Jp Morgan mette le ali alle banche in Eurolandia, ma Hscb e Bernstein bacchettano le italiane
Continua all’insegna del denaro la seduta delle principali Borse europee nel giorno dell’asta dei titoli sul debito pubblico portoghese. Guidano i rialzi Madrid (+2,62%) e Milano (+2%). A Parigi il Cac 40 segna un +1,17%, a Francoforte il Dax sale dell’1,15%. Bene anche Lisbona (+1,28%). E’ il settore bancario a gridare la riscossa. Si distinguono il Banco Popolare (+7,69%) e Bpm (+5%), insieme alle spagnole Santander (+6%) e Bbva (+5,52%). In risalita anche la francese Societè Generale (+4,96%) e le elleniche National Bank of Greece (+4,11%), Efg (+3,86%) e Alpha (+4,44%). In luce anche Bank of Ireland (+3,88%) e Credit Agricole (+3,73%). Più cauto il portoghese Banco Espirito Santo (+2,51%).
E’ un report firmato Jp Morgan a mandare in orbita le banche europee preferendole a quelle americane che subiranno, a causa dell’applicazione della Volcker Rule, una perdita di profitti consistente. Per i blasonati colossi americani Goldman Sachs e Merrill Lynch prevedono tempi duri gli analisti di Jp Morgan che stimano un calo dell’utile per azione del 14% nel 2012. Ciò perché, a livello di gruppo, il 42% dei ricavi di Goldman Sachs e il 20% di quelli di Morgan Stanley saranno impattati dalla Volcker Rule. La ricetta suggerita dal super consulente economico del presidente, Barack Obama, è quella di limitare l’espansione del concetto Too big to fail nel sistema bancario, limitando la dimensione dei colossi bancari stessi.
La Volcker Rule, in particolare, prevede che i collaterali all’attività bancaria tradizionale siano il più possibile ridotti. Questo si dovrebbe tradurre nel divieto del proprietary trading (compravendita di titoli, commodities, valute e derivati con i propri fondi), e nella limitazione dei rapporti con private equity ed hedge fund. “Molto dipenderà, per quanto riguarda l’impatto sugli utili, dalla forma finale del provvedimento – aggiunge il report di Jp Morgan – anche se le banche europee e svizzere, che non applicheranno la Volcker Rule, sono in ottima posizione per approfittare della situazione, a partire da Credit Suisse e Ubs”.
Eppure la situazione è in movimento. La crisi del debito resta sempre lì a spazzare l’Europa. E altri analisti di altre case d’affari, come Hsbc e Bernstein, preferiscono rimanere con i piedi saldamente per terra. “Nonostante il debole scenario economico i fondamentali del comparto bancario italiano stanno migliorando: abbiamo rivisto le stime di net income del 28% per quest’anno e del 37% per il 2012”, dice Carlo Digrandi di Hsbc nel report uscito questa mattina. “Tuttavia – prosegue l’analista – abbiamo tagliato le stime di utile per azione 2011-2012 rispettivamente del 27% e del 29%, a cause dei ricavi più bassi e delle perdite nelle provisions leggermente più alte. Ad ogni modo,le nostre stime di net income restano ancora sotto il consensus, dell’8%, per questo biennio”.
Il broker ha afferrato le forbici e tagliato in media del 25% i target price degli istituti italiani che copre. Pur mantenendo il giudizio overweight su Intesa SanPaolo, Mps e Bpm i prezzi obiettivi sono stati aggiornati rispettivamente a 2,70 euro da 2,90, a 1,10 euro da 1,45 euro e a 4,70 euro da 5,40 euro. Sul Banco Popolare e Ubi anche la raccomandazione è slittata a underweight e i nuovi target price sono stati individuati a 2,20 euro (da 4,30 euro) e a 5,50 euro (da 7,80 euro). Secondo gli analisti di Bernstein sono invece gli costi più alti dei finanziamenti che rendono le banche italiane meno profittevoli. A incidere sulle banche tricolori, segnalano questi esperti, ci sono anche i livelli di capitale più bassi, una stagione dei risultati (quella del quarto trimestre 2010) non troppo allettante e il probabile bail out del Portogallo.
“Siamo in media sotto il 17% rispetto alle stime di consensus 2011/ 2012”, aggiungono, segnalando che per tutte queste ragioni hanno tagliato il rating su Intesa e sulla Popolare di Milano portandolo a market-perform da outperform e sul Montepaschi ad under-perform da market-perform. “Intesa resta comunque il nostro titolo preferito, anche se pensiamo che sia difficile che la banca riuscirà a sovraperformare il mercato in vista dei risultati del quarto trimestre e comunque principalmente fino a quando non verrà fatta maggiore chiarezza in Spagna, con il Portogallo sempre più vicino alle richieste di aiuti”. Una situazione che a loro avviso non potrà che avere un effetto negativo nel breve termine sulle banche italiane e su quelle spagnole.
Il broker ha quindi tagliato le stime di Eps 2011-12 in media del 12%, convinto che tassi di interesse più bassi per un periodo di tempo più lungo insieme a più alti costi per rifinanziarsi a causa dell’allargamento degli spreads dei titoli governativi affliggeranno i costi del funding. Guardando ancora i lati negativi, gli esperti osservano che l’Euribor rimarrà stabile almeno per i prossimi due-tre trimestri e questo non giocherà a favore del settore bancario. Ma dall’altro lato, concludono, in questo scenario prima o poi un re-pricing è inevitabile. Come dire finché c’è vita, c’è speranza.