Mercati, titoli tech USA e la bolla che non c’è: la view di Pictet
Le performance sui mercati dei titoli tecnologici americani hanno riportato alla memoria l’inizio degli anni Duemila e la storica bolla delle dot com. Tuttavia, rispetto a quel periodo, oggi la situazione è totalmente diversa: l’avanzata di questi titoli è sostenuta da una solida dinamica degli utili, che crescono a un ritmo ancora più veloce. Una serie di segnali di mercato escludono, inoltre, il rischio di una nuova bolla speculativa. Ad aver analizzato il tema è stato Marco Piersimoni, Co-Head Euro Multi Asset di Pictet Asset Management.
Il caso Nvidia
L’avanzata dei titoli tecnologici non sembra conoscere soste a Wall Street. Una delle aziende simbolo di questo momento è il produttore americano di processori Nvidia, che è riuscito a superare la soglia dei 3.000 miliardi di dollari di capitalizzazione, come solo Apple e Microsoft avevano fatto prima di lei. Questo andamento ha stimolato il dibattito tra investitori e analisti: siamo in presenza di una nuova bolla tecnologica? Al momento, non se ne riscontrano i segnali. Pur in presenza di valutazioni azionarie elevate, queste non hanno ancora raggiunto i livelli massimi del passato. Inoltre, la crescita delle quotazioni dei titoli tecnologici è generalmente accompagnata da un aumento ancora più sostenuto degli utili.
I valori da monitorare
Il primo indicatore da osservare per comprendere se si è in presenza di una bolla è l’eccesso di valutazione. Tuttavia, è necessario anche valutare se le proiezioni future sugli utili siano realistiche e se gli investitori stiano diventando irrazionali, ricorrendo a un eccesso di leva finanziaria e tollerando livelli di rischio molto alti. Attualmente, negli Stati Uniti, il rapporto tra prezzo e utili è vicino a 21 volte, un valore ampiamente al di sopra della media degli ultimi dieci anni. Inoltre, l’extra rendimento (ERP) rispetto alle obbligazioni governative a 10 anni è ai minimi degli ultimi due decenni. Questo indica valutazioni elevate, ma ancora inferiori a quelle del 2000. Per i titoli tecnologici del Nasdaq, la crescita degli utili ha mantenuto stabile il rapporto tra prezzo e utili negli ultimi 20 anni.
La situazione migliore del passato
Il caso concreto di Nvidia è esemplificativo. Nell’ultimo anno, il prezzo delle sue azioni è triplicato, mentre gli utili sono aumentati di cinque volte, portando a una discesa del rapporto tra prezzo e utili e a un de-rating del 15%. Gli investitori stanno quindi acquistando azioni di Nvidia a una valutazione più conveniente rispetto a un anno fa. Confrontando con Oracle durante la crisi delle dot com, il prezzo delle azioni aumentò di cinque volte, mentre gli utili crebbero solo del 60%, triplicando il rapporto tra prezzo e utile. Ulteriori elementi non sono in linea con quanto ci si aspetterebbe in presenza di una bolla speculativa. Gli afflussi netti sul mercato azionario sono intorno allo zero e non si osserva un eccesso di ottimismo o di sfiducia tra gli investitori. Inoltre, la propensione delle aziende a fare fusioni e acquisizioni è in media, mentre durante le bolle raggiunge livelli molto alti. Anche il livello di indebitamento delle famiglie americane e il credito erogato si mantengono a livelli storicamente bassi, suggerendo l’assenza di un eccesso di leva finanziaria.
In conclusione, un esame complessivo dei mercati azionari non rivela segnali evidenti di una bolla speculativa come nel 2000, nel 2007 e nel 2021. È quindi corretto investire sui mercati azionari, a patto di avere un orizzonte di investimento adeguato per gestire l’inevitabile volatilità. Un’alternativa valida è l’utilizzo di strategie di investimento flessibili che gestiscano l’esposizione ai vari mercati smussandone la volatilità.