Mps: utile scende, titolo sale. Attivismo sul derisking convince analisti e mercato

Trimestrale senza grosse sorprese per Banca Mps. I profitti sono scesi anche se meno del previsto. In calo anche i riscontri relativi a commissioni e margine d’intermediazione. In Borsa il titolo ruggisce (+2,97% a 1,35 euro), anche se dopo i conti ha decellarato rispetto all’oltre +5% toccato in mattinata in scia al flusso di notizie legate alle cessioni di crediti in sofferenza. A luglio il titolo Mps ha segnato un balzo di quasi il 17% (era arrivato fino a 1,71 euro prima del ritracciamento delle ultime settimane) grazie soprattutto al successo del bond senior, la prima emissione di uno strumento senior unsecured dall’avvio del piano di ristrutturazione.
I dati del secondo trimestre
Il secondo trimestre dell’anno di MPS evidenzia un utile netto di 65 milioni di euro dopo la contabilizzazione di componenti non operative negative per 47 mln. Il consensus era di un utile trimestrale fermo a 40 milioni. L’utile consolidato del gruppo nel primo semestre 2019 ammonta a 93 mln di euro, a fronte di un utile di 289 mln di euro conseguito nello stesso periodo del 2018. Il margine di intermediazione è sceso a 768 mln dagli 851,5 mln del secondo trimestre 2018. Il consenss era 798 milioni.
I ricavi complessivi sono pari a 1.549 mln di euro, in calo del 9,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente in particolare a seguito della flessione delle commissioni nette e del margine di interesse e al peggioramento degli altri proventi e oneri di gestione. Nel secondo trimestre 2019 i ricavi diminuiscono di 56 mln di euro rispetto al trimestre precedente, soprattutto per il peggioramento degli altri proventi e oneri di gestione (-55 mln di euro). La banca senese sottolinea la tenuta dei ricavi “nonostante la continua e progressiva riduzione della rete territoriale e degli organici e il più difficile contesto di mercato“. Il margine di interesse al 30 giugno 2019 è risultato pari a 813 mln di euro, in flessione del 6,5% rispetto allo stesso periodo del 2018, risentendo principalmente della dinamica negativa degli impieghi commerciali che hanno registrato sia una contrazione dei volumi medi che un calo dei relativi rendimenti. Le commissioni nette del primo semestre 2019, risultano pari a 723 mln di euro, registrano un calo del 10,7% rispetto a quelle consuntivate nello stesso periodo dell’anno precedente.
Sul fronte ratio patrimoniali, il CET1 transitional risulta del 14%, mentre il Total capital ratio transitional è del 16%.
Missione derisking: obiettivo Npe ratio sarà raggiunto con 2 anni di anticipo
Sul fronte riduzione dei crediti deteriorati, il Gross NPE ratio è atteso a fine 2019 al 12,7%, raggiungendo in anticipo gli obiettivi di piano al 2021 e senza ulteriori impatti attesi a conto economico. Al 30 giugno l’NPE ratio è sceso risulta del 14,6% dal 17,3% di fine 2018.
Negli ultimi due giorni la banca senese ha annunciato due operazioni di cessione crediti in sofferenza. Ieri ha ceduto a Illimity sofferenze e UTP per complessivi 700 milioni di euro, oggi invece ha perfezionato la cessione di crediti deteriorati ad un’affiliata di Cerberus Capital Management L.P. per un valore complessivo di circa 455 milioni di euro. Sono così 1,15 miliardi le sofferenze complessive cedute da Banca Mps in pochi giorni.
La conclusione di questi accordi, rimarca Mps, rappresenta un ulteriore e significativo passo avanti nel processo di accelerazione del derisking previsto dal Piano di Ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni presi con la Commissione Europea.
“Il completamento delle transazioni NPE rappresenta un ulteriore passo avanti nel processo di riduzione del rischio previsto dal piano di ristrutturazione 2017-2021 e nel rispetto degli impegni assunti con la Commissione europea”, commenta oggi Mediobanca Securities.