Mercati: cosa ci dicono le letture dello Zew tedesco e del PPI Usa
Sui mercati oggi si guarda a due dati macro: da una parte all’indice tedesco Zew e dall’altra ai prezzi alla produzione Usa (PPI). Il secondo molto atteso dagli investitori in vista della lettura di domani dell’inflazione Usa, ha mostrato un rallentamento a luglio ed è stato migliore delle attese spianando ulteriormente la strada per un taglio dei tassi (ormai dato per scontato) da parte della Federal Reserve a settembre. Il primo ha, invece, mostrato come l’economia tedesca sia ancora in forte difficoltà.
E se il primo dato ha indebolito i listini europei che continuano a essere volatili, il secondo fornisce una sponda positiva ai future americani in vista dell’imminente opening bell.
Zew crolla, fiducia investitori giù
Notizie poco confortanti per l’economia tedesca, con l’indice Zew in forte calo. L’indice di fiducia degli investitori tedeschi è, infatti, crollato a 19,2 punti dai 41,8 di luglio. Un dato decisamente inferiore al consensus Bloomberg che indicava un calo in area 34 punti e che si porta sui minimi da gennaio.
“Le prospettive economiche per la Germania stanno crollando“, ha affermato il presidente dell’istituto Zew, Achim Wambach. “È probabile che siano ancora influenzate da un’elevata incertezza, guidata da una politica monetaria ambigua, dati deludenti da parte dall’economia statunitense e crescenti preoccupazioni per un’escalation del conflitto in Medio Oriente”.
Uno scenario traballante era già emerso nelle scorse settimane, con alcuni dati che hanno dipinto un quadro a tinte fosche per la maggiore economia europea, come quello sul Pil che è calato a sorpresa dello 0,1% nel secondo trimestre. Pochi gli sprazzi di luce, tra cui alcuni numeri della scorsa ottava che hanno mostrato gli ordini di fabbrica in rialzo e la produzione industriale in aumento a giugno.
PPI, primo test prezzi della settimana
Future Usa in rialzo dopo quello che è considerato a tutti gli effetti primo dato e test della settimana sull’inflazione: ovvero la pubblicazione dell’indice dei prezzi al consumo (PPI) che ha rafforzato le scommesse degli investitori sulla possibilità che la Fed possa annunciare il suo primo taglio dei tassi (ampiamento atteso) a settembre. Nel dettaglio, l’indice dei prezzi alla produzione Usa è aumentato dello 0,1% a luglio rispetto al mese precedente, secondo il rapporto diffuso oggi dal Bureau of Labor Statistics (consensus Bloomberg indicava un rialzo mensile dello 0,2%). Su base annua il dato ha mostrato una crescita del 2,2% contro il +2,7% della passata rilevazione (dato rivisto da +2,6%), rispetto al +2,3% del consensus Bloomberg.
Partito il conto alla rovescia ufficiale per la pubblicazione dell’inflazione americana per il mese di luglio, attesa tra meno di 24 ore. Il dato, che verrà pubblicato alle 14:30 ora italiana, dovrebbe mostrare un rallentamento nella versione core, ossia al netto di energia e alimentari. Stando alle attese degli analisti il Cpi dovrebbe restare invariato a luglio al 3% annuo, mentre quello core dovrebbe scendere al 3,2% annuo dal 3,3% di giugno.
“Mentre l’inflazione è stata più alta del previsto nel primo trimestre di quest’anno, le letture successive si sono moderate. Il calo dell’inflazione e i segnali di allentamento delle condizioni del mercato del lavoro potrebbero aprire la strada a un taglio dei tassi della Fed nella riunione di settembre. I mercati dei futures prevedono che la Fed inizierà a tagliare i tassi a settembre, per un totale di 100 punti base (1%) entro la fine dell’anno. Intanto, le letture dell’indagine della Fed di New York sulle aspettative dei consumatori hanno fissato le prospettive di inflazione a tre anni al 2,3%, il valore più basso in una serie di dati che risale al giugno 2013″, commenta Gabriel Debach, market analyst di eToro.