Nomura presenta i Nove Cigni grigi per il 2019. Tra eventi shock trend BTP e tonfo petrolio a $20
Non confondeteli con i Cigni Neri dell’economista Nassim Taleb: i Cigni grigi sono una cosa diversa e, a spiegare la differenza, è la divisione di ricerca globale dei mercati di Nomura, nel report che da qualche anno a questa parte stila a fine anno, per l’anno successivo. La sua ultima analisi, appena sfornata, presenta quelli che per gli strategist della banca giapponese saranno i “Nove cigni grigi del 2019”. Tra questi, compare anche l’Italia, in chiave tra l’altro positiva.
I cigni grigi, spiega Nomura, presentano un margine di prevedibilità e, di conseguenza, possono essere in qualche modo anticipati, contrariamente ai Cigni Neri di Nassim Nicholas Taleb che indicano eventi che arrivano a sorpresa e che, per la loro stessa natura, sono impossibili da prevedere.
La lista dei Nove Cigni Grigi di Nomura è la seguente:
- La fine del populismo
- Crollo dei prezzi del petrolio fino a 20 dollari al barile.
- Una grande scossa sui mercati
- Un rinascimento-rinascita dell’Italia
- Deflazione nei mercati emergenti
- Recupero dello yuan
- Decollo della crescita economica globale
- Deflazione nell’area euro
- Boom dell’inflazione
L’anno scorso, nel presentare i suoi Cigni grigi per il 2018, Nomura aveva parlato di un mondo Amazon-ificato e in stile Skynet.
I cigni grigi vengono presentati da Nomura anche come eventi shock, positivi o negativi a seconda dei casi. Lo shock Italia viene presentato come positivo, in quanto la view di Nomura è che è possibile che, nei confronti del governo M5S-Lega e della manovra di bilancio bocciata dalla Commissione europea – cruciale l’incontro di oggi tra il premier Giuseppe Conte e il numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker, nella speranza di evitare all’Italia la procedura di infrazione – ci sia e ci sia stato finora un pessimismo eccessivo.
“Se l’Italia del M5S-Lega dovesse riuscire a realizzare i suoi piani, l’impulso fiscale – rileva Nomura – sarebbe simile a quello di cui gli Stati Uniti hanno beneficiato nel 2018 (attraverso il mazi taglio alle tasse annunciato e varato dall’amministrazione di Donald Trump). E, dopo aver sottovalutato la crescita americana, gli investitori potrebbero commettere lo stesso errore con l’Italia. Di conseguenza, un forte rally dei bond (italiani) potrebbe rivelarsi la sorpresa del 2019″.
Ancora, Nomura fa notare che “gli spread italiani stanno viaggiando in un’area più alta, in cui dovrebbero trovarsi, nel caso in cui ci fosse ancora la lira”. Ma la lira non c’è più, soppiantata dall’euro: “Di conseguenza, lo spread dovrebbe piuttosto posizionarsi in una banda più bassa”.
Insomma, è possibile che “il mercato capisca di colpo, (nel 2019), di essere diventato troppo pessimista” nei confronti dell’Italia e riveda dunque le proprie posizioni.
“Dopo tutto – si legge nell’analisi – se escludiamo il pagamento degli interessi, è dall’inizio degli anni 90 che l’Italia presenta un surplus di bilancio, il che significa che i deficit complessivi accumulati da allora rispecchiano gli elevati interessi che il paese deve pagare per i peccati commessi in passato, piuttosto che comportamenti negativi reiterati”.
Tra i Cigni grigi di Nomura che più scioccano, c’è sicuramente il tonfo previsto per i prezzi del petrolio. Nel capitolo dedicato a tale evento, si ricorda che “i prezzi del petrolio scesero al minimo in 13 anni attorno a $26 il 20 gennaio del 2016“, ovvero due anni fa e che, “sei mesi prima di allora, erano scambiati a $60 al barile. Un anno prima ancora, nel giugno del 2014, quotavano $100″.
“In poche parole, la storia dimostra che i prezzi si sono mossi da fasi di boom a fasi di crolli, e in un modo che gli analisti del settore non avevano previsto”.
La domanda è così legittima: “un simile crollo potrebbe ripresentarsi nel 2019?” Nomura risponde sottolineando che la probabilità è bassa, ma comunque plausibile.
Da segnalare che i prezzi del Brent hanno concluso la sessione della vigilia attorno a $60 al barile.
“Al momento – si legge nel report – esiste un grande squilibro nei mercati petroliferi, in parte a causa dell’aumento della produzione negli Stati Uniti. La minore produzione dell’Iran, combinata con le latenti tensioni tra l’Opec e la Russia potrebbero far crescere l’eccesso di offerta per un periodo di tempo più lungo”. Deprimendo, dunque, i prezzi.
Riguardo ai mercati più in generale, Nomura ritiene che quelle piccole scosse che hanno colpito diversi asset nel 2018 – collasso delle valute dei mercati emergenti, guerre commerciali, Brexit e correzione della Borsa Usa – potrebbero preludere a un grande terremoto nel 2019″.
“Tre sono i possibili terremoti che potrebbero verificarsi nel 2019 – precisano gli analisti – un collasso del mercato azionario, una crisi contagiosa dei debiti sovrani in Europa e una carrellata di default in Cina”. Tali eventi, si legge nel report, “potrebbero essere scatenati da una valutazione eccessiva dei corsi azionari, dal rischio Italia e dalla montagna di debiti privati della Cina”.
E in questo contesto, scrive Nomura, la scelta migliore sarebbe sicuramente il contante, a fronte degli “asset di rischio che sottoperformerebbero e delle valute rifugio, come lo yen, che riporterebbero una buona performance”.
Vale sicuramente la pena far riferimento a un altro dei Cigni grigi elencati da Nomura per il 2019: la fine del populismo. Qualche sentore della ritirata del populismo, scrivono gli economisti, si è già manifestato con le elezioni di metà mandato del Congresso Usa, che hanno visto protagonista la vittoria dei democratici alla Camera. L’altro segnale è che “la debolezza del mercato azionario sembra aver influenzato il presidente americano Donald Trump nella politica commerciale, visti i suoi toni più concilianti“.
Il mondo, secondo Nomura, potrebbe essersi reso conto, in generale, che i leader populisti alla fine non riescono a mantenere le loro promesse.