Notizie Notizie Mondo Il legame tra petrolio e Borse: dietrofront greggio può far scattare sell-off su azioni

Il legame tra petrolio e Borse: dietrofront greggio può far scattare sell-off su azioni

4 Maggio 2019 09:12

Una fase duratura di calo dei prezzi del petrolio potrebbe intralciare, nel breve, il rally delle Borse mondiali. Il petrolio ha perso smalto nonostante nelle ultime settimane siano aumentanti i motivi che fanno temere un calo dell’offerta. Tra questi motivi fanno la parte da leone le tensioni geopolitiche in atto tra alcuni produttori. Basti pensare alle schermaglie militari in atto in Libia, alle vicende interne in Venezuela che tra l’altro acuiscono lo scontro tra Usa e Russia, fino all’avvio delle sanzioni dei Washington verso i paesi che effettuano negoziazioni di greggio con l’Iran e per finire all’interruzione (dal 19 aprile) delle linee dell’oleodotto Druzhba che trasporta circa 1 Mln b/b al giorno di petrolio russo all’Europa, pari a circa il 10% delle importazioni di petrolio europeo.

Oltre le tensioni geopolitiche, ecco cosa frena il petrolio

Le innumerevoli crescenti tensioni geopolitiche emerse in capo a diversi grossi produttori di greggio si sono riverberate in un aumento delle quotazioni del greggio fino al 23 di aprile. Dopo quella data, malgrado un ulteriore intensificarsi di tali tensioni, il prezzo del petrolio ha iniziato a calare di oltre il 6%. Il perché di tale calo prova a spiegarlo Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte SIM.

 

In primis, il 2 maggio è arrivata la notizia che la Russia ad aprile è arrivata a tagliare 185.000 barili al giorno rispetto a ottobre, molto meno rispetto alla tabella di marcia. L’obiettivo dichiarato della Russia era arrivare a ridurre la produzione di 228.000 barili al giorno entro aprile rispetto a ottobre. “