Notizie Notizie Mondo Madrid inaugura la nuova stagione stress test, ma per Riddell la Spagna è già nei guai

Madrid inaugura la nuova stagione stress test, ma per Riddell la Spagna è già nei guai

4 Gennaio 2011 14:12

Non c’è tempo da perdere a Madrid. Che il 2011 fosse l’anno della verità per la Spagna, era cosa nota. Lo spauracchio che la penisola iberica possa tendere il cappello per chiedere aiuti all’Unione europea e al Fondo monetario internazionale ha fatto tremare i polsi agli operatori di Borsa l’anno passato. Per non cullarsi in questo incubo nell’anno appena iniziato è intervenuto il primo ministro spagnolo, José Luis Rodriguez Zapatero, in una intervista radiofonica riportata dall’agenzia Bloomberg: un nuovo stress test per le banche spagnole verrà effettuato subito.


Il premier ha anche precisato che le banche finanziariamente meno solide dovrebbero preferibilmente aumentare il capitale autonomamente, tramite investitori privati, e solo qualora ciò non fosse possibile potranno far riscorso al fondo di salvataggio pubblico denominato Frob. La bolla immobiliare spagnola sta continuando a soggiogare il mondo del credito, in particolare il sistema delle casse di risparmio spagnole. Secondo gli analisti c’è un buco di 200 miliardi nei conti degli istituti. E considerando che quest’anno andrà rifinanziato debito per 150 miliardi di euro, di cui la metà in capo alle banche iberiche, nell’attuale contesto debole macro-economico, la possibilità di perdite nei portafogli delle banche si fa più concreta. C’è da chiedersi se l’annuncio di nuovi stress test basterà davvero a calmare i tiratori scelti della speculazione in Europa.


Come segnala Michael Riddell, gestore del team obbligazionario di M&G Investments, il problema che sta affrontando l’Eurozona al momento è che non solo gli spread degli stati periferici sono aumentati, ma anche quelli dei cosiddetti porti sicuri hanno subito un incremento.  “I rendimenti dei Bund tedeschi dal 2,1% di fine agosto sono balzati all’attuale 3%, a causa di una combinazione di più fattori: dati macro economici più solidi per l’Europa, il massiccio sell-off di titoli di stato Usa, e la possibilità che – con la Germania e la Francia non al riparo dal debito, e con un rapporto debito/PIL che, anche senza eventuali salvataggi, il prossimo anno pare supererà il 75% in Germania e si avvicinerà al 90% in Francia  – il salvataggio di uno stato periferico possa costituire un costo troppo alto per l’Europa”, ricorda l’esperto.


E qui entra di nuovo in gioco la Spagna. “I rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono attualmente ai propri massimi rispetto all’ultimo decennio, e questo è un problema rilevante, se si considera la modalità di calcolo del debito pubblico di uno stato”, osserva Riddell. Il rapporto debito pubblico/PIL di un Paese è in funzione di tre parametri: la variazione nel bilancio di un paese come percentuale del PIL, la differenza tra il tasso di interesse sul debito pubblico e la crescita  del PIL nominale, e i cambiamenti negli stockflow adjustment (SFA) (che tende a incidere minimamente). Assumendo che un Paese abbia un bilancio in pareggio e la SFA sia zero, se i costi sul proprio debito eccedono il PIL nominale, allora il rapporto debito/PIL aumenterà costantemente.


Nel caso della Spagna, riprese l’esperto, “il tasso di interesse medio sul rilevante debito spagnolo è attualmente sotto il 4%, un livello non troppo allarmante”. Ma c’è un ma. Il problema risiede nel fatto che ad oggi i rendimenti dei titoli di stato spagnoli a lungo termine sono sopra il 6%. Cosa significa questo? “Un tasso di interesse del 6% sulle obbligazioni governative a lungo termine andava bene dieci anni fa, quando il PIL nominale Spagnolo era del 7-8% l’anno”, risponde il gestore del team obbligazionario di M&G Investments.”Tuttavia – avverte – il costo degli interessi per la Spagna continuerà ad aumentare, in quanto sarà il mercato a finanziare e reinvestire il debito esistente”.


“Qualsiasi aumento dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea accelererà l’aumento degli interessi e aumenterà la pressione sui Paesi più deboli dell’Eurozona, in quanto il tasso di interesse sui prestiti a breve termine crescerà di conseguenza – i titoli di stato spagnoli a cinque anni hanno già uno yield oltre il 4%”. Pertanto, conclude il gestore del team obbligazionario di M&G Investments, “la Spagna ha bisogno di compensare questo costante aumento dei costi del debito con un avanzo di bilancio, che non è probabile in un immediato futuro, oppure deve confidare nella speranza che il proprio tasso di crescita nominale superi nuovamente il tasso di interesse, cosa, anche questa, poco plausibile nel prossimo futuro. Un costo del debito a lungo termine al 6% non è sostenibile”.