Mps macina profitti, effetto tassi Bce non frena NII. I rumor sul Monte dopo Opa Banco su Anima
Nuovo trimestre solido per Banca Mps che batte le attese sia a livello di profitti che di utile. A Piazza Affari la reazione è positiva con un progresso di +1% che fa seguito al rally della vigilia e riportandosi nei pressi dei massimi annui con un valore di mercato oltre i 6,6 miliardi. Adesso le attenzioni sono tutte rivolte al possibile collocamento nelle prossime settimane di una quota del Monte da parte del Tesoro.
Il terzo trimestre di Mps
L’istituto senese ha chiuso il terzo trimestre con un utile netto di 407 milioni, in netta crescita rispetto ai 310 milioni dell’analogo trimestre del 2023 e ben oltre i 376,6 milioni delle stime di consensus indicate da Bloomberg. I ricavi trimestrali ammontano a 1,01 miliardi, anche qui sopra il consensus (946 mln), mentre il margine d’interesse è stato di 595,6 mln (consensus 570 mln), in ripresa rispetto al trimestre precedente (+1,8%), supportato anche dall'”effetto giorni” positivo.
Monte Paschi ha venduto prestiti in sofferenza con un valore contabile lordo di circa 300 milioni di euro nel periodo. Il portafoglio i crediti deteriorati lordi risulta adesso di 3,6 miliardi di euro, pari al 4,5% del totale dei crediti mentre quelli netti sono pari al 2,4%.
Sui 9 mesi utile a 1,57 miliardi
Considerando i primi nove mesi dell’anno l’utile netto è di 1,57 miliardi di euro, in crescita del 68,6% rispetto allo stesso periodo del 2023. Il risultato operativo lordo è salito del 13,7% a 1,65 miliardi, grazie a ricavi cresciuti dell’8,3% a 3,04 miliardi, con il contributo sia del margine di interesse (+4,7%) che delle commissioni (+10,7%), spinte soprattutto dal wealth management (+19,6%).
I risultati beneficiano inoltre del fatto che Mps, grazie alle Dta, continui a ricevere benefici fiscali, pari a 469,5 milioni nei nove mesi dell’anno, anziché pagare imposte.
In aumento i costi operativi a 1,39 miliardi (+2,5%), con un rapporto tra costi e ricavi in calo al 46% dal 48% del 2023. La raccolta totale risulta in crescita di 5,8 miliardi da inizio anno. Il costo del credito si attesta a 52 punti base, in linea con la guidance.
A livello patrimoniale, il Cet1 ratio fully loaded è cresciuto di 28 punti base, al 18,3%, includendo l’utile del terzo trimestre e al netto dei dividendi che Mps intende pagare con un payout del 75%.
Mps sottolinea come la “solida traiettoria di crescita” nei primi nove mesi poggi su una “forte generazione organica di capitale in linea con la guidance del piano industriale” a cui ha contribuito un “ottimo andamento della performance operativa”.
Cessione quota Tesoro e suggestione terzo polo Banco-Mps
Nelle ultime settimane si è fatta sempre più strada l’opzione del collocamento di un’altra quota di Mps da parte del Tesoro proprio nelle settimane successive ai conti diffusi oggi. Sul mercato dovrebbe andare il 10% circa di Mps (il Tesoro ha complessivamente il 26,7% del capitale della banca).
La speculazione ieri ha coinvolto Mps anche a riguardo dell’Opa su Anima annunciata a sorpresa da Banco Bpm. Anima ha accordi di distribuzione proprio con Mps (che copre il 16% delle masse di Anima), accordo con scadenza 2030 e che non prevede la clausola di uscita in caso di riassetto azionario. Il ceo di Mps, Luigi Lovaglio, potrebbe comunque valutare se tentare di uscire in anticipo dagli accordi.
Intanto lo stesso Lovaglio ha commentato l’Opa riservandosi di aspettare come evolverà. “Può essere un’operazione interessante; è troppo presto. Seguiremo l’evoluzione della situazione e saremo in grado di commentare nel momento in cui vedremo come la situazione si evolve”, ha detto il banchiere durante la conference call di oggi.
C’è chi intravede nella mossa del Banco Bpm anche un possibile intreccio futuro in ottica risiko bancario e terzo polo di grandi dimensioni. La mossa su Anima (che detiene lo 0,9% di Mps) oltre a garantire l’italianità di Anima potrebbe infatti preludere a futuri approcci con Mps alla luce anche di maggiori sinergie tra le reti delle due banche. Giuseppe Castagna, ceo di Banco Bpm, ha comunque sempre declinato ogni discorso sul dossier Mps. Di certo il Tesoro non disdegnerebbe un partner industriale italiano di peso, magari affiancato da un gruppo assicurativo che subentri ad Axa come partner per le polizze.