Manovra, Ue: “no a procedura di infrazione, ma possiamo ripensarci a gennaio”
Niente procedura di infrazione, niente sanzioni contro l’Italia. L’annuncio dell’accordo sulla manovra nota come “Manovra del Popolo” del governo M5S-Lega arriva a metà giornata, per voce di Valdis Dombrovskis, numero due della Commissione europea, e Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari economici e monetari.
L’Italia l’ha scampata, dunque, viene da dire. Ma c’è quel ‘per ora’ che non sa esattamente di rassicurazione. E di fatto, dopo l’‘annuncio ufficiale, Dombrovskis precisa il significato di quel “per ora”, confermando i timori di una manovra correttiva che sono stati paventati oggi da un articolo de Il Giornale.
Il quotidiano aveva riportato anche una frase più che indicativa per capire l’accordo tra Roma e Bruxelles, proferita dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti.
L’analisi del Giornale è stata praticamente confermata. Dombrovskis ha infatti precisato che, se “le cose dovessero andasse male” , riguardo agli impegni che l’Italia ha preso con l’Unione europea, “potremmo tornare sulla decisione (di non avviare una procedura di infrazione per deficit eccessivo) a gennaio”.
Gennaio: praticamente tra qualche giorno. Ed è questo avvertimento che fa temere che la parola fine alle trattative tra Roma e Bruxelles sia ben lontana dal poter essere scritta, visto che sulla testa dell’Italia pende ora la spada di Damocle sia della procedura di infrazione (che continua a confermarsi una minaccia), sia della manovra correttiva.
Così aveva scritto Augusto Minzolini ne Il Giornale, commentando l’accordo sulla manovra prima che venisse ufficializzato:
“Si spera nelle valutazioni politiche, nella voglia di tutti i contendenti di non farsi male che potrebbe portare ad un rinvio con il rischio che la Ue ci imponga una manovra correttiva tra qualche mese, o magari nel senso di opportunità (…) di una Commissione europea già alle prese con la Brexit e con la rivolta dei gilet gialli in Francia. Solo che di speranza si può morire, specie quando i numeri non tornano. E su questo nessuno ha grossi dubbi. Non per nulla, alla stessa ora, il ragioniere dello Stato, Daniele Franco, offre ad un amico questa fotografia della situazione: «Il governo resta fermo su un rapporto deficit-Pil al 2,04%, ma la Ue non si fida»”.
E non mancano a questo punto le critiche delle opposizioni, con l’ex presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che in un tweet scrive che “per la prima volta la legge di bilancio italiana viene varata a Bruxelles. Sovranisti senza sovranità. Lo sforzo economico di sei anni liquidato in sei mesi”.
Lo sforzo aggiuntivo che l’Italia ha fatto per andare incontro alle richieste di Bruxelles si quantifica, come sottolinea Dombrovskis, in 10,25 miliardi di euro.
Pierre Moscovici ha reso noto inoltre in via ufficiale che il governo M5S-Lega ha tagliato le stime sul Pil italiano per il 2019 dal +1,5% all’1%. E tornano in mente le rassicurazioni ripetute più volte dal ministro dell’economia Giovanni Tria che, a chi parlava di un ottimismo eccessivo sulla crescita dell’economia italiana, rispondeva che le stime erano addirittura ‘prudenziali’.