Mps regina di Borsa con rumor Bper. Ma terzo polo o break-up?
Mps-Bper: è questa la migliore alternativa per il Monte dei Paschi di Siena?
Mps-Bper: è questo il matrimonio che s’ha da fare?
Piazza Affari ci crede e, in una sessione in cui il Ftse Mib riporta un trend al ribasso, il titolo Mps torna a svettare in cima al listino, confermandosi il migliore.
Le quotazioni di Bper, invece, puntano verso il basso, scontando la prospettiva, per il mercato sempre poco felice, che la banca diventi il cavaliere bianco tanto desiderato dal governo italiano di turno, pronto a soccorrere la sposa Monte dei Paschi di Siena.
Le quotazioni della banca senese controllata per il 64% circa dallo Stato balzano fino a +4%, sulla scia delle ultime indiscrezioni, riportate dal quotidiano La Repubblica, su una possibile operazione di fusione tra Mps e Bper.
“I tempi non sono maturi, ma c’è ancora un anno e gli astri si vanno allineando. Il consenso politico e di sistema risulta, a livello preliminare, acquisito, per un’aggregazione che piace sia al Tesoro, primo socio a Siena, che a Unipol e Fondazione Bds, insieme poco sotto il 30% di Bper”.
I principali azionisti della banca guidata da Piero Montani, Unipol e la Fondazione di Sardegna, sarebbero dunque favorevoli all’opzione di creare il tanto auspicato terzo polo bancario del governo Meloni, e dunque di far convolare Bper a nozze con Mps.
Risiko Mps-Bper? Ma Modena non comprerebbe tutto
L’integrazione tuttavia non sarebbe totale. Ovvero?
La Repubblica scrive che Bper non acquisterebbe l’intero perimetro del Monte dei Paschi e che alcuni sportelli della banca senese verrebbero venduti a Mediocredito Centrale (MCC) e a UniCredit.
L’articolo, fa notare Equita SIM nella sua nota giornaliera, non indica i tempi di esecuzione di una operazione di M&A tra Mps e Bper, indicando piuttosto che al momento le urgenze del governo Meloni sono altre e che quindi “i tempi non sono maturi”.
Detto questo, “c’e’ ancora un anno” per l’appunto.
Il riferimento è a quella scadenza che è stata spostata al 2024, con un accordo tra l’esecutivo e l’Unione europea, per restituire Mps, controllata per il 64% circa dal Tesoro, al mercato, dunque per privatizzare la banca senese, che rimane sotto il controllo dello Stato dalla ricapitalizzazione precauzionale del 2017.
La nota di Equita SIM: quel sostegno di Unipol
Equita SIM ha commentato le indiscrezioni su un matrimonio tra Mps e Bper scrivendo che, “nonostante il successo del piano di rilancio di Mps, riteniamo che un accordo potenziale sia caratterizzato da un certo rischio di esecuzione, vista la dimensione relativa dell’offerente (potenziale, ovvero di Bper), rispetto a quella della banca target (dunque Monte dei Paschi di Siena)”.
Tuttavia, precisano ancora dalla SIM milanese, “riteniamo credibile il fatto che un tale accordo (Mps-Bper) possa ricevere il sostegno di Unipol, principale azionista di Bper, che potrebbe espandere ulteriormente la sua rete di bancassurance, sebbene sia necessario definire le relazioni tra Axa, attuale partner di Mps fino al 2027 che, stando ad alcuni rumors, ha un’opzione put del valore fino a 1 miliardo di euro”.
Dal canto suo, mentre i titoli delle rispettive banche continuano a seguire i puntuali rumor su possibili operazioni di M&A che vedono Mps preda di altri istituti italiani, il ceo di UniCredit Andrea Orcel è tornato a parlare sia del futuro di Piazza Gae Aulenti, dove ha tutta l’intenzione di restare nelle vesti di ceo, che della convenienza o meno di una banca a perseguire la strada delle fusioni e acquisizioni. Una strada da cui spesso Orcel ha mostrato di voler tenersi alla larga, soprattutto se in direzione di Siena, visto il flop delle trattative con il Tesoro maggiore azionista del Monte di Stato della fine del 2021.
“Penso che le persone adorino l’M&A perché fa notizia, ma penso che se si concentrano sull’M&A invece che sull’esecuzione di ciò che hanno internamente, commettono un grosso errore”, ha detto il numero uno di UniCredit. “Penso anche che le persone stiano sottovalutando gli ostacoli”.
Tornando al dossier Mps-Bper, così sottolinea ancora La Repubblica:
“La rete Mps, oggi di 1.368 sportelli, è comunque troppo grande per essere integrata con i 1.900 di Bper: anche per le valutazioni di Borsa, dove ormai la banca senese vale 2,8 miliardi di euro, contro i 3,4 miliardi di Bper. Per questo dietro le quinte si è rispolverato lo schema tentato due anni fa, per cedere a Mcc fino a 150 filiali Mps, specie in Puglia e in Sicilia (…) UniCredit, invece, sta studiando la possibilità di rilevare una parte delle filiali venete delle reti ex Antonveneta e Bam”.
Finora di certo ci sono i due no a M&A con Mps
Finora, tante le indiscrezioni che si sono susseguite sul futuro di Mps. Poche le certezze. Tra queste, negli ultimi giorni, si è messo in evidenza il doppio no che Siena ha dovuto incassare in un solo giorno, per la precisione lo scorso mercoledì 31 maggio.
Il doppio no è arrivato da Banco BPM e da Credit Agricole Italia, in occasione delle ultime considerazioni Finali del numero uno di Bankitalia, Ignazio Visco.
“Non abbiamo alcuna intenzione di perseguire un progetto di aggregazione con il Monte dei Paschi di Siena. Abbiamo una strategia stand alone che ha consentito di conseguire risultati davvero positivi e con cui contiamo di creare molto valore per i nostri azionisti futuri”, ha detto il presidente di Banco BPM Massimo Tononi, rimarcando quanto era stato detto praticamente già dal numero uno di Piazza Meda , il ceo Giuseppe Castagna.
“Stiamo bene così come siamo per il momento”, aveva detto, interpellato anche lui sul dossier Mps il presidente di Credit Agricole Italia Ariberto Fassati.