Nasdaq KO: Apple e Microsoft perdono in tre giorni più di quanto vale tutto il Ftse Mib
Vittime illustri del bagno di sangue che ha messo KO Wall Street sono state sicuramente le società che fanno parte dei vari acronimi FAANG e FANGMAN.
Per avere un’idea della portata dei crolli, Apple e Microsoft hanno perso in tre giorni più di quanto vale l’intero indice Ftse Mib di Piazza Affari, ovvero 544 miliardi.
Tradotti in euro, sono 462,15 miliardi, rispetto ai 447 miliardi della capitalizzazione del listino azionario benchmark italiano.
In tutto, i sei Big Tech hanno bruciato nelle ultime tre sessioni più di un trilione di dollari.
In particolare Apple, la cui capitalizzazione di mercato aveva testato per la prima volta la soglia dei 2 trilioni lo scorso 19 agosto, ha perso $325 miliardi; sempre nell’arco temporale considerato – ovvero le ultime tre sessioni – Microsoft ha bruciato $219 miliardi, Amazon $191 miliardi, Alphabet, la holding a cui fa capo Google, ne ha bruciati $135 miliardi e Tesla, che ieri ha sofferto la perdita giornaliera più sostenuta della sua storia, ha visto andare in fumo in tre giorni $109 miliardi. Facebook ha perso $89 miliardi.
Un’ ecatombe, praticamente, dovuta ai sell off che hanno tartassato l’indice Nasdaq Composite, entrato con gli smobilizzi di ieri in fase di correzione, dopo un tonfo in tre giorni superiore a -10%. Nella sola seduta di ieri, l’indice è crollato del 4,1% a 10.847.69, riportando la perdita in tre giorni più forte da agosto. Il Dow Jones Industrial Average è capitolato di 632,42 punti, o del 2,3%, a 27.500,89. Lo S&P 500 ha perso il 2,8% a 3.331.84, riportando la perdita in tre giorni peggiore da giugno, pari a quasi -7%.
Ma la situazione è così tragica come sembra? Non proprio. Il Nasdaq continua a oscillare infatti a un valore superiore del 60% circa rispetto ai minimi testati lo scorso marzo. Per avere un quadro più completo della situazione, all’inizio del 2020, i sei principali titani del settore tecnologico – Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Tesla e Facebook – valevano $5 trilioni circa. Lo scorso 2 settembre, la capitalizzazione era salita a ben di $8,2 trilioni. Non male, considerati i tempi di Covid-19.
Dopo la chiusura di ieri, il valore di mercato è sceso a $7,1 trilioni. Il che significa che queste sei società valgono ancora ben $2,1 trilioni in più rispetto a quanto valevano all’inizio dell’anno, a dispetto della pandemia del coronavirus e delle perdite di posti di lavoro negli Stati Uniti.
E, di fatto, così ha commentato alla Cnbc Jared Weisfeld, di Jefferies: “Sicuramente, non ho avvertito alcuna sensazione di panico tra i clienti e gli investitori con cui ho parlato negli ultimi giorni….non c’è alcun dubbio sul fatto che siano stati i grandi nomi dell’hi-tech a zavorrare il mercato, e i movimenti di oggi (ieri per chi legge) sono stati sicuramente drammatici, come dimostra Apple, il cui valore di mercato è sceso sotto la soglia dei $2 trilioni”.
Il titolo ieri ha sofferto un tonfo del 6,7%, portando il calo degli ultimi tre giorni di contrattazione a oltre -14%. Molto male Tesla, crollata del 21,1% scontando la decisione di S&P Dow Jones Indices di non includere l’azione nell’indice S&P 500. La decisione è stata comunicata venerdì scorso, dopo la chiusura delle contrattazioni. Ma i titoli, oggi, recuperano già terreno.
Così Kristina Hooper, responsabile strategist di mercato globale presso Invesco:
“Alcuni suggeriscono che questo sia l’inizio di un altro sell-off drammatico, simile a quello della primavera del 2000, quando la bolla dot-com esplose. Ma io ho forti dubbi su questo. Ritengo che questa non sia stata tanto una correzione, ma una digestione, visto che il Nasdaq Composite è salito di oltre il 60% dai minimi di marzo in meno di sei mesi. Tutto sommato, credo che questo sia un periodo di sano consolidamento dopo il balzo drammatico“.