Massiah (UBI) promette M&A subito se OPS Intesa Sanpaolo fallisce, ma analisti vedono rischio batosta per i soci
L’acquisizione da parte di Intesa “creerebbe una sorta di monopolio”. Così il ceo dell’UBI Banca, Victor Massiah, in un’intervista al Financial Times dove conferma la ferma posizione del top management della banca contro l’offerta lanciata da Intesa Sanpaolo. Parole che si uniformano a quelle del presidente di UBI, Letizia Moratti, che in una lettera pubblicata la scorsa settimana rimarcava come l’OPS sia anticoncorrenziale poichè in caso di successo dell’operazione il gruppo Intesa avrebbe una quota di mercato eccessiva in Italia con il secondo operatore che sarebbe circa la metà di Intesa.
“Capisco che in alcuni paesi è auspicabile che le grandi banche acquistino concorrenti minori ma… mentre Spagna, Francia o Regno Unito hanno diverse grandi banche, l’Italia ne ha solo una”, dichiara Massiah al Financial Times. “L’acquisizione creerebbe una sorta di monopolio e non credo sia appropriato”. L’Antitrust italiano ha già sollevato preoccupazioni sulla concorrenza in un verdetto preliminare. Intesa per placare tali preoccupazioni si è impegnata a vendere più filiali (un totale di 532 filiali che andranno a Bper, ndr).
Il cda di UBI ha respinto l’offerta di Intesa ritenendola troppo bassa e con condizioni dannose per gli azionisti.
Al momento dell’annuncio lo scorso febbraio valutava UBI 4,9 miliardi di euro e da allora il controvalore, complice la caduta dei corsi azionari causa Covid, è sceso a 3,5 miliardi di euro.
L’Offerta Pubblica di Scambio (Ops) su Ubi Banca è partita il 6 luglio e prevede un periodo di adesione fino al 28 luglio. Per ogni azione Ubi portata in adesione all’Ops sono offerte 1,7 azioni Intesa rivenienti dall’aumento di capitale. Quindi, per ogni 10 azioni Ubi portate in adesione saranno corrisposte 17 azioni Intesa Sanpaolo.
Massiah rilancia: se rimaniamo indipendenti faremo un’acquisizione entro fine anno
Nell’intervista al FT, il ceo di UBI prospetta, nel caso la banca bergamasca resterà indipendente, la finalizzazione di proposte di acquisizione entro fine anno. In passato UBI e altre banche hanno affermato che i severi requisiti della BCE sono stati il motivo principale per cui hanno frenato l’M&A. Adesso le nuove linee guida emesse dalla Banca centrale europea all’inizio di questo mese rendono lo scenario più favorevole ale aggregazioni.
Scenario di M&A alternativo per UBI che a detta degli analisti non è così concreto. “Allo stato attuale UBI non ha infatti a disposizione valide alternative strategiche – argomenta Equita SIM – perché le opzioni sul mercato (MPS e Banco BPM) comporterebbero la necessità di un aumento di capitale a carico degli azionisti UBI per almeno 1 miliardo di euro con conseguente rischio diluizione oltre che le consuete incertezze legate all’execution dell`integrazione”.
Si spacca il fronte del no, Cattolica dice sì all’OPS
Intanto sul fronte adesioni all’OPS, emerge una prima spaccatura nel fronte del no. Infatti il consiglio di amministrazione di Cattolica Assicurazioni, che detiene l’1% di UBI – e fa parte del patto CAR (che detiene il 19% della banca) – ha ritenuto il proprio interesse alla luce sia delle autorizzazioni di vigilanza ottenute dall’offerente, sia del comunicato dell’emittente, sia ancora dell’andamento del mercato, ha deliberato all’unanimità di aderire all’offerta pubblica di scambio lanciata da Intesa San Paolo sulle azioni Ubi banca.
E’ il primo socio del patto Car a muoversi a favore dell’OPS. Il patto Car sin da subito si era detto contrario all’OPS di Intesa. Nei giorni scorsi il presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, che detiene il 4,9% di UBI ed è il secondo principale azionista del CAR e secondo azionista di Cattolica con il 3%, aveva rilasciato dichiarazioni alla stampa che lasciavano presagire la possibilità di un’adesione all’offerta anche da parte dell`Ente.