Notizie Notizie Italia Natixis, emorragia da fondi H20: tra bond illiquidi del raider tedesco anche quelli La Perla

Natixis, emorragia da fondi H20: tra bond illiquidi del raider tedesco anche quelli La Perla

27 Giugno 2019 12:03

La Perla direttamente coinvolta nel caso che vede protagonista H2O, la società di gestione di fondi controllata dalla francese Natixis colpita da un boom di riscatti per un valore superiore ai 5 miliardi di euro.

Nei suoi fondi compaiono infatti anche i bond emessi dall’azienda bolognese di lingerie. Il problema?  Si tratta di bond direttamente legati all’imprenditore tedesco Lars Windhorst: lo stesso che sta mettendo nei guai H2O, da quando FT Alphaville ha rivelato la presenza, nei fondi della società di gestione, di bond illiquidi a lui legati.

Lars Windhorst non vanta infatti una buona nomea. Tutt’altro. Nel migliore dei casi viene considerato un raider del mondo della finanza, nel peggiore un uomo da affari che ha dichiarato anche bancarotta personale.

A farne un ritratto dettagliato è stato un articolo di Bloomberg dello scorso 21 giugno, firmato da Luca Casiraghi: “famoso negli anni ’90 nella sua Germania per essere considerato astro nascente della finanza“, Windhorst ha dichiarato bancarotta persinale nel 2003, prima che una delle sue società di investimento diventasse insolvente nel 2009.

Il finanziere è poi riapparso con Sapida Holding, di recente rinominata Tennor Holding che, per raccogliere finanziamenti, ha puntato soprattutto sull’emissione di bond, che sul ricorso ai finanziamenti delle banche”.

Quello che è emerso è che H20 è “tra i principali acquirenti del suo debito”. Ciò significa che le obbligazioni emesse dall’imprenditore sono presenti in diversi fondi della società di gestione controllata da Natixis.

Tra i bond emessi da Windhorst ci sono anche quelli di La Perla, tra le obbligazioni emesse dal finanziere più presenti nei fondi H2O.

Il legame tra La Perla e l’imprenditore è decisamente stretto.

Ciò che forse alcuni non sanno ancora, infatti, è che Windhorst ha acquistato la società italiana di lingerie nel 2018, come ricorda il Financial Times, dopo aver risolto un contenzioso legale con il precedente proprietario italiano, Silvio Scaglia.

I bond La Perla sono stati venduti da un veicolo finanziario olandese proprio per finanziare l’acquisizione di La Perla da parte del finanziere tedesco.

Da allora, per finanziare la ristrutturazione del gruppo, il manager tedesco ha emesso un bond da 500 milioni, di cui circa 350 milioni sono in pancia ad H2O, distribuiti su vari fondi.

L’articolo di Alphaville continua:

“Probabilmente Alphaville non è la migliore a poter esprimere un giudizio sulla prudenza con cui H2O ha investito 300 milioni di euro nel bond da 500 milioni di euro che è stato emesso da La Perla, con coupon 7,25% e scadenza nel 2023. Fortunatamente, siamo però in possesso di documenti relativi all’emissione dei bond, avvenuta nell’aprile del 2018. Ed è qui che Aplhaville può condividere un fatto interessante con i suoi lettori: l’anno precedente l’emissione dei bond, La Perla aveva riportato un Ebitda negativo per 90 milioni di euro“.

Non proprio una prova di solidità patrimoniale, insomma.

Se La Perla versasse oggi in buone condizioni, sicuramente i suoi bond non sarebbero nel mirino degli investitori.

Il punto è che Windhorst non è stato capace di risollevare le sue sorti, tanto che il gruppo è stato costretto di recente anche ad annunciare un esubero di personale, impiegato nel sito di Bologna, pari a 100-120 unità.

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Chiarimenti sulla situazione in cui versa la società di gestione H2O sono arrivati lunedì, quando H2O ha reso noto ai clienti di aver scaricato, la scorsa settimana, bond illiquidi per un valore di 300 milioni di euro, lasciando la sua esposizione a 1 miliardo.

Successivamente, la società ha annunciato pubblicamente di detenere una esposizione sui bond illiquidi inferiore ai 500 milioni, precisando comunque che parte della riduzione di valore è legata a una svalutazione “molto significativa” dei bond rimasti in portafoglio.

Vincent Chailley, responsabile investimenti di H2O, ha dato poi altre informazioni nella giornata di ieri, quando ha riferito ai clienti che, sebbene non sia stata presa nessuna decisione finale, l’intenzione della società di gestione sarebbe di rimuovere i bond legati all’imprenditore Windhorst dai suoi principali fondi, per convogliarli in un portafoglio separato.

“Sospetto che ci sbarazzeremo di questi asset in alcuni fondi (di liquidità giornaliera), quando i prezzi saliranno nelle prossime settimane o prossimi mesi”, ha detto Chailley ai clienti nel corso di una call, aggiungendo che, anche se alcune tra le principali banche di investimento hanno espresso un interesse ad acquistare i bond, i prezzi offerti si sono confermati “estremamente bassi”.

Il manager ha parlato di un’esposizione rimasta verso i bond pari a 475 milioni di euro.

Chailley ha intanto preso il posto dell’AD di H2O Bruno Crastes nell’advisory bord della società di investimenti dell’imprenditore Windhorst, la Tennor Holding (ex Sapida Holding).

In un video che risale alla scorsa settimana, Crastes – considerato come genio della finanza fino allo scoppio dello scandalo – aveva descritto il finanziere tedesco come una persona “con un talento incredibile”.

Chailley ha spiegato la presenza dei bond emessi da Windhorst o comunque a lui legati con la necessità di garantire un processo di diversificazione nei fondi H2O, visto che, a volte, la strategia macro di investire in mercati più liquidi può tradursi in forti perdite. H2O ha investito tra l’altro, in passato, in debiti argentini, venezuelani e iracheni.

“Per ricevere un premio migliore, è meglio concentrarsi su alcune scommesse, ed è questo il motivo per cui siamo concentrati (in alcuni asset). Spesso bisogna scegliere investimenti che fanno rumore…verso cui gli investitori tradizionali mostrano riluttanza”.