Notizie Notizie Italia Nagel e le norme Bce su NPL da ‘bomba atomica’. Rischio carrellata aumenti di capitale, così banche europee e ITA ancora più penalizzate

Nagel e le norme Bce su NPL da ‘bomba atomica’. Rischio carrellata aumenti di capitale, così banche europee e ITA ancora più penalizzate

10 Settembre 2020 12:37

L’applicazione nel post Covid-19 delle nuove norme della Bce sulla svalutazione dei crediti sarebbe una “bomba atomica” e provocherebbe un “disastro nei bilanci delle banche”.

Norme BCE su NPL: Nagel (Mediobanca) lancia alert su bomba atomica calendar provisioningAll’indomani dell’allarme lanciato da Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca, sugli effetti che il calendar provisioning della Bce avrebbe sul sistema finanziario delle banche dell’area euro, gli analisti stilano i loro scenari.

Banca IMI precisa che Nagel ha affermato che “gli effetti del calendar provisioning non sono ancora visibili”, ma che “l’applicazione della normativa –rivista nell’estate del 2019 – potrebbe rendere necessarie nuove operazioni di aumenti di capitale, da parte delle banche, nei prossimi 2-3 anni“.

“Nagel, che spera in un’iniziativa a livello europeo, volta a modificare il calendar provisioning, ha sottolineato che il dialogo tra le autorità di regolamentazione, le banche, gli investitori e i mercati finanziari è più attivo, rispetto al passato”. La fiducia che la norma venga rivista, dunque, c’è.

E la stessa fiducia hanno gli analisti di Banca IMI, che sottolineano nella nota odierna che “un cambiamento del calendar provisioning, che ha chiari effetti prociclici, sarebbe coerente con gli interventi che la Bce ha lanciato per sostenere il credito all’economia reale, a seguito dell’esplosione della pandemia COVID-19″.

“Inoltre – scrivono ancora gli analisti di Banca IMI – crediamo anche che una ulteriore estensione della moratoria (che dovrebbe scadere in Italia nel gennaio del 2021), potrebbe essere utile per evitare gli effetti improvvisi di un incremento degli NPL”.

E’ stato lo stesso Alberto Nagel a parlare tra l’altro, oltre che delle conseguenze nefaste della nuova normativa Bce sulla svalutazione dei crediti, dell’utilità delle moratorie: “Aver fatto due provvedimenti su liquidità e moratorie è stato molto utile, perché ha rappresentato una rete di salvataggio sia sulle vere necessità economico finanziarie sia su quelle più comportamentali”, ha detto ieri il numero uno di Piazzetta Cuccia, nel corso di un’audizione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario.

Nagel ha precisato, di fatto, che “le moratorie, oltre ad essere utili, soprattutto hanno rappresentato un momento in cui la banca e la controparte hanno condiviso un piano di allentamento della pressione e il rientro in posizioni performing”. Detto questo, sarà comunque necessario “pensare all’eredità di questa situazione” (di crisi). E, a suo avviso, “chi è esposto sulle microimprese avrà più da soffrire” mentre per i crediti al consumo e le imprese medio-grandi “sono più positivo”.

Alert nuove norme Bce per prossimi anni: il caso UTP

In questo quadro si innesta però, per l’appunto, il pericolo del calendar provisioning della svalutazione dei crediti, che impone che le banche completino una serie di accantonamenti a fronte degli NPL presenti nei loro bilanci in determinati archi temporali. E il punto, attenzione, è che la nuova normativa – per ora congelata – non si riferisce solo ai crediti deteriorati ma alle NPE, ovvero alle “esposizioni deteriorate” che includono anche gli UTP (unlikely-to-Pay) , inadempienze probabili.

