Notizie Analisi tecnica Lo ‘strano caso’ Apple: incertezza aleggia con dazi Trump ma in Borsa segna nuovi record

Lo ‘strano caso’ Apple: incertezza aleggia con dazi Trump ma in Borsa segna nuovi record

13 Dicembre 2024 15:28

L’iPhone 16 ha deluso le aspettative, i dazi “di Trump” contro la Cina avrebbero l’impatto di un salasso, il giro d’affari è il meno convincente tra le “sette sorelle” del Big Tech, eppure il titolo Apple continua a battere record sul mercato azionario.

Dall’inizio dell’anno il titolo del gruppo di Cupertino è infatti aumentato del 28% sul Nasdaq e dallo scorso 6 novembre ha guadagnato oltre il 10%, mentre martedì scorso ha toccato il suo record di valutazione a 250,80 dollari per azione.  Con una capitalizzazione di mercato sopra i 3.700 miliardi di dollari.

Per capire come mai l’ottimismo degli investitori nei confronti del gigante di Cupertino e del suo capitano Tim Cook non sia stato nemmeno scalfito dai molti segnali avversi potrebbe basta ricordarsi della stella polare che sta guidando la crescita mondiale del settore tecnologico negli ultimi anni, ovvero l’intelligenza artificiale.

Apple vuole un ruolo da protagonista nel futuro dell’AI

Da quando nel 2022 ChatGPT è apparso, quasi all’improvviso per i non addetti ai lavori, mostrando al mondo le potenzialità rivoluzionarie dell’utilizzo dei large-language-models (LLMS), tecnologia alla base degli algoritmi di AI, si è scatenata nella Silicon Valley, e più in generale in tutto il mondo tecnologico, una corsa per “vincere” nell’intelligenza artificiale. Aziende grandi e piccole, società di venture capital, incubators di ogni tipo hanno riversato decine di di miliardi di dollari per guadagnare anche pochi millimetri di terreno in quel campo.

Apple ha per ora investito meno rispetto per esempio a Microsoft, Meta, Alphabet e Amazon, ma il gigante di Cupertino sarebbe nella posizione di poter riscuotere i benefici degli investimenti altrui, grazie ai suoi prodotti hardware –  iPhone su tutti – che saranno l’oggetto fisico in cui molte innovazioni di AI si utilizzeranno.

“Apple sarà il modo in cui l’AI verrà portata a milioni di consumatori”, ha detto a Bloomberg Andrew Choi, portfolio manager di Parnassus Investment. “Ha il grande vantaggio di controllare il collo di bottiglia tra l’AI ei consumatori”.

Ben Reitzes di Melius Research è stato di recente ancora più “bullish” su Apple. In un’intervista al programma “Squawk on the Street” di Cnbc, seguitissimo da tutti i grandi player di Wall Street, ha detto che Apple è posizionata per raccogliere benefici in un ciclo pluriennale di lancio di prodotti, già a partire dalla recente integrazione di ChatGPT con il suo assistente vocale Siri.

Siamo quindi solo all’inizio e se l‘iPhone 16, lanciato lo scorso 20 settembre, il primo modello a integrare l’AI, non ha fatto il botto sperato, semplicemente “le aspettative ora vanno all’iPhone 17”, ha detto Richard Clode, portfolio manager di Global Technology Leaders Fund, aggiungendo tuttavia una nota di prudenza. Il mercato “è probabilmente un po’ troppo ottimista qui”, ha detto.

Dazi americani contro la Cina avrebbero un impatto reale per Cupertino

“Lascia decisamente un po’ perplessi il fatto che il titolo stia andando così bene con lo stato attuale della Cina e lo scenario di confronto geo-politico in cui stiamo entrando”, ha detto Choi, sottolineando la bassissima volatilità delle azoni Apple nonostante “questioni esistenziali che riguardano una parte sostanziale della sua attività”. La maggior parte dell’hardware Apple è infatti prodotto in Cina.

Donald Trump ha vinto le elezioni poco più di mese fa e in campagna elettorale ha promesso una politica commerciale che includerà forti dazi su importazioni – fino al 60% o anche 100% in alcuni casi – con un obbiettivo enorme posto sulla Cina. Non è chiaro come e con quanta intensità perseguirà la realizzazione delle sue promesse quando da fine gennaio 2025 assumerà a tutti gli effetti le sue funzioni di presidente degli Stati Uniti, ma la scelta di Scott Bessent nel ruolo di Treasury Secretary, un veterano della finanza che non ha pregiudizi ideologici sui dazi, segnala una volontà di tenere il punto su quel tema.

Resta l’ottimismo sulle capacità del ceo Tim Cook, successore diretto di Steve Jobs, di mitigare i rischi, come ha già fatto durante il primo governo Trump. Tuttavia, secondo un’analisi di Jefferies, nel caso peggiore i dazi potrebbero portare un aumento di 256 dollari sul costo finale dell’iPhone per i consumatori.

Non sarebbe certo una grande notizia per il colosso californiano, che ha registrato un calo del giro d’affari per sei degli ultimi otto trimestri, il più asfittico tra le “sette sorelle” del Big Tech.

Partnership con Broadcom per sviluppare chip AI

Un’altra mossa che segnala come Apple persegua una sua visione strategica nell’AI è la recente notizia, ancora non ufficializzata, di una partnership con Broadcom per lo sviluppo di un suo microchip per l’intelligenza artificiale.

L’AI, che è in sostanza una complessissima analisi statistica su enormi “data set”, richiede risorse di computazione immense e una quantità e una potenza di microchip sempre maggiore. Sono queste le condizioni alla base dell’incredibile esplosione di Nvidia, fino a pochi anni fa conosciuta soprattutto dai “gamer” per vie delle sue schede grafiche per pc ottimizzati all’uso di videogiochi.

Ora le grandi aziende di Silicon Valley hanno scoperto di essere dipendenti dalle forniture di  costosi chip Nvidia, che fatica a tenere il passo della domanda. Apple si aggiunge così alle altre aziende – come Google e Amazon – che hanno cominciato a costruirseli “in-house”.

Il processore di Apple si chiamerà Baltra e dovrebbe essere pronto per una produzione di massa nel 2026.

Non tutti credono ad un “superciclo” degli iPhone con AI

Ci sono anche gli scettici. Greg Halter di Carnegie Investment Counsel, ha detto di aver ridotto le sue posizioni Apple negli ultimi tempi, non troppo convinto della valutazione e dalle prospettive di crescita. “Cosa può far salire il valore del titolo più di così?” ha detto. L’unica possibilità è credere davvero in un “superciclo di iPhone con AI che farà crescere di molto vendite e utili nei prossimi anni”. Scenario in cui non crede troppo ed è forse un sentimento condiviso da Warren Buffett, che negli ultimi mesi ha decurtato le sue partecipazioni in Apple.