Legge bilancio, Salvini raffredda spread, pressing di Tria. Sapelli: ‘ma strategia Ue non più come in 2011’
Legge di bilancio: il vicepremier Matteo Salvini continua a smorzare i toni, affermando che la manovra “sarà rispettosa di tutte le regole e che farà pagare meno tasse agli italiani“; dal canto suo il ministro dell’economia Giovanni Tria spinge su M5S e Lega affinché il rapporto deficit-Pil resti almeno sotto la soglia del 2% nel 2019. E’ quanto riporta Reuters, sulla base di due fonti governative, secondo cui, appena tornato a Roma dopo una missione a Pechino e Shanghai, Tria vorrebbe limitare il deficit all’1,8 o all’1,9%, a un livello dunque superiore rispetto a quella linea del Piave dei rumor di qualche giorno fa.
La Stampa riporta che oggi ci sarà un vertice al Viminale, in cui Salvini incontrerà gli esperti di economia per fare il punto della situazione sulle richieste che la Lega ha avanzato sulla legge di bilancio.
“Saranno proposte che dovranno essere conciliate con quelle dei Cinque Stelle e del ministro dell’Economia Giovanni Tria, scrive il quotidiano, riprendendo le parole proferite ieri dal ministro dell’Interno, che aveva detto: “Certo, sarà un compromesso ma per noi non potrà essere un compromesso al ribasso perché non siamo un governo tecnico”. Qualche ora prima Salvini aveva precisato che l’intenzione non era quella di sforare il tetto del deficit pari al 3%, ma di sfiorarlo.
L’effetto delle dichiarazioni di Salvini sullo spread è immediato: il differenziale ripiega fino a 269 punti base, sulla scia del calo sostenuto del rendimento dei BTP decennali, superiore a -3,5%. I tassi rimangono sopra la soglia del 3%, ma la discesa è netta rispetto al valore superiore al 3,20% a cui erano balzati la scorsa settimana. In generale, i rendimenti cedono fino a 12-18 punti base lungo la curva, stando a quanto rende noto Reuters.
In particolare, gli acquisti sui bond italiani portano i tassi dei bond a due anni a scendere di 18 punti base, riportando la flessione più forte in quasi tre mesi, all’1,27%.
Detto questo, alcuni livelli sono ancora elevati. Basti pensare ai tassi a 10 anni, che oscillano attorno al 3,08%, e che rimangono più alti rispetto ai minimi di luglio di 60 punti base. Lo spread BTP-Bund è, rispetto agli stessi livelli, superiore di 62 punti base.
Bisognerà vedere a questo punto se il pressing di Tria sul M5S e sulla Lega produrrà i suoi effetti.
Ieri, in un intervento a Presa diretta, il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Di Maio ha affermato che “non si governa per abbassare lo spread o rassicurare gli investitori ma per migliorare la qualità della vita degli italiani”. Ricordando che “le ricette per la crescita sono reddito di cittadinanza, flat tax e superamento della legge Fornero“. Ancora: “Abbiamo tutto il rispetto per i vincoli europei ma prima vengono i diritti dei cittadini italiani. Non si può pensare di governare per far piacere alle agenzie di rating”.
E sempre ieri, intervistato da Lo Speciale Giulio Sapelli – che nei momenti immediatamente successivi alle elezioni dello scorso 4 marzo era stato considerato tra i papabili a diventare presidente del Consiglio – ha fatto notare sul ministro Tria che “è sbagliato dire che punti a tenere i conti in ordine. La sua linea è di attestarsi al 2% del deficit e di superare dello 0,7% il limite posto dalla Ue, superamento questo perfettamente negoziabile a Bruxelles”.
“Al tempo stesso -ha continuato Sapelli – (Tria) sembra deciso a favorire una nuova ondata di investimenti attraverso la Cassa Depositi e Prestiti sfruttando proprio i miliardi che potranno arrivare con lo 0,7% in più e chiamando ad un’azione unitaria di investimento delle risorse, le imprese partecipate dal Tesoro. Il ritorno ad una politica economica non statalista quindi, ma di economia mista. Il suo è un disegno molto più articolato ed ambizioso di quello che viene rappresentato sui giornali”.
Sul rischio di attacchi speculativi contro l’Italia e che ritorni l’incubo del 2011, la risposta dell’economista, già ordinario di Storia economica ed Economia politica presso l’Università di Milano, è netta:
“No, e sa perché? Perché l’Italia è forse uno dei pochi paesi in questo momento in Europa ad avere un governo stabile che gode di un forte consenso presso l’opinione pubblica. Il governo Merkel in Germania è molto debole, reggendosi su una maggioranza molto frammentata e divisa su molto punti essenziali. Non so sinceramente quanto potrà durare. In Francia Macron è in forte crisi di consenso con ondate di scioperi, ministri che si dimettono, sondaggi che ne attestano una costante impopolarità. Paradossalmente a fargli riguadagnare un po’ di prestigio hanno pensato Salvini e Orban con gli attacchi degli ultimi giorni. Non parliamo della Spagna. Alla fine l’Italia è un paese politicamente solido in questo momento. All’Europa tutto sommato non conviene più di tanto indebolire questa situazione”.
Sull’Ue il giudizio è il seguente: “La strategia di Bruxelles non è più quella del 2011. Oggi la pecora si punta a tosarla, non ad ucciderla. Alla fine alla Ue serve viva, tosata a dovere ma viva”.