Notizie Notizie Mondo Ma quale ansia da inflazione, David Rosenberg paventa fiscal cliff e crollo prezzi case

Ma quale ansia da inflazione, David Rosenberg paventa fiscal cliff e crollo prezzi case

1 Marzo 2021 10:26

“Questo mercato dei bond è così ‘oversold’. Torneremo all’1%”. Così l’economista David Rosenberg commenta il recente sell off che ha colpito i Treasuries Usa e che ha fatto volare i tassi decennali fin oltre l’1,6% la scorsa settimana, in quello che alcuni investitori hanno considerato un flash move.

People walk past ‘Fearless Girl’ statue dressed in a Salvation Army uniform next to the donation “Red Kettle,” in front the of New York Stock Exchange on Wall Street, on December 10, 2020. – The traditional Red Kettle donations for the needy started in September 2020, some two months earlier than usual. The Salvation Army said the earlier start was due to the Covid-19 pandemic. (Photo by Angela Weiss / AFP) (Photo by ANGELA WEISS/AFP via Getty Images)

I tassi hanno poi ritracciato, oscillando nelle ultime ore attorno alla soglia dell’1,4%: dall’inizio dell’anno, tuttavia, il rialzo è stato importante, se si considera che è stato pari a +55%.

Secondo il numero uno della società Rosenberg Research, tuttavia, lo shock che ha colpito i tassi si confermerà temporaneo.

Nelle ultime sessioni, Wall Street ha pagato i timori che si sono rinfocolati tra gli operatori sul rischio di una reflazione negli Stati Uniti.

Timori di un forte balzo dell’inflazione – in qualche modo giustificati, se si considera che le aspettative per l’economia globale sono di una ripresa dalla crisi pandemica, grazie alle vaccinazioni e dunque alla speranza della fine delle misure di restrizione e di lockdown, e che di norma la ripresa dell’economia è accompagnata dalla ripresa dell’inflazione – sono stati in realtà scontati anche da altri mercati dei bond nel mondo, come quelli di Giappone e Australia e anche di Germania e Italia, con l’effetto Draghi sui BTP che è stato anche azzerato.

Rosenberg: stimoli di ora temporanei e in più c’è problema fiscal cliff

Intervenuto venerdì alla trasmissione ‘Trading Nation’, Rosenberg tuttavia ha sdrammatizzato, sottolineando di non condividere i timori di una crescita economica e di un’inflazione più forte delle attese: questo, a causa del ‘fiscal cliff’, ovvero della preoccupazione che gli Stati Uniti si trovino piuttosto ad affrontare un improvviso mix di aumento delle tasse-tagli alle spese che potrebbe presentarsi l’anno prossimo.

“Il problema che ho nel condividere questa opinione è sapere che tutti questi stimoli sono temporanei e che scadono l’anno prossimo, quando faremo fronte al proverbiale fiscal cliff”.

Detto questo, l’analista non esclude del tutto che i tassi possano salire anche al 2%. “Si tratterebbe di un forte balzo di natura tecnica – ha detto – Una mossa al 2% per i tassi decennali sarebbe simile a qualcosa di superiore al 3% della fine del 2018. E’ qualcosa su cui si potrebbe puntare”.

In ogni caso, la view è che prima o poi l’ansia da inflazione dovrebbe placarsi. Un bene per il mercato azionario, che però sarebbe secondo Rosenberg, che è stato capo economista per il Nord America di Merrill Lynch dal 2002 al 2009, comunque in pericolo. In questo momento, l’esperto – famoso per le sue view bearish sui mercati – è negativo sui titoli delle mega cap – come i FANG – e in generale sull’hi-tech.

Tra l’altro, a suo avviso, non è stato il rialzo dei tassi dei Treasuries, la scorsa settimana, a provocare una flessione del Nasdaq pari a -5%: “La realtà è che molti di questi titoli hanno davvero toccato il picco e hanno iniziato a cedere già molti mesi fa, sotto il peso delle loro valutazioni in eccesso“.

L’economista è bearish anche sul settore immobiliare, in quanto teme che, alla fine, il comparto sarà colpito da un eccesso di offerta nel mercato del lavoro, che finirà con il deprimere la crescita dei salari, fattore a sua volta che impedirà all’inflazione di accelerare ai ritmi oggi temuti e che renderà meno accessibili i prezzi delle case.

A quel punto, “potremmo finire con l’assistere a una flessione del 15% almeno dei prezzi dei titoli azionari e dei prezzi delle case, il che sarebbe “uno shock decisamente significativo per gli asset”.