L’Orso è qui per rimanere, ecco durata e drawdown per l’S&P 500 dei due bear market più simili a quello attuale
Quando l’Orso fa capolino sui mercati la cosa più difficile è avere un’idea chiara di quanto durerà la fase ribassista Settimana scorsa lo S&P 500 ha fatto il suo ingresso ufficiale in bear market, ossia oltre -20% dai precedenti massimi (toccati a inizio gennaio) aggiungendosi al Nasdaq che già da tempo era in mercato Orso.
Sguardo al passato
La storia insegna che quando l’S&P 500 entra in un mercato ribassista, tende a rimanerci per un po’ se si escludono rare eccezioni. Dal 1929, l’indice S&P 500 è entrato in Bear Market 17 volte. Come riportano i dati raccolti dal CFRA Research il periodo più lungo è durato 998 giorni, da settembre 1929 a giugno 1932; mentre il mercato ribassista più lungo in tempi recenti è stato di 929 giorni da marzo 2000 a ottobre 2002. Di contro il periodo più breve è di soli 33 giorni, ed è stato proprio l’ultimo che si è verificato dal 19 febbraio 2020 al 23 marzo 2020 in scia allo scoppio della pandemia Covid.
L’ultimo mercato ribassista prolungato negli Stati Uniti si è verificato tra il 2007 e il 2009, a seguito della crisi finanziaria e durò circa 17 mesi, con uno S&P 500 che arrivò a perdere anche il 50% del suo valore in quel periodo.
Spazio per una discesa molto più profonda
Secondo Peter Garnry di Saxo Bank l’attuale mercato ribassista ha elementi di somiglianza con la bolla dotcom del 2000 e il mercato ribassista del 1973-1974 punteggiato dall’impennata dei prezzi del petrolio legata a un embargo petrolifero dell’OPEC.
Che entità di drawdown aspettarsi? Tra i 2000 e il 2002 l’indice S&P 500 scese del 51% dal picco, mentre post Lehman il tonfo arrivo a -58%. In entrambe le occasioni ci sono voluti più di 1.000 giorni di negoziazione per recuperare le perdite. Nel primo caso, ci sono voluti 638 giorni prima che un minimo fosse raggiunto, mentre per il secondo ci sono voluti 352 giorni, suggerendo che l’attuale selloff potrebbe essere ancora ‘giovane’.
Ben Laidler, global markets strategist di eToro, rimarca proprio come siamo solo all’inizio: “La storia ci dice che la strada al ribasso potrebbe essere ancora lunga. I rischi di recessione sono in aumento e potrebbero far scendere il mercato di un altro 20%. Infatti, in media, la fase Orso dell’S&P 500, cosa molto rara, dura 19 mesi e comporta un calo dei prezzi del 38%. Questo periodo è durato solo cinque mesi, con una correzione complessiva del 21%. Riteniamo ci possa essere una graduale ripresa a U, ma rimaniamo difensivi, così da poter per gestire i rischi crescenti”. Una recessione non è però inevitabile, come rimarcato anche da James Gorman, ceo di Morgan Stanley, indica una probabilità di recessione pari al 50%. “Finora, la crescita economica si è rivelata resiliente – prosegue Laidler – . Il crollo del mercato è stato determinato esclusivamente dalle valutazioni che hanno portato il rapporto prezzo/utile a quasi 16x, al di sotto delle medie decennali. L’ingrediente mancante di una recessione è l’indebolimento degli utili, che in questi periodi tradizionalmente scendono di oltre il 20%, ma che quest’anno sono aumentati. Le aziende non hanno ricevuto il promemoria della recessione, ma non sono immuni dalle nubi di tempesta che si stanno addensando. Questo è il rischio principale del mercato”.
Va ricordato che un mercato toro medio negli Stati Uniti sfiora il 180% e dura 60 mesi, quattro volte più a lungo di un tipico mercato orso. “I mercati toro nascono anche dai mercati orso. In genere, questi eliminano gli eccessi macroeconomici e di valutazione. Questo è ciò che sta accadendo ora, con le valutazioni già in forte calo, le condizioni finanziarie che si stanno rapidamente restringendo e la Fed e le altre banche centrali che stanno aumentando i tassi di interesse per ridurre l’inflazione ostinatamente alta.”, conclude l’esperto di eToro.