Notizie Notizie Mondo Shock Lvmh, settore lusso in tilt. L’impero Arnault trema tra crisi Cina e salasso tasse Francia

Shock Lvmh, settore lusso in tilt. L’impero Arnault trema tra crisi Cina e salasso tasse Francia

16 Ottobre 2024 09:53

Il settore del lusso ancora nei guai. Lvmh è il primo colosso a uscire allo scoperto con i dati del terzo trimestre che non impattano con le attese già molto deboli. Ancora una volta a pesare è il fattore Cina. Male anche i numeri di Salvatore Ferragamo che ha preannunciato un finale d’anno ancora debole e utile operativo nella parte bassa delle stime degli analisti.

Lvmh crolla del 7% a Parigi, comparto ko anche a Milano

L’accoglienza del mercato ai numeri di Lvmh è decisamente scomposta: -6% per il titolo del colosso numero uno al mondo nel lusso con in fumo in avvio oltre 20 miliardi di market cap; segue a ruota Kering con -4,3%. A Milano la peggiore è Salvatore Ferragamo (-3,8%), seguita da Moncler (-3,6%) e Brunello Cucinelli (-2,5%).

Il settore del lusso, tra quelli più in affanno in questo 2024 complice la debolezza del mercato cinese, nelle ultime settimane aveva rialzato la testa sulle speranze dettate dagli stimoli monetari annunciati da Pechino, per poi tornare a tentennare quando la stessa Cina ha un po’ frenato sugli stimoli.

“Non c’è alcun miglioramento nei consumi di beni di lusso dopo il recente cambio di politica macro”, avvertono gli analisti di Citi in una nota basata sui suoi controlli con un centro commerciale di lusso nella Cina orientale durante la Golden Week.

Alert Lvmh: ricavi giù per la prima volta da pandemia

Il colosso francese del lusso Lvmh ha registrato un calo del 3% dei ricavi nel terzo trimestre, non impattando con le stime e segnando il suo primo calo delle vendite trimestrali dall’inizio della pandemia. A pesare è la debolezza della domanda in Cina a cui si aggiunge il dietrofront in Giappone a causa della risalita dello yen.

Il colosso mondiale guidato da Bernard Arnault, che annovera circa 75 marchi di lusso che spaziano dalla moda alla gioielleria, dagli hotel agli alcolici, ha generato 19,08 miliardi di euro di fatturato nel terzo trimestre, il 5% in meno rispetto al consenso di 20 miliardi di euro. La crescita organica del gruppo è stata negativa al -3% rispetto al consenso di +1%. I ricavi organici dell’unità chiave che include i marchi Louis Vuitton e Christian Dior sono diminuiti del 5% nel terzo trimestre.

Le vendite organiche nella regione che include la Cina sono calate del 16% nel trimestre.

Jean-Jacques Guiony, direttore finanziario di Lvhm, ieri sera nella call con gli analisti ha posto l’accento sul crollo della fiducia dei consumatori cinesi è crollata in linea ai minimi storici raggiunti durante la pandemia. Sugli stimoli predisposti da Pechino, Guiony ha affermato che al momento è difficile valutare il potenziale impatto sulla domanda di tali misure, ma “ciò dimostra che stanno prendendo la questione molto seriamente”.

Salasso da tassa Francia su grandi aziende

Lo stesso cfo ha ammesso che Lvmh prevede di pagare fino a 800 milioni di euro di tasse aggiuntive il prossimo anno, dopo che la Francia ha annunciato l’intenzione di aumentare i prelievi sulle sue maggiori aziende per aiutare a sostenere le finanze pubbliche.

La Francia ha presentato un budget 2025 che include tasse più elevate sulle grandi imprese e sui ricchi nel tentativo di ridurre il suo debito. Secondo i piani, i prelievi temporanei su oltre 400 società con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di euro genererebbero 8 miliardi di euro l’anno prossimo e 4 miliardi di euro nel 2026.

Anche Ferragamo sbanda e vede 2024 nella parte passa delle stime

Molto male anche Salvatore Ferragamo che ha chiuso il terzo trimestre con ricavi per 221 milioni di euro, in flessione del 9,6% (-7,2% a cambi costanti). Il consensus degli analisti era 229 milioni. Sui nove mesi il calo dei ricavi è dell’11,9% a 744 milioni. Il trimestre appena concluso ha visto una debacle soprattutto nell’area Asia Pacifico che ha registrato vendite nette in calo del 20,5% a tassi di cambio costanti (-20,9% a cambi correnti), rispetto al terzo trimestre 2023. L’amministratore delegato e direttore generale, Marco Gobbetti, ha spiegato come “la minor propensione all’acquisto dei consumatori è più evidente nell’area Asia-Pacifico e rappresenta il fattore che ha più influito sull’andamento delle vendite. Il canale secondario è stato impattato anche dal basso livello del traffico, che continua ad interessare anche il canale wholesale”.

Nessun miglioramento significativo è atteso per il quarto trimestre.  La maison fiorentina ha inoltre avvertito gli investitori che il risultato operativo di fine anno sarà nella parte bassa della forchetta di attese. “In considerazione del perdurare delle incertezze sulla domanda da parte dei consumatori del lusso, prevediamo che il risultato operativo per l’intero esercizio si collocherà nella parte più bassa delle attuali aspettative degli analisti”, rimarca la società.

Gli analisti di Equita hanno  tagliato all luce di questi riscontri le stime su fatturato 2024-2025 dell’1% con impatto sull’ebit molto più materiale (-16/12%) data la marginalità risicata (EBIT margin 2024E ora atteso a 3.3%, con € 34 mln). Target price sul titolo scende del 7% a 7 euro.
“Sulla base delle nostre stime, più prudenti del consensus nel breve, ma ancora più ottimistiche nel lungo termine (EBIT 2026 5% sopra consensus), il titolo tratta a 57-25x il PE 2025-26E ex-cash, valutazioni ancora elevate dato il momentum negativo e in attesa di maggiore evidenza sul rilancio”, rimarca la sim milanese.