Notizie Notizie Mondo Inflazione Usa, oggi c’è il test Pce core. Tassi Fed restano nel mirino

Inflazione Usa, oggi c’è il test Pce core. Tassi Fed restano nel mirino

27 Giugno 2025 11:40

Dopo la carrellata di dati di ieri pomeriggio, è in arrivo l’indicatore di inflazione preferito dalla Fed, l’indice PCE core. Il dato di maggio, che rappresenta uno dei market mover della settimana sui mercati, è atteso in aumento nella parte core.

L’inflazione Pce Usa tradizionalmente – suggeriscono gli strategist di Mps Capital Markets – non presenta molti margini di sorpresa rispetto alle attese. Un’attenzione maggiore del solito sarà dedicata alla spesa delle famiglie, sotto osservazione dopo la revisione al ribasso dei consumi del primo trimestre 2025.

Le stime sul Pce core di maggio

L’indice Pce (Personal consumption expenditures) è considerato dalla Fed una delle misure più adeguate a misurare l’andamento dei prezzi. In particolare, viene attenzionata la componente core che è al netto delle variabili più volatili (energetici e alimentari).

Osservando le stime degli analisti interpellati da Bloomebrg, le attese sono per un core Pce in lieve risalita su base annua a maggio, dal 2,5% al 2,6%, con un incremento mensile dello 0,1%. L’indice headline è invece atteso al 2,3% annuo dal precedente 2,1% di aprile, con un aumento sempre dello 0,1% su base mensile.

Sempre oggi è attesa anche la lettura del reddito e spesa personale, con il primo dato atteso in crescita al ritmo dello 0,3% dal precedente +0,8%. Il secondo dato dovrebbe invece mostrare un lieve rallentamento da +0,2% a +0,1%.

Tassi Fed e quel taglio a settembre che i mercati scontano già

Intanto il mercato resta focalizzato sulle prossime mosse della Federal Reserve (Fed), con un taglio dei tassi che prende sempre più forma a settembre. Secondo le indicazioni del FedWatch pubblicate sul sito di CME, infatti, nel prossimo meeting Fed in calendario il 30 luglio sono pari a circa il 20,7% le possibilità di una sforbiciata al costo del denaro, al contrario è prezzato un taglio per quello del 17 settembre (al momento circa il 71% stima un taglio dei tassi che verrebbero portati nel range 4-4,25%).

Lato Fed, la settimana è stata scandita dalla doppietta delle audizioni semestrali del presidente Jerome Powell al Congresso e dalle nuove accuse di Donald Trump nei confronti di Powell. Il numero uno della Casa Bianca ha detto, al termine del vertice Nato, che avrebbe 3-4 nomi come potenziali sostituti di Powell, e, secondo alcune indiscrezioni del “Wall Street Journal“, il successore potrebbe arrivare entro l’estate (quindi in anticipo di quasi un anno rispetto alla scadenza naturale del mandato di Powell che scadrà nel maggio 2026).

Prima del nuovo attacco frontale e delle accuse per il suo operato, di fronte al Congresso il banchiere centrale Usa ha ribadito di non avere fretta nel tagliare i tassi. Come sottolineano da ING, la testimonianza sembra essere una versione ampliata della dichiarazione del FOMC della scorsa settimana, quando la politica monetaria era rimasta invariata. In particolare, Powell suggerisce che sia il mercato del lavoro che l’economia in generale rimangono “solidi” e che, sebbene “l’inflazione si sia attenuata significativamente rispetto ai suoi massimi resti piuttosto elevata rispetto al nostro obiettivo del 2% a lungo termine”.

Il suo intervento era stato preceduto da alcune dichiarazioni, in particolare quelle di Waller e Bowman, che si sono discostati dal consenso all’interno della Fed, sostenendo la possibilità di un taglio dei tassi già nella riunione del FOMC di luglio. “Sebbene riteniamo che ciò sia poco probabile, sembra inevitabile che le pressioni politiche su Powell aumenteranno nei prossimi mesi, a meno che le proiezioni sull’inflazione non registrino un significativo rialzo – afferma Mark Dowding, fixed income CIO RBC BlueBay AM -. Su queste basi, scontare dei tagli della Fed a settembre e dicembre ci sembra piuttosto ragionevole, e continuiamo a sentirci relativamente a nostro agio con le attuali aspettative del mercato riguardo al futuro andamento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti.