Notizie Notizie Italia Moscovici: Italia corregga conti 2019. Ma Tria ha fissato “linea del Piave” deficit

Moscovici: Italia corregga conti 2019. Ma Tria ha fissato “linea del Piave” deficit

31 Agosto 2018 08:58

Pierre Moscovici, commissario Ue agli Affari monetari, lo dice chiaramente: “Saremo costruttivi nelle discussioni sul bilancio, nonostante il tono in alcuni casi scortese verso di noi. Ma una correzione strutturale corposa per i conti 2019 sarà necessaria”. Intervistato da Il Sole 24 Ore, Moscovici non manca di lanciare qualche allarme sulle ipotesi che sono circolate nei giorni scorsi, tra cui quella di sforare il tetto sul deficit del 3% stabilito da Bruxelles. “Sforarlo – ha messo in guardia Roma – provocherebbe difficoltà che non voglio immaginare“.

Proprio oggi arriverà il verdetto di Fitch sul rating del debito italiano e le anticipazioni non promettono nulla di buono. E proprio oggi è stato pubblicato un articolo de La Stampa che riporta alcuni rumor, secondo cui il ministro dell’Economia e delle finanze Giovanni Tria starebbe puntando a un rapporto deficit-Pil dell’1,5% nella nota di aggiornamento al Def. All’Europa, si legge, chiederà 10 miliardi di sconto. Scrive La Stampa:

Non il tre per cento che vorrebbero sfondare Di Maio e Salvini. Ma nemmeno lo 0,9 lasciato in eredità dal governo Gentiloni. Il traguardo minimo è l’1,5 per cento, circa dieci miliardi di euro di maggiori spese. Chiamiamola la trincea di Tria, o più semplicemente l’obiettivo minimo di deficit nel braccio di ferro con l’Europa”.

Il punto è che quello 0,9%, obiettivo di deficit per il 2019 che risulta per l’appunto dagli accordi presi dalla Commissione di Bruxelles con il governo Gentiloni, non dovrebbe secondo l’Ue superato. E invece l’obiettivo di Tria sarebbe fare proprio questo, tanto che La Stampa parla di quella soglia dell’1,5% come della “linea del Piave”.

In questo contesto che sembra preludere a uno scontro frontale tra Roma e Bruxelles, le parole di Moscovici non fanno altro che certificare lo stato di alta tensione che si è venuto a creare nei rapporti Ue-Italia con la nascita del governo M5S-Lega.

Le dichiarazioni dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che ribadiscono la necessità di varare una legge di bilancio che rispetti il contratto di governo senza se e senza ma, stanno acuendo le paure degli operatori. L’effetto continua a essere il rialzo dello spread, che nella giornata di ieri è balzato fino a quota 290 punti base circa, a fronte di tassi sui BTP decennali volati oltre il 3,2%.

Moscovici al Sole tiene a “sottolineare che l’Italia non può lamentarsi della Commissione europea”, visto che “quest’ultima è sempre stata al suo fianco per sostenere la crescita. Il paese è di gran lunga quello che più ha beneficiato di flessibilità di bilancio, secondo le nostre regole. Nel corso degli anni, abbiamo tenuto conto di circostanze eccezionali: la sicurezza, i terribili terremoti, l’emergenza migratoria. Chi fa un processo alla Commissione fa un processo assurdo alla luce dei fatti“.

Alla domanda su quale sia la correzione minima necessaria per considerare l’Italia rispettosa a grandi linee del Patto di Stabilità, Moscovici conferma che lo sforzo richiesto è dello 0,6% del Pil”. Per poi aggiungere: “Si tratta di un ritorno alla normalità dopo lo sforzo ridotto previsto quest’anno  (nel 2018 chiesta riduzione dello 0,3% rispetto allo 0,6%) sulla scia di una ripresa più solida e delle necessità di ridurre l’indebitamento, che è al 132% del Pil”. Di conseguenza, “ci aspettiamo uno sforzo strutturale corposo”.

Intanto i mercati affilano le loro armi, pronti a colpire l’Italia con attacchi speculativi già in corso, come si evince dall’impennata dello spread.

E il danno sui conti pubblici è stato già fatto, pari a 6 miliardi nell’arco di qualche mese. E’ quanto emerge dall’Osservatorio dei conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli: nel periodo maggio-agosto: ‘aggravio per il bilancio pubblico è di 898 nel 2018 e di 5,1 miliardi nel 2019, per un totale di 6 miliardi.

Intanto, in attesa del verdetto di Fitch, arriva anche l’ennesima dichiarazione dai piani alti della Bce, con l’esponente del Consiglio direttivo Ewald Nowotny che dice che le preoccupazioni sul futuro dell’Italia non devono intralciare il percorso di politica monetaria della Bce, in particolare la decisione, che prima o poi arriverà, di alzare i tassi di interesse.

Lo spread non preoccupa insomma il banchiere austriaco che afferma, sempre in merito all’Italia, che i suoi problemi rappresentano una “sfida speciale” che non può essere risolta dagli strumenti di politica monetaria e che deve essere affrontata, piuttosto, da “decisioni vere di politica economica”.