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M&A made in Italy, il 2007 parte con il piede giusto

10 Aprile 2007 15:16

Il mercato italiano delle fusioni e acquisizioni marcia a ritmo di record in questi primi scorci del 2007. A ribadirlo sono gli esperti di Kpmg Corporate Finance, che nella loro analisi periodica sul comparto dell’M&A hanno evidenziato che in Italia nel primo trimestre del 2007 sono state chiuse operazioni per un controvalore di quasi 40 miliardi di euro (39,7 miliardi), con un incremento del 58% rispetto ai 25 miliardi di euro dell’analogo periodo dello scorso anno. Il dato sui volumi invece è in lieve flessione, facendo registrare 92 operazioni contro le 99 dello scorso anno.


“Ci sono i presupposti – Spiega Maximilian Fiani, partner e responsabile Kpmg Corporate Finance – per stabilire un nuovo primato avvicinando il mercato italiano a realtà più evolute. Infatti, nei prossimi mesi dovrebbero chiudersi tutta una serie di transazioni di dimensioni rilevanti: dalle Tlc (Telecom e Fastweb), ad Alitalia, fino al settore Energy & Utilities, con l’operazione Enel/Eni sugli asset Yukos e l’Opa di Enel su Endesa. In generale il processo di consolidamento cross border sta determinando un aumento del controvalore medio delle operazioni. Si tratta di un dato relativamente nuovo per un mercato come quello italiano, caratterizzato da operazioni di taglia medio-piccola”.


In termini di controvalore, la parte del leone nelle operazioni di M&A riferite ai primi tre mesi dell’anno in corso l’ha fatta Enel, con l’acquisizione del 21,6% di Endesa, che da sola vale quasi 9 miliardi di euro. Seguono due operazioni di consolidamento del settore bancario italiano: l’acquisizione di Banca popolare italiana (Bpi) da parte di Banco popolare di Verona e Novara (Bpvn) per 6,7 miliardi di euro, e la fusione tra Banca lombarda e Banche popolari unite per 6,1 miliardi.


Per il resto, la top ten dell’M&A italiano del trimestre è tutta all’insegna delle operazioni cross border, che chiamano cioè in causa anche società straniere e non soltanto nostrane. Da segnalare le acquisizioni di Cariparma, Friuladria e degli sportelli di Intesa da parte di Credit Agricole per quasi 6 miliardi di euro complessivi, ma anche l’acquisizione della canadese Hidryl da parte di Tenaris per 1,7 miliardi di euro, senza tralasciare l’accordo tra Axa e Mps riguardante Mps Vita e nemmeno l’operazione di Rcs sul gruppo editoriale spagnolo Recoletos per 1,1 miliardi di euro. Le prime 10 operazioni superano per controvalore i 33 miliardi di euro e pesano per l’83% del totale di mercato.


E’ dunque piuttosto facile rendersi conto di come l’attività cross border, con le sue con 38 operazioni concluse pari a quasi il 42% del totale, rappresenti il filone principale dell’M&A made in Italy. Da un punto di vista numerico va comunque rilevato che il saldo tra le operazioni in entrata e in uscita è favorevole alle imprese italiane: sono state 22 le operazioni realizzate da imprese italiane all’estero, contro le 16 messe a segno da investitori stranieri su aziende nazionali. In termini di controvalore le operazioni cross border valgono circa 23 miliardi di euro, ovvero il 57% dell’intero mercato, e sono così suddivise: il controvalore delle operazioni Italia su estero è di oltre 15 miliardi di euro, mentre quello dell’attività estero su Italia si aggira sui 7,5 miliardi di euro.