Notizie Notizie Italia Nel 2006 diminuisce il numero di protesti in Italia

Nel 2006 diminuisce il numero di protesti in Italia

5 Ottobre 2007 07:14

Conoscere le abitudine di pagamento delle aziende? Un modo per ottenere delle informazioni attendibili è guardare ai protesti. Dall’analisi dei dati realizzata dall’Ufficio Studi Lince arrivano notizie positive per le società italiane, che nel 2006 hanno visto diminuire il numero di protesti, a conferma di una tendenza che si è imposta negli ultimi anni.


I dati dell’ultimo decennio mettono in evidenza una buona salute delle società del Belpaese grazie  all’andamento discendente sia per quanto riguarda il numero sia per l’ammontare dei protesti levati, interrotto – come spiega una nota –  solo da un picco di rialzo in valore nel 2003 e 2004 e solo in numero nel 2004. 
Ma dove rintracciare le ragioni di questa tendenza? Questa diminuzione può essere spiegata in base alla diffusione di diversi sistemi di incasso e pagamento elettronici come le Ri.Ba (ricevuta bancaria elettronica) e le Rid (rapporti interbancari diretti) che hanno ridotto in modo deciso, l’impiego di cambiali (tratte e pagherò) e di assegni, molto utilizzati in passato e che ora sono quasi passati di “moda”.


In cifre, dal 1996 a oggi si è assistito a una flessione del 29,5% nell’ammontare e addirittura del 125% nel numero dei protesti. Complessivamente il valore dei titoli protestati nel 2006 è stato pari a 3.942 milioni di euro a fronte di 1.576.000 protesti levati. Nel 2006 il numero dei protesti è diminuito del 5,1% rispetto al 2005 e l’ammontare dell’1,3%, mentre nell’anno precedente si era verificato un calo più marcato nell’ammontare – pari al 3,7% in meno paragonato allo stesso periodo del 2004 – e una minore flessione nel numero (-1,7% rispetto al 2004).


Se si guarda poi ai protesti di assegni bancari, che costituiscono il 35% del numero totale dei protesti, sono stati pari a 556.006 per un valore complessivo di 2.325 milioni di euro. In modo analogo i protesti delle cambiali e tratte accettate e delle tratte non accettate, pari al 59% e al 6% del numero totale dei protesti, sono stati  922.980 e 97.177 per un valore complessivo di 1.426 milioni di euro e di 190 milioni


Lombardia, Lazio, Campania, Sicilia ed Emilia Romagna risultano essere le regioni più insolventi sia che si consideri il numero sia il valore dei protesti. In termini numerici il 33% dei protesti sono levati nell’Italia Meridionale, si passa poi al 25% dell’Italia Centrale e al 22% dell’Italia Nord Occidentale. Diversa la situazione nell’Italia Insulare e in quella  Nord Orientale che presentano la percentuale minore pari rispettivamente all’8% e all’11%.