Insomma, il problema dei bad loans, spina nel fianco dell’Italia che su questo suo tallone di Achille ha fatto negli ultimi anni considerevoli progressi, esiste e si acuirà inevitabilmente con la crisi innescata dalla pandemia del coronavirus. Il motivo è ovvio, visto che per le banche sarà più difficile veder tornare indietro i prestiti erogati alle famiglie e alle imprese, a causa della crisi che investirà e sta già investendo il tessuto socio-economico mondiale.  Per una famiglia che si trova di colpo a fare i conti con il tarlo della disoccupazione, sarà più difficile se non impossibile rimborsare il credito, così come per una impresa che non riuscirà a riportare più utili e fatturato ai livelli pre-COVID o che, peggio, sarà fallita.

Così Nagel sugli UTP: “Il nuovo regime è una “una norma sbagliata perché vale per le sofferenze e per gli ‘unlikely to pay’, i vecchi incagli“.

Un commento alle parole del ceo di Mediobanca è arrivato anche dagli analisti di Mediobanca Securities, che hanno puntualizzato che “l’allarme lanciato non si riferisce a Mediobanca o ad altre banche italiane singole, ma a tutte le banche in particolare a quelle del Sud Europa, caratterizzate da un’elevata esposizione verso le persone fisiche, le piccole medie e le Pmi, che sono le più vulnerabili alla pandemia COVID-19”.

Gli esperti hanno ricordato, comunque, che “la Bce ha mostrato un ampio grado di flessibilità con le banche in risposta al COVID-19, introducendo un importante livello di flessibilità temporanea riguardo alle richieste di capitale, e permettendo così alle banche di assorbire la crisi”. Ci sono poi anche “le misure del governo, che stanno smorzando l’impatto sulle bance, rimandandolo al 2021 e oltre, fattore che, a nostro avviso, non è rispecchiato dalle stime del consensus”.

Tuttavia gli analisti di Mediobanca Securities sono cauti sulle banche europee, al punto da preferire l’esposizione verso le banche che non fanno parte dell’area euro, dove “la visibilità macro è più elevata e i bilanci presentano un’alta qualità”. I titoli top pick sono UBS, Credit Suisse, DNB, Nordea Bank, ABN Amro”.

Tornando al calendar provisioning, se le banche italiane saranno più colpite rispetto alle altre dalla nuova normativa sulla svalutazione dei crediti, lo diranno i fatti. La normativa a cui ci si riferisce è quella che è stata stilata dalla Vigilanza bancaria della Bce e rivista nell’agosto del 2019, il cui contenuto è pubblicato sul sito della Bce. Già in tempi pre-Covid Fitch aveva già lanciato un alert sul sistema bancario del made in Italy. E Bruegel aveva fatto notare come le banche italiane fossero state schedate dalla Bce.

Gli effetti del calendar provisioning sono stati spiegati ieri dallo stesso Alberto Nagel.

Bce: con COVID calendar provisioning congelato

Allo stesso tempo, è importante ricordare che la Bce è andata incontro alle necessità delle banche, allentando proprio le richieste di capitali.

“Così Reuters scriveva lo scorso 24 marzo, citando un articolo del Messaggero: “La maggiore flessibilità accordata alle banche dalla Bce nella gestione dei crediti deteriorati e la sospensione temporanea di alcune regole, come quella del calendar provisioning, hanno dato un po’ di respiro alle banche”.

Il quotidiano ha parlato del “congelamento del calendar provisioning, che permetterà di risparmiare 5,5 miliardi di euro, rendendo più semplice gestire i 12-13 miliardi di euro di NPL”. Ciò significa che “Intesa SanPaolo riuscirà a risparmiare circa 3,6 miliardi di euro di capitale riuscendo a gestire 9 miliardi di euro di nuovi crediti deteriorati”. E che “Unicredit avrà un vantaggio di 5,9 miliardi di euro in termini di capitali, riuscendo a sostenere altri 14,9 miliardi di euro di bad loans. In generale le misure permetteranno di salvare i CET1 ratio delle banche italiane di 127 punti base”.