Bce, tassi invariati al 4% in Eurozona
In una giornata fitta di decisioni “monetarie”, dopo il nulla di fatto della Banca d’Inghilterra, che questa mattina ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,75%, anche la Banca centrale europea (Bce) ha optato per il non intervento, mantenendo il costo del denaro dell’Eurozona al 4%. Fermi anche i saggi sulle operazioni di rifinanziamento marginale, al 5%, e quelli sui depositi, al 3%. La decisione della Bce era attesa dalla maggior parte degli economisti. In un report di questa mattina ad esempio gli esperti di Credit Suisse non soltanto ipotizzavano tassi di interesse fermi in Eurolandia ma ritenevano anche che l’autorità monetaria centrale europea potesse moderare i propri toni nella consueta conferenza stampa successiva alla decisione, alla luce dei deboli dati giunti dal fronte macroeconomico e della forza dell’euro nei confronti del dollaro. Si tratterebbe secondo gli economisti della casa d’affari svizzera di un forte segnale che avvalorerebbe la tesi di uno stop al ciclo di strette monetarie inaugurato alla fine del 2005. Non solo ma un atteggiamento simile potrebbe anche allentare un po’ delle tensioni al rialzo sulla moneta unica europea.
E in effetti il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, durante la conferenza stampa pomeridiana non ha parlato né di “vigilanza” sulla stabilità dei prezzi, né di “politica monetaria accomodante”, tutti segnali che tipicamente lasciano presagire una prosecuzione del ciclo di rincaro del costo del denaro. Tuttavia, esistono rischi per la stabilità dei prezzi di Eurolandia nel medio termine. Ecco perché “il consiglio direttivo seguirà da vicino tutti gli sviluppi per fare in modo che i rischi alla stabilità dei prezzi non si concretizzino”. La Bce è infatti pronta a “contrastare” i rischi di inflazione. “Le mie dichiarazioni iniziali – ha detto Trichet rispondendo a che gli chiedeva della diversa terminologia utilizzata quest’oggi e dell’assenza di parole come “politica monetaria accomodante” e “vigilanza” – cambiano sempre”. Il numero uno della Bce ha comunque ribadito che “la nostra posizione di politica monetaria vuole contrastare i rischi al rialzo alla stabilità dei prezzi, questo è il nostro obiettivo principale, dobbiamo essere credibili in questo”. Per quanto concerne i numeri, la Bce prevede che il tasso di inflazione resti molto al di sopra del 2% tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008. Inoltre, si prevede che l’inflazione si attesti al 2% in media nel 2008.
A destare preoccupazione, ha spiegato Trichet, sono i mercati finanziari, dove è stata registrata una crescente volatilità. Preoccupano inoltre anche le prospettive economiche di lungo termine, dal momento che “ci sono rischi al ribasso per la crescita di lungo periodo”. Anche se va detto che “nonostante che la volatilità dei mercati finanziari abbia frenato un po’ la fiducia dei consumatori e delle imprese dell’Eurozona, si continua a prevedere una crescita sostenuta anche nella seconda metà dell’anno in corso”. Il clima economico in Europa, stando alle parole di Trichet, sta attraversando un periodo di incertezza, principalmente legata alla fase di turbolenza sui mercati finanziari, “ma per il momento confermiamo le nostre analisi e rileviamo che il mercato del lavoro continua a essere favorevole e ciò è molto importante”.
A opinione di Antonio Cesarano, responsabile market strategy di Mps Capital Services, la mossa odierna della Bce non ha riservato grosse sorprese alla comunità finanziaria. “Oggi – afferma Cesarano a Finanza.com – grosse novità non ce ne sono state. La Bce si è detta sempre pronta ad alzare i tassi di interesse dell’Eurozona per stabilizzare le pressioni sui prezzi ma in questo momento ha le mani legate e sarà così fino a che non si normalizzeranno le condizioni sui mercati monetari”. Qui infatti l’Euribor a tre mesi, vale a dire il tasso maggiormente rilevante per il calcolo della rata dei mutui a tasso variabile, staziona ai massimi dagli ultimi sei anni, intorno al 4,785% dopo il 4,80% di ieri, contro il 4% del tasso Refi, da cui in condizioni di mercato monetario normale generalmente si discosta al massimo di una ventina di punti base. “Fino a che l’Euribor a tre mesi non scenderà nuovamente intorno al 4,25% – precisa Cesarano – la Bce non potrà intervenire sui tassi d interesse per fronteggiare le spinte inflazionistiche. Ci immaginiamo che il ciclo di stretta monetaria avviato dalla Bce a dicembre del 2005 possa riprendere non prima dell’inizio del 2008”.
(News aggiornata alle 16.40)