Notizie Notizie Italia Missione asta riuscita a Lisbona, i listini ringraziano. Per gli esperti il vero test è domani

Missione asta riuscita a Lisbona, i listini ringraziano. Per gli esperti il vero test è domani

12 Gennaio 2011 12:27

L’asta sui titoli di stato portoghesi favorisce i listini europei, che ampliano il rialzo, sintonizzandosi sui dati macroeconomici Usa, mentre i future su Wall Street sono in crescita. Le Borse del Vecchio Continente sono trascinate dal boom delle banche. A parte Londra (+0,3%) e Stoccolma (+0,07%) i listini continentali rispondono positivamente al calo dei rendimenti dei titoli portoghesi, con in testa Madrid (+3,5%) e Milano (+2,8%), mentre Lisbona limita il rialzo allo 0,75%.

 

Sono scesi i rendimenti sui titoli portoghesi ed è quanto basta per tirare un sospiro di sollievo. Lisbona ha piazzato in tarda mattina sul mercato bond per 599 milioni di euro con scadenza nel 2020 con un interesse medio del 6,716% contro il 6,806% dell’asta di novembre e ha anche collocato titoli per 650 milioni di euro con scadenza nel 2014, ma in questo caso ha dovuto offrire un rendimento più alto e pari al 5,396% contro il 4,041% offerto nell’asta del 27 ottobre.

 

L’asta sui titoli a dieci anni ha visto una domanda pari a 3,2 volte l’importo offerto rispetto a 2,1 dell’asta precedente, mentre il rapporto sui titoli quinquennali è stato di 2,6 volte, in calo rispetto a 2,8 dell’asta di ottobre, secondo quanto riferisce l’Agenzia del debito portoghese Igcp, citata da Bloomberg. Il Tesoro lusitano ha racconto quanto previsto, con una domanda che ha nettamente superato l’offerta. Non è ancora il momento di tornare a dormire sonni tranquilli perché, spiegano nelle sale operative, dopo questo appuntamento il mercato ha immediatamente spostato l’attenzione alle prossime raccolte cui sono chiamati gli altri Stati periferici dell’Eurozona. In particolare si guarda a domani quando toccherà alla Spagna. Madrid ha messo in calendario un’asta di titoli a 5 anni per un minimo di 2,5 miliardi.

 

“L’asta odierna è andata bene”, commenta Silvio Peruzzo economista zona euro per Royal Bank of Scotland. “Il Portogallo è riuscito a posizionare quanto aveva in mente e anche la domanda è stata buona. E’ un risultato solido che il mercato aveva messo in conto. Adesso bisognerà vedere cosa succederà nei prossimi giorni, con questa volatilità è difficile che la situazione possa migliorare”, avverte l’esperto. Come osserva Luca Jellinek che guida le strategie sul mercato monetario di Credit Agricole l’asta porteghese odierna si giocava sul velluto. “L’auction è riuscita senza grossi problemi perché la Bce sta comprando, ma questo non risolve i problemi che persistono”.

 

E in effetti segnala Matteo Regesta  Regesta, strategist di Bnp Paribas a Londra il risultato dell’asta di questa mattina permette al governo lusitano di respirare un po’, ma detto questo le condizioni in cui versa il Paese restano precarie. “Le affermazioni di Socrates sembrano un repeat di quello della crisi irlandese”, segnala l’esperto, convinto che il Portogallo sarà costretto a seguire la strada di Grecia e Irlanda nel chiedere aiuti all’Unione europea e al Fondo monetario internazionale. Il vero problema sarà, se anche la Spagna dovesse scricchiolare. “La Spagna è la frontiera estrema – avverte – . E’ molto probabile che nella seconda metà del 2011 succederà qualcosa e se dovesse succedere qualcosa anche a Madrid la crisi potrebbe precipitare in un punto inedito”.

 

Mentre i listini per un giorno sembrano voler scacciare le chimere, regalandosi una seduta dal sapore di altri tempi, sul mercato delle valute emerge qualche segnale di nervosismo. Al giro di boa l’euro  è indicato a 107,88 yen contro 108,14 nella vigilia in un mercato che tende a rimanere prudente anche dopo avere conosciuto l’esisto delle aste di rifinanziamento portoghesi. Stando al quadro grafico disegnato dagli esperti di Barclays Capital le prossime resistenze per il cross euro-dollaro sono poste a 1,3130 e a 1,3200, mentre i supporti più vicini sono indicati a 1,2965 e a 1,2910. Gli investitori, davanti all’incertezza che interessa i conti di altri Stati membri dell’Eurozona, preferiscono mantenere un basso profilo e impegnarsi verso le valute ritenute più difensive.