Notizie Notizie Mondo Banche Centrali Mercato lavoro Usa solido. Svolta Fed una chimera

Mercato lavoro Usa solido. Svolta Fed una chimera

5 Maggio 2023 15:55

Report occupazionale Usa: crescita posti lavoro molto più alta delle attese

Mercato del lavoro Usa più che solido: il report occupazionale di aprile reso noto oggi, primo grande market mover a essere pubblicato negli Stati Uniti dopo l’ennesimo rialzo dei tassi della Fed, mette di nuovo a tacere chi spera nella svolta dovish della banca centrale americana.

Altro che hard landing, ma neanche soft landing: i numeri che sono stati comunicati oggi sul trend dell’occupazione made in Usa presentano piuttosto una economia robusta. Un’economia che ha creato in un mese 253.000 nuovi posti di lavoro, ben al di sopra del rialzo di 180.000 unità atteso dagli analisti.

E’ vero che i numeri di marzo sono stati rivisti al ribasso in modo significativo a una crescita di 165.000 buste paga, rispetto al precedente aumento comunicato, pari a 236.000 unità.

Tuttavia il tasso di disoccupazione è sceso dal 3,5% al 3,4%, mentre i salari medi orari, parametro tra i più importanti per valutare il trend dell’inflazione degli Stati Uniti, sono saliti dello 0,5% su base mensile, dopo il +0,3% di marzo.

Numeri lavoro Usa: tassi Treasuries scattano verso l’alto

Forte la reazione dei tassi dei Treasuries Usa, con quelli a 10 anni che sono balzati di 11 punti circa al 3,460% e quelli a due anni in rally di 15,6 punti base al 3,883%.

La pubblicazione del report occupazionale Usa, che segue l’annuncio sui tassi arrivato l’altro ieri, mercoledì 3 maggio, dalla Federal Reserve, sembra dar ragione a Jerome Powell che, pur mostrandosi meno hawkish rispetto al passato, ha gelato i mercati sulla possibilità di un dietrofront sui tassi da parte della Fed, dunque sull’arrivo imminente di tagli ai tassi, ritenendoli tuttora non appropriati.

Motivo: un tasso di inflazione ancora troppo alto.

Powell & Co hanno alzato i tassi, l’altro ieri, per la decima riunione consecutiva, portandoli al nuovo range compreso tra il 5% e il 5,25%, al record dal luglio del 2006, con un rialzo di 25 punti base.

La Federal Reserve, nel comunicato con cui ha annunciato l’ennesima stretta monetaria, ha anche lasciato intendere che la politica monetaria restrittiva made in Usa potrebbe essere vicina alla fine.

Ma andrà proprio così? Quello di due giorni fa sarà davvero l’ultimo atto del ciclo di strette monetarie anti-inflazione lanciate dalla Fed?

Report occupazionale Usa e Fed: la parola agli esperti

Intervistato dalla Reuters Dam Sarhan, ceo di 50 Park Investments di New York, si è così espresso:

“Le attese per il report occupazionale Usa erano state peggiori in quanto in tanti erano preoccupati per il rischio di una possibile recessione nel futuro prossimo. Ma i dati continuano a dimostrare che l’economia Usa rimane molto solida”.

Detto questo, secondo Sarhan in realtà i dati appena comunicati non sono neanche “troppo forti”, il che fa arrivare a una conclusione: sicuramente, non è questo il contesto ideale né per alzare i tassi, né per tagliarli.

La pensa diversamente Anthony Saglimbene, chied market strategist di Ameriprise Financial:

“Il report occupazionale vi sta dicendo che il mercato del lavoro (Usa) è ancora caldo. Ed è un po’ preoccupante il fatto che il numero relativo all’inflazione, ovvero quello sui salari medi orari, sia salito. A mio avviso, i messaggi sono due: la Fed ha ancora del lavoro da fare, e il mercato del lavoro è caldo. Di conseguenza, la stretta monetaria che (Powell) ha varato questa settimana è giustificata”.

“L’altro messaggio – fa notare Saglimbene – è che forse la Fed ha ragione quando parla della possibilità di indebolire le pressioni inflazionistiche in altre aree dell’economia, visto che sa che, alla fine, (con una eventuale ulteriore mossa), non ci sarà un vero e grande impatto sull’occupazione”.

Così commenta la situazione Jon Maier, CIO di Global X.

“I dati sull’occupazione, più forti del previsto, hanno implicazioni non solo per le decisioni politiche della Fed, ma anche per l’economia in generale. La continua crescita del mercato del lavoro può spingere la spesa dei consumatori e sostenere la crescita economica. Tuttavia, la persistenza di un basso tasso di disoccupazione e di una crescita dei salari elevata potrebbe anche esacerbare le pressioni inflazionistiche, spingendo la Fed ad agire prima del tempo. Riteniamo che ora un rialzo dei tassi a giugno sia possibile”.