Limiti Bce: liquidità non è solvibilità. Ondata default in Italia, spread BTP-Bund dovrebbe valere più di 300′
Attenzione: liquidità non è sinonimo di solvibilità e l’ondata di liquidità che la Bce sta iniettando nel sistema finanziario dell’Eurozona non riuscirà a impedire, in tempi di COVID, una carrellata di nuovi default.
“Italy’s Bonds Risk Battering From Torrent of Company Defaults”: è il titolo di un articolo scritto da James Hirai, pubblicato su Bloomberg, che lancia un chiaro allarme, sulla base di quanto viene paventato da alcuni analisti.
“La scorsa settimana lo spread BTP-Bund ha testato il minimo dallo scorso marzo – si legge nell’articolo – tutto merito della Bce che, con i suoi strumenti (tra cui il PEPP, QE pandemico), sta sorreggendo le quotazioni di tutti i bond sovrani dell’Eurozona.
“Eppure – avverte Patrock Perret-Green, responsabile della divisione di ricerca e strategia di AdMacro – i costi di rifinanziamento di Roma potrebbero esplodere, nel caso in cui dovesse aumentare il numero delle società incapaci di rimborsare i debiti“.
Questo perchè, spiega Perret-Green, “la liquidità non è uguale alla solvibilità”.
Di definizioni di liquidità ce ne sono diverse: ma, se facciamo riferimento alla liquidità contabile di una determinata azienda, notiamo che per liquidità si intende la facilità con cui una società è capace di ottemperare ai propri obblighi finanziari con gli asset liquidi che ha a disposizione, e dunque l’abilità di far fronte ai debiti nel momento in cui essi scadono (a breve termine). Solvibilità è un’altra cosa: è la capacità di un’impresa di ripagare i debiti di lungo termine – dunque non quelli di immediata scadenza -. La solvibilità, si spiega ancora , è essenziale per garantire all’azienda di rimanere attiva nel business, dunque di sopravvivere. “Se è vero che una società ha bisogno anche della liquidità per prosperare e per rimborsare i suoi obblighi di breve periodo, una liquidità di breve periodo non deve essere confusa con la solvibilità. Una società che è insolvente spesso finisce per dichiarare bancarotta“.
Per questo l’esperto di ADMacro mette in guardia chi fa confusione tra questi due termini, ricordando tra l’altro che “il sistema bancario sclerotico (dell’Europa) detiene anche grandi quantità di bond governativi junk, ed è zavorrato da NPL (crediti deteriorati)”.
In una situazione del genere, in cui a causa della crisi scatenata dal COVID diverse società potrebbero fallire, soprattutto nei settori turismo, alberghiero e retail – a causa del pesante effetto del lockdown sulle loro attività – Perret-Green ritiene che lo spread BTP-Bund dovrebbe essere molto più alto dei livelli attuali, soprattutto se si considera che nel 2018, a seguito delle elezioni politiche e nel periodo in cui si formò il governo M5S-Lega, schizzò sopra la soglia dei 300 punti base. Ora, invece, oscilla attorno a quota 177, mentre secondo l’esperto dovrebbe valere molto più di quota 300.
Anche lui interpellato da Bloomberg Antoine Bouvet, strategist della divisione dei tassi di ING, ritiene che gli investitori stiano sottovalutando la probabilità di default dei debiti che hanno rating junk. Il timore dunque è che, nel momento in cui si comprenderà la portata “dei default delle aziende, si presenterà il rischio di un repricing degli asset“, dunque di una correzione. “Ciò irrigidirà le condizioni finanziarie, e potrà spingere la Bce ad agire (ancora)”.
Non tutti sono così pessimisti: i mercati continuano a dare fiducia all’Italia, al punto che Roma è riuscita ad attrarre più di 100 miliardi di euro con le sue offerte dei BTP a 10 anni.
Tuttavia, se i BTP vengono acquistati, è anche e soprattutto perchè gli investitori stanno scommettendo sul Recovery Fund. Ed è stata la stessa numero uno della Bce, Christine Lagarde, a dire che un accordo potrebbe non essere trovato neanche in occasione del summit previsto per il mese di luglio. “Nel momento in cui si arriverà a un accordo su qualcosa, sarà probabilmente troppo tardi”, sottolinea Bouvet.