Mercati scossi da tensioni geopolitiche, la Fed taglia i tassi come da attese
I mercati hanno iniziato la scorsa settimana scossi dall’attacco alle maxi-raffinerie di petrolio di Abqaiq e Khurais, di proprietà di Aramco, il colosso del settore oil dell’Arabia Saudita facente capo alla stessa famiglia reale. L’attacco, avvenuto sabato 14 settembre, mette KO una produzione di circa 5,7 milioni di barili al giorno, la metà circa dell’offerta saudita, pari al 5% circa delle forniture di petrolio a livello mondiale.
La tensione geopolitica tra Washington e Teheran è salita alle stelle, insieme ai prezzi del petrolio. Il WTI ha quasi raggiunto quota 63 dollari con un +14,8%, il quarto rally più sostenuto della storia. Ancora più rilevante da un punto di vista storico è stato il rally del Brent, salito durante fino a +19,5%, a quasi 72 dollari, al ritmo più forte in assoluto.
Un altro evento importante è stata la riunione di mercoledì della Federal Reserve che ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base al nuovo range compreso tra l’1,75% e il 2%, come da attese. Sulla traiettoria futura, la Fed prevede tassi in calo all’1,9% nel 2019 e nel 2020 prima di risalire al 2,1% alla fine del 2021. La mossa della banca centrale americana ha fatto scattare l’ira del presidente americano Donald Trump che ha giudicato il taglio insufficiente. L’impressione è che la Fed non sia stata interpretata sufficientemente dovish dai mercati.
Dal fronte della guerra commerciale Usa-Cina, si apprende che si è svolto un incontro a livello “vice-ministeriale” tra le delegazioni di Cina e Stati Uniti, in vista del meeting cruciale che si svolgerà tra le controparti all’inizio di ottobre, teso a smorzare le tensioni commerciali tra le due potenze economiche. Sempre dal fronte commerciale, il presidente americano Donald Trump ha reso noto di aver raggiunto un accordo commerciale con il Giappone.
In questo contesto i trader hanno apprezzato i certificati legati al Ftse Mib. Il più scambiato nell’ultima settimana con 16 contratti e circa 617 mila euro di controvalore è risultato il Turbo Long (Isin NL0013492176) con scadenza prevista per il 20 dicembre 2019. Il prodotto presenta una leva che è arrivata a circa 8,5 volte, in virtù di un livello strike a 19.500 punti e distanza dal Knock Out di circa l’11,8%. Con stessa scadenza (20 dicembre 2019) e sempre in ottica rialzista è stato invece premiato (236 scambi e volumi complessivi per 466 mila euro) il Turbo Long (Isin NL0013874530) con Strike a 21.500 punti e leva intorno alle 31 volte (distanza dal Knock Out del 2,7%).
Le crescenti fluttuazioni delle Borse americane hanno invece esaltato le negoziazioni sull’indice S&P 500. Molto apprezzato il certificato Turbo Short (Isin NL0013493166) con scadenza 18 dicembre 2019. Il prodotto ha un livello di Strike a 3.300 punti e di conseguenza negli ultimi giorni ha visto la leva posizionarsi intono alle 10 volte. La distanza dal Knock Out è di circa il 10%. Ammonta a circa 526 mila euro il controvalore scambiato su questo prodotto, per un totale di 11 contratti. Sul Nasdaq 100, con stessa scadenza e sempre in ottica ribassista è stato invece premiato (63 scambi e volumi complessivi per 410 mila euro) il Turbo Short (Isin NL0013493356) con Strike 8.250 punti e leva intorno alle 19 volte (distanza dal Knock Out del 4,7%).