Mercati in tilt con i dazi universali. In Italia crescita a rischio, banche trascinano giù il Ftse Mib

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Cortocircuito sulle principali piazze mondiali. L’annuncio del presidente Donald Trump di un allargamento dei dazi a “tutti i Paesi” manda al tappeto le Borse e l’Asia in particolare (il Nikkei ha chiuso a -4%, Shanghai ha ceduto lo 0,46%, e Shenzhen l’1,04%). Piazza Affari perde l’1,02%, male anche Francoforte, con il Dax che scende dell’1,04%, Londra con il l’Ftse 100 a -‘,88 %, Parigi con il Cac 40 che perde lo 0,91% e Madrid con l’Ibex 35 in discesa dello 0,82%. Una situazione che secondo gli analisti avrà un impatto sulla crescita economica dell’Italia e sui suoi fondamentali, banche in testa.
Cosa cambia dal 2 aprile
Nel mirino, dunque, non saranno solo i Paesi con i maggiori squilibri commerciali con gli Stati Uniti: “inizieremo con tutti i Paesi e vedremo cosa succede”, ha detto Trump ai giornalisti a bordo dell’Air Force One, respingendo l’idea che le tariffe doganali colpiranno solo un numero ristretto di partner commerciali di Washington.
Dopo l’acciaio e l’alluminio, e prima delle automobili, il presidente Usa intende annunciare mercoledì dazi “reciproci”, che cambieranno le regole del gioco del commercio mondiale. Il 2 aprile, che il tycoon ha soprannominato “giorno della liberazione”, Donald Trump intende erigere nuove barriere doganali che dovrebbero dipendere dalle tasse che i Paesi interessati impongono ai prodotti americani, ma anche da altri fattori.
“Fondamentalmente, stiamo parlando di tutti i Paesi di cui abbiamo detto”, ha spiegato il presidente, senza fornire ulteriori dettagli. Trump ha anche spiegato domenica che le tariffe doganali saranno “più generose” di quelle imposte da altri Paesi contro gli Stati Uniti.
La guerra commerciale lanciata dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump dovrebbe portare a “una marcia verso l’indipendenza” dell’Europa: ha dichiarato ha stretto giro Christine Lagarde, presidente della Bce. “Lui lo chiama Giorno della Liberazione negli Stati Uniti, ma io lo vedo come un momento in cui dobbiamo decidere insieme di prendere meglio il controllo del nostro destino, e penso che sia una marcia verso l’indipendenza”, ha detto la leader francese.
L’impatto sull’Italia e sulle banche
Una situazione di profonda incertezza sul fronte commerciale che secondo gli analisti pone alcuni rischi alla crescita economica e alla qualità degli asset delle banche. In particolare Morningstar spiega che “data l’elevata l’esposizione dell’Italia al mercato statunitense, la minaccia di tariffe aggiuntive pone dei rischi alle aspettative di crescita già basse dell’Italia. Stimiamo che tariffe generali del 10%, che porterebbero a una domanda inferiore dal mercato statunitense, potrebbero inizialmente ridurre lo 0,1% del valore aggiunto dell’Italia, sebbene l’impatto sui settori specifici potrebbe essere significativamente più elevato”. Mentre i dazi potrebbero inizialmente aumentare la pressione sull’inflazione e rallentare il percorso discendente dei tassi di interesse, con implicazioni positive per il reddito netto da interessi (NII) delle banche nel breve termine, “prevediamo maggiori rischi per il loro profilo di qualità degli asset se la guerra commerciale dovesse protrarsi, minacciando le prospettive economiche future dell’Italia. Tuttavia, le banche italiane entrano in questa fase di incertezza con bilanci più solidi e riserve di capitale più solide rispetto ai requisiti di vigilanza rispetto al passato”.
Il settore è in calo a Piazza Affari. In particolare a scendere sono Mps (-4%), Bper (-3,9%), Banco Bpm (-3,9%) e Unicredit (-3,4%).
Nella settima edizione del suo Italian Macroeconomic Bulletin, EY ha poi stimato un impatto complessivo sul Pil italiano compreso tra -0,5% e -1% al 2027 rispetto ad uno scenario senza ulteriori misure tariffarie. Per quanto riguarda il nostro Paese, nonostante negli ultimi trimestri del 2024 i consumi privati abbiano ripreso un leggero vigore, anche grazie all’andamento positivo del mercato del lavoro, una nuova fonte di incertezza economica è data dalle scelte di politica commerciale della nuova amministrazione americana. In questo scenario prevediamo una crescita del PIL pari allo 0,4% nel 2025 e dello 0,7% nel 2026 con un tasso di inflazione sostanzialmente allineato al parametro BCE. Infine, secondo le nostre stime, l’impatto complessivo cumulato sul PIL italiano delle politiche protezionistiche potrebbe essere compreso tra -0,5% e -1,0% al 2027 rispetto ad uno scenario baseline di mancata introduzione di nuove misure tariffarie”, ha spiegato Mario Rocco, Valuation, Modelling and Economics Leader di EY in Italia.