuovo piano Eni tra parole Descalzi e view analisti

24 Febbraio 2023 16:45

Nella giornata di ieri, oltre ad annunciare i conti del 2022, Eni ha presentato anche il nuovo piano industriale, con aggiornamenti sui target finanziari e sui dividendi. Nel Capital Markets Day del colosso petrolifero italiano, guidato dal ceo Claudio Descalzi, le novità sono state molte.

Target sopra le attese, sale la remunerazione agli azionisti

Nel Day After la presentazione, Equita ha commentato il piano parlando di “target di piano migliori delle attese nonostante la forte crescita delle capex”.

Migliorata rispetto alle stime precedenti, ha messo in evidenza la SIM milanese, anche la remunerazione agli azionisti.

In sintesi, tra i target finanziari, Eni ha reso noto che l’EBIT 2023 è atteso a €13 miliardi, il secondo migliore risultato in 10 anni dopo il record del 2022, a conferma della qualità del business che Eni sta costruendo, mentre il CFFO (flusso di cassa operativo) 2023 ante capitale circolante è atteso a oltre €17 miliardi e a oltre €69 miliardi nell’arco del Piano”.

Così Equita nella sua nota odierna:

L’incremento delle capex è significativo, ma notiamo che in dollari Usa sono aumentate del 15% rispetto alla media delle IOC (Integrated Oil Company) a +11%”.

Inoltre la “recente discesa del prezzo del gas non ha impatti sulla guidance GGP (ovvero sul Global Gas & LNG Portfolio)”, che, sottolineano gli analisti, “parte già ‘locked in’, con un ‘headwind’ ragionevole per l’EBIT E&P (Exploration & Production) di ~€0.5 miliardi circa”.

Secondo Equita, il nuovo piano di Eni ha quindi implicazioni positive per le nostre stime di CF 2023-26 (a parità di ipotesi sulle commodity) e di remunerazione mentre sono marginali per i numeri di conto economico”.

Ma perché, allora, il titolo Eni ieri ha reagito in modo negativo, confermandosi ieri tra i peggiori del Ftse Mib di Piazza Affari?

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Secondo la SIM i motivi sono diversi:

  • Gap fra guidance EBIT FY23 vs consensus (€3b) – un KPI che riteniamo meno rilevante vs CFFO anche per effetto dei deconsolidamenti e della differenza di variabili di scenario.
  • Ipotesi sul prezzo hub del gas FY23 di molto superiore allo spot – che calcoliamo con implicazioni non così significative sul FY23
  • Forte incremento del piano di capex (+33% vs precedente piano) – che potrebbero sollevare qualche dubbio sulla disciplina ma rileviamo più che coperte dal CFFO.
  • Remunerazione al 25%-30% del CFFO vs altre IOC che hanno mostrato migliori ritorni – calcoliamo che ENI possa avere più spazio sulla remunerazione in funzione del target di leverage e apprezziamo che la nuova policy sia calcolata sul CFFO.

Di conseguenza Equita ha confermato il rating Buy su Eni, aggiungendo che il titolo tratta a FCF yield 16% e una remunerazione (DY + buyback) del 11%.

Produzione in crescita fino al 2026, dividendo in aumento del 7%

Di seguito alcune cifre relative al nuovo piano, stando a quanto è emerso dallo stesso comunicato diramato dal gruppo:

  • Produzione: crescita media del 3-4% nei quattro anni del Piano e poi plateau fino al 2030; aumento progressivo della quota di gas in portafoglio fino al 60% entro il 2030.
  • Upstream, net carbon footprint (Scope 1 e 2): riduzione del 65% entro il 2025 rispetto al 2018, confermando l’obiettivo di net zero entro il 2030.
  • Emissioni di metano: confermato l’impegno a mantenere l’intensità emissiva Upstream al di sotto dello 0,2%; un nuovo obiettivo di riduzione delle emissioni verrà stabilito dopo il completamento nel corso dell’anno di una campagna di
    misurazione presso gli asset operati.
  • Esplorazione: 2,2 miliardi di boe di nuove risorse nel Piano quadriennale, di cui il 60% di gas; UEC di circa 1,5 $/boe.
  • Capex Upstream: €6-6,5 miliardi in media all’anno durante il periodo del Piano.
  • Upstream, Free Cash Flow organico per barile in aumento del 20% nel 2026 rispetto al 2023, a scenario costante.
  • Ebit cumulativo di GGP a oltre €4 miliardi nel Piano e tra €1,7 – €2,2 miliardi nel 2023.

