Notizie Notizie Mondo Nike e il peso dei dazi: “costeranno un miliardo di dollari”. La reazione del titolo

Nike e il peso dei dazi: “costeranno un miliardo di dollari”. La reazione del titolo

27 Giugno 2025 12:15

La reazione del mercato ai risultati trimestrali di Nike conferma tutta la complessità emotiva di questo momento a Wall Street, in cui ci si appiglia a tutto pur di intravvedere un sentiero che porti fuori dal labirinto in cui la strategia di dazi di Donald Trump ha infilato l’economia americana.

Il colosso degli articoli sportivi con sede in Oregon ha conseguito la peggior performance trimestrale degli  ultimi tre anni, ha detto che i dazi costeranno un miliardo di dollari e la produzione in Cina diminuirà ma prevede che nel prossimo trimestre le vendite saranno meno peggio del previsto: questo è bastato per mandare il titolo in un rally del 10% nelle contrattazioni dopo la chiusura del mercato.

Cfo Friend: cerchiamo di proteggere consumatori ma operato “chirurgico” aumento di costi

Aziende come Nike, per cui l’outsourcing della produzione è da decenni un rilevante fattore strategico, sono osservate speciali a Wall Street, in quanto chiamate a fare i maggiori sforzi per gestire gli effetti della nuova politica commerciale della Casa Bianca.

Il chief financial officer Matthew Friend ha detto che attualmente Nike produce in Cina circa il 16% dei prodotti venduti negli Stati Uniti e il piano è di portare la percentuale “in una zona di singola cifra”, appena sotto il 10% alla fine dell’anno fiscale 2026, spostando la produzione in altre parti del mondo.

Dopo il celebre “Liberation Day” di Aprile, in cui Trump aveva annunciato dal giardino della Casa Bianca un suo piano di dazi che colpiva più di tutti la Cina, era seguita una escalation con Pechino che aveva portato a dazi reciproci anche superiori al 100%. Da allora le acque si sono calmate, anche per via di posticipi e ammorbidimenti di Trump su certi prodotti. Un accordo definitivo pare ora imminente ma i dettagli non sono ancora chiari e la situazione è sempre fluida.

Friend ha detto che Nike sta facendo il possibile per proteggere i consumatori dall’impatto dei dazi, ma lo società ha comunque dovuto adottare dei “chirurgici” aumenti di prezzo negli Stati Uniti.

I risultati di Nike: utili in calo non solo per i dazi. Ceo Hill: siamo sotto i nostri standard ma da qui in poi si volta pagina

Nel suo quarto trimestre fiscale Nike ha riportato utili pari a 14 centesimi per azione, per un totale di  211 milioni di dollari, un calo dell’86% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e il risultato peggiore dal quarto trimestre fiscale del 2020. Il giro d’affari su base annuale è calato del 12%, a 11,1 miliardi di dollari. Sono stati tuttavia risultati migliori del previsto: come riportato da MarketWatch, gli analisti interpellati da FactSet avevano stimato utili pari a 13 centesimi per azione su un giro d’affari di 10,73 miliardi di dollari.

I risultati “non sono adeguati allo standard Nike”, ha detto il nuovo ceo Elliott Hill, sottolineando che le cause della cattiva performance non vanno solamente imputate ai dazi ma anche ad errori strategici come il tentativo di scarso successo di vendere direttamente al consumatore tramite la sua piattaforma online.

Tuttavia, ha aggiunto, “da questo punto in poi prevediamo che i nostri risultati migliorino“, e che è “il momento di voltare pagina”. Le previsioni per il prossimo trimestre sono di un calo di fatturato intorno al 5%, comunque meglio del -7% stimato da FactSet.

Proseguono trattative tra Trump e altri paesi su dazi, ma “deadline” del 9 luglio si avvicina

Parlando ieri dalla Casa Bianca, Trump ha detto che le trattative sui dazi stanno andando molto bene ed un accordo con la Cina sarebbe stato raggiunto, mentre ne starebbe arrivando un altro con l’India, “forse”.

Il presidente americano ha però aggiunto che “non faremo accordi con tutti” e che in alcuni casi “manderemo una lettera, diremo molte grazie, dovrete pagare il 25, 35 45%.”

Sempre ieri il Segretario al Commercio Howard Lutnick ha detto a Bloomberg che un accordo con la Cina è stato formalizzato e che includerebbe anche un impegno di Pechino a fornire agli Stati Uniti materiali estratti da terre rare, utilizzati in prodotti come turbine eoliche e aeroplani.

Si avvicina intanto la data del 9 luglio, il termine della proroga di 90 giorni offerta da Trump in aprile per raggiungere nuovi accordi sui dazi. Il segretario al Tesoro Scott Bessent aveva già ventilato l’ipotesi di un’ulteriore estensione della scadenza, mentre ieri la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt ha detto che la deadline “non è critica” e che Trump è pronto a proporre ai vari paesi degli accordi per nuovi livelli di dazi.