Notizie Notizie Mondo Mario Draghi e l’ultimo ‘aiutino’ all’Italia prima di andare via (destinazione Fmi?)

Mario Draghi e l’ultimo ‘aiutino’ all’Italia prima di andare via (destinazione Fmi?)

5 Luglio 2019 08:55

L’ultimo salvagente lanciato all’Italia prima di lasciare Francoforte. Così gli analisti vedono la promessa di Mario Draghi di aggiungere ulteriori stimoli a meno che le prospettive economiche dell’area dell’euro non migliorino. Il mese scorso nel suo intervento al forum di Sintra, Mario Draghi ha ipotizzato tra le misure che la Bce potrebbe mettere in campo anche un ulteriore taglio dei tassi di interesse. “In assenza di un miglioramento, al punto che sia minacciato il ritorno di un’inflazione sostenibile ai livelli desiderati, sarà necessario un ulteriore stimolo”, ha detto Draghi aggiungendo che “ulteriori tagli dei tassi e misure per mitigare qualsiasi effetto collaterale continuano a far parte degli strumenti a nostra disposizione”. Inoltre, ha continuato il presidente della Bce, “Il programma di acquisto di asset ha ancora uno spazio considerevole”. Parole che a detta di Patrick Artus, economista capo di Natixis, manifestano un timore forte da parte del numero uno della Bce il cui mandato è in scadenza che si inneschi una nuova crisi in paesi come l’Italia.

Il consensus degli analisti vede la Bce agire nel meeting di settembre con un primo taglio del tasso sui depositi da -0,4 a -0,50%, che poi potrebbe arrivare fino a -0,25 pb rispetto ai livelli attuali se si renderà necessario. Molto probabile anche un cambio della forward guidance, forse già nel prossimo meeting del 25 luglio.

Ultimo aiutino all’Italia

“L’inflazione non si avvicina al target fissato, il che giustifica una politica monetaria più espansiva”, dice Artus. “Ma qual è la verità? Forse è questo il messaggio ufficiale, ma può essere significare – dice l’esperto – una determinazione a prevenire una nuova crisi del debito, in particolare in Italia, e a mantenere forte la domanda per spingere le imprese a diventare più efficienti”. Un ulteriore taglio dei tassi sarebbe un tentativo di riportare l’inflazione di fondo della zona euro e l’inflazione attesa verso il 2%. Tuttavia, l’allentamento della politica in un momento di bassa disoccupazione e di accelerazione del costo del lavoro “sembra sorprendente” dice l’analista in una nota ai clienti.

Scambio di poltrone con la Lagarde? Draghi all’FMI sensato ma difficile

A prendere il posto di Mario Draghi alla bce, quando scadrà il suo mandato il 31 ottobre, sarà Christine Lagarde, l’attuale numero uno del Fondo monetario internazionale. Draghi non dovrebbe uscire dalla scena mondiale, anzi potrebbe ambire ad uno scambio di posto con la stessa Lagarde quindi a capo dell’Fmi.

Il presidente uscente della BCE è certamente qualificato, scrive Ferdinando Giugliano, columnist di Bloomberg. Draghi ha un forte background in economia – cosa che a Lagarde manca, ma che molti suoi predecessori all’FMI avevano prima di lei. Di Draghi il “Whatever it takes” che ha permesso la sopravvivenza dell’euro nel mezzo della crisi del debito sovrano all’inizio di questo decennio. Il Fondo monetario internazionale con Draghi avrebbe certo un leader capace di portare avanti il lavoro avviato da Christine Lagarde. Nei suoi otto anni di mandato Draghi ha ridato credibilità dell’istituzione, che ha subito un duro colpo dopo gli scandali sessuali che hanno travolto il suo predecessore Dominique Strauss-Kahn, contribuendo a migliorare la reputazione della Bce tradizionalmente associata a politiche di austerity. Sulla stessa linea il Fondo di Lagarde è stata la prima istituzione internazionale coinvolta nel salvataggio della Grecia a riconoscere che Atene aveva bisogno di una riduzione del debito piuttosto che di tagli più drastici.

 

Oppure meritate vacanze e nel 2022…

 

Ci sono però diversi ostacoli alla nomina di Draghi all’Fmi, il principale dei quali è geografico. Se gli americani e gli europei tradizionalmente hanno peso nelle due principali istituzioni finanziarie internazionali, il FMI e la Banca Mondiale, ci sono i paesi emergenti che spingono per avere più voce in capitolo. Molte le voci che danno a capo del Fondo monetario internazionale un asiatico, sudamericano o africano come Tharman Shanmugaratnam, ministro a Singapore e presidente della sua autorità monetaria indicato come competente e favorito. Inoltre altre ostacolo alla nomina di Draghi la sua età: oggi l’ex governatore di Bankitalia ha 71 anni e le regole dell’Fmi richiedono che i manager in entrata non superino i 65 anni di età. Infine, ancor più importante, Draghi potrebbe averne abbastanza di ricoprire ruoli internazionali e potrebbe preferire una vita più tranquilla, magari tornando al mondo accademico o unendosi a un think tank – come hanno fatto gli ex governatori della Fed Janet Yellen e Ben Bernanke – o forse cercare di diventare il prossimo presidente della Repubblica in Italia nel 2022 quando scadrà il mandato di Mattarella.