Moody’s: per Paesi periferici Europa percorso riforme a metà strada
Per Italia, Spagna e Portogallo tempi più brevi, potrebbero uscire dalla crisi già nel 2013
Secondo l’agenzia di rating statunitense tempi lunghi saranno necessari soprattutto in Grecia e Irlanda (fino al 2016), mentre Italia, Spagna e Portogallo potrebbero uscire dalla situazione difficile già il prossimo anno se saranno in grado di applicare compiutamente le riforme adottate. Tra i progressi già evidenziati spicca soprattutto l’abbattimento del costo del lavoro che in Spagna è sceso del 5,9% rispetto ai picchi massimi, in Grecia del 7,8% e in Irlanda del 13,7%. Aggiustamenti che hanno giovato all’export sostenendo l’attività produttiva. Relativamente all’Italia, Moody’s ritiene che dovrà impegnarsi soprattutto a recuperare terreno per quanto concerne la riduzione del costo del lavoro e l’aumento della competitività rispetto ai suoi partner della zona euro.
Il parallelismo con le crisi di Svezia e Finlandia a inizio anni ’90
I Paesi in questione, ad esclusione dell’Italia, hanno ricevuto in questi anni dall’Unione Europea e dal Fmi aiuti per complessivi 393 miliardi di euro. Moody’s ha posto l’accento sulle somiglianze dell’attuale situazione di questi Paesi con gli squilibri che hanno caratterizzato Svezia e Finlandia tra il 1990 e il 1993. I due Paesi scandinavi impiegarono rispettivamente 3 e 6 anni per far tornare il pil ai livelli pre-crisi. Per Italia e i due Paesi iberici la contrazione economica è paragonabile a quella che caratterizzo la Svezia, mentre per Irlanda e Grecia lo scenario è più simile a quello della Finlandia con una debolezza più pronunciata. “I casi di Svezia e Finlandia – aggiunge Moody’s – dimostrano la possibilità di pervenire con successo a un percorso di riforme strutturali se attuate in maniera seria ed efficace”.