Mps, la banca sta meglio del previsto. Tre settimane per decidere, contatti con UniCredit & Co. Il rischio che lo Stato resti altri due anni
Mps versa in condizioni migliori di quanto previsto. Parola del numero uno, l’AD Guido Bastianini, che ieri ha fatto il punto della situazione alla commissione parlamentare sulle banche presieduta da Carla Ruocco.
“La situazione migliora, lo shortfall è inferiore al previsto“, ha detto Bastianini, in audizione. Da segnalare che la banca senese aveva parlato inizialmente di un fabbisogno di capitale pari 1,5 miliardi di euro per il primo trimestre del 2022, ridotto successivamente a meno di 1 miliardi.
Ora, Bastianini punta ancora più in basso, ritenendo che lo shortfall “potrebbe risultare in ulteriore riduzione, grazie all’evoluzione del contesto macroeconomico e alla conseguente dinamica economica della Banca, ad oggi migliore di quanto ipotizzato nei dati prospettici disponibili all’inizio del 2021″. Nessun entusiasmo a Piazza Affari, Mps sale di appena +0,31% alle 9.50 ora italiana.
Una buona notizia, dunque, che, come fa notare un articolo de Il Sole 24 Ore, sembra voler controbattere l’aneddotica del “grande malato” o della “barca che imbarca acqua”. E che magari la controbatte pure, ma non al punto da creare nelle altre banche un interesse sufficiente a prendere Mps sotto le loro ali, con una eventuale operazione di fusione, M&A, comunque la si voglia chiamare che, per ora, rimane confinata nel limbo delle probabilità piuttosto risicate.
Sentire in ogni caso che il capitale della banca senese, è “in sostanziale miglioramento rispetto alle stime effettuate tra novembre 2020 e gennaio 2021” è sicuramente una buona notizia per una banca che fatica ancora a trovare un partner, e che ha deciso che l’individuazione di un ipotetico cavaliere bianco, ovvero una soluzione strutturale, è prioritaria a qualsiasi operazione di aumento di capitale.
A tal proposito, nel rispondere a una domanda che gli è stata posta dalla stessa Ruocco, Bastianini ha rimarcato che, quando nel 2017 il governo italiano “ha negoziato con l’Europa l’aumento di capitale precauzionale della banca, ha assunto una serie di impegni, tra i quali l’uscita dello Stato dal capitale entro il 2021”. Dunque? Il tempo, in teoria, stringe:
“Rispetto a questa uscita – ha precisato il ceo – io non ho evidentemente informazioni, salvo il fatto che la banca sta collaborando in maniera molto attiva con gli advisor del Mef per fornire loro ogni supporto in questa evenienza. E ricordo anche che c’è un Decreto del Presidente del Consiglio che individua la via della cessione della quota in Monte Paschi come impegno che ha ribadito il ministero dell’Economia e il presidente del Consiglio all’epoca in carica”.
Sui risultati degli stress test che saranno diramati dall’Autorità bancaria europea EBA il prossimo 30 luglio, l’AD ha fatto notare che “le risultanze finali dello stress test 2021 costituiranno un elemento chiave” per lo SREP della BCE e, “anche se non è previsto un meccanismo automatico di pass-or-fail con conseguenze predefinite in termini di rafforzamento patrimoniale e/o requisiti minimi da rispettare, l’Autorità di Vigilanza utilizzerà comunque le evidenze” dello stress test “nella determinazione dei livelli” minimi di capitale sia in termini obbligatori (P2R) che di guidance (P2G) “nella prossima SREP Decision”.
Detto questo, ha precisato Bastianini, lo stress test non implica necessariamente la necessità di ricapitalizzazione per il Monte dei Paschi.
Finora, il silenzio del governo Draghi ha dato il via a una carrellata di rumor, che si sono fatti sempre più preoccupanti, arrivando a paventare uno spezzatino o una ristrutturazione stile Alitalia. Questo silenzio sarebbe però, finalmente, agli sgoccioli.
Mps: tre settimane per decidere. Due le strade di fronte al Tesoro
Luca Gualtieri scrive su Mf-Milano Finanza che, “informalmente”, il Tesoro avrebbe fissato una scadenza di “tre settimane per decidere il futuro del Montepaschi”, che viene ricordato come “il dossier finanziario più spinoso oggi sul tavolo di Draghi”.
“Due – si legge nell’articolo – le strade percorribili: una, fortemente auspicata da via XX eettembre (azionista al 64%), sarebbe l’individuazione di uno o più partner privati a cui affidare la banca; l’altra, considerata per ora come un’ipotesi residuale, sarebbe un congelamento del processo di privatizzazione per 18-24 mesi, una soluzione insomma stand alone come si dice in gergo finanziario”.
L’articolo ribadisce “molto cauto l’approccio dei candidati al deal (dalla UniCredit di Andrea Orcel al Banco BPM di Giuseppe Castagna passando per la Bper di Piero Montani e per il Mcc – Mediocredito centrale- di Bernardo Mattarella, mentre non ci sarebbero stati contatti con soggetti stranieri)”
Allo stesso tempo, scrive Luca Gualtieri, “a Roma si registrano segnali di convergenza che, suggerisce qualche banker, potrebbero sfociare in un’intesa di massima entro la fine del mese“.
Se invece fosse inevitabile rimanere nel capitale della banca, il Tesoro italiano “potrebbe rivedere l’attuale governance, chiamando un banchiere come Victor Massiah o Luigi Lovaglio o una manager come l’attuale ceo di Amco Marina Natale al vertice”.