Tra le altre cose, Eni ha reso noto che, nel 2023, avvierà le prime fasi di Baleine in Costa d’Avorio e del Congo LNG, gli start-up in Egitto, Emirati Arabi Uniti e Norvegia, e continuerà il programma di sviluppo delle attività in Algeria, mentre nel 2024 la Società avvierà le start-up in Italia, Egitto, Costa d’Avorio Fase 2, Kazakistan e Norvegia.

Di conseguenza, Eni prevede una crescita media annua della produzione del 3-4% nel periodo di Piano. Entro il 2026 la Società avrà aggiunto circa 800.000 boe al giorno da start-up e ramp-up con elevati rendimenti, ridotto periodo di payback e con costi unitari al top dell’industria.

Il nuovo piano 2023-2026 si basa, stando a quanto emerge dal comunicato, sul “track-record di performance operative e finanziarie di Eni”, e che si concentra sui seguenti fattori: “sicurezza energetica e accessibilità attraverso la diversificazione geografica e tecnologica; riduzione delle emissioni; fare leva sulla tecnologia per le iniziative di oggi e per le future opportunità di innovazione; creazione di valore per gli azionisti”.

L’utile netto adjusted di competenza degli azionisti per l’esercizio 2022 è pari a €13,3 mld, in aumento di €9 mld rispetto all’esercizio 2021 grazie agli eccellenti risultati della gestione industriale e al notevole contributo delle partecipate valutate con il metodo del patrimonio.

Con il piano Eni ha comunicato anche un aumento dei dividendi.

La politica di remunerazione degli azionisti è stata semplificata e potenziata, con il 25-30% del CFFO da distribuire in dividendi e buyback. Il dividendo proposto per il 2023 viene aumentato del 7% a €0,94 per azione e il buyback è fissato a €2,2 miliardi”.

Descalzi: ecco come sarà Eni nel 2030

Così l’amministratore delegato di Eni, Claudo Descalzi:

Il Piano presentato oggi (ieri per chi legge) conferma la forza e l’efficacia della nostra strategia. Nel 2014 abbiamo intrapreso un percorso di trasformazione industriale e finanziaria che ci ha progressivamente permesso di creare valore anche in scenari difficili, garantendo la sicurezza degli approvvigionamenti e la sostenibilità ambientale. Abbiamo focalizzato la nostra strategia di esplorazione e produzione principalmente sul gas, facendo leva sulle nostre produzioni e diversificando gli investimenti tra diversi Paesi”.

Descalzi ha continuato:

Questo ci ha permesso di attuare il nostro Piano finalizzato alla sostituzione di 20 miliardi di metri cubi di gas russo entro il 2025. Abbiamo trasformato la nostra piattaforma downstream e investito significativamente in tecnologia per creare e far crescere i nostri business legati alla transizione energetica, con l’obiettivo di azzerare le emissioni Scope 1,2 e 3. Questo ci consente oggi di confermare pienamente i nostri obiettivi di decarbonizzazione, nonostante lo scenario attuale della sicurezza energetica e la necessità di far fronte a una forte domanda di energie tradizionali”.

Oggi – ha sottolineato il ceo di Eni Descalzi – possiamo delineare chiaramente come sarà Eni nel 2030: le nostre attività Upstream non genereranno più emissioni nette; la nostra produzione di idrocarburi sarà composta principalmente da gas; la nostra capacità di biocarburanti supererà i 5 milioni di tonnellate all’anno; la nostra capacità di energia rinnovabile sarà superiore ai 15 GW. E i nostri investimenti nella tecnologia più rivoluzionaria legata alla transizione energetica – la fusione a confinamento magnetico – saranno prossimi a concretizzarsi nel primo impianto industriale”.

Infine – conclude Claudo Descalzi –abbiamo profondamente rafforzato la Società dal punto di vista finanziario attraverso l’ottimizzazione e la razionalizzazione delle spese, e questo ci permette oggi di presentare forti obiettivi finanziari: un significativo CFFO ((flusso di cassa operativo) generato sia dalle nostre attività tradizionali che dal contributo delle attività legate alla transizione; un modello di business a satelliti che ci consente di valorizzare le nostre attività liberando al contempo risorse aggiuntive per gli investimenti nella transizione; e un livello di debito molto basso. La nostra solidità finanziaria ci permette oggi di creare valore crescente per i nostri azionisti e di potenziare la politica di remunerazione.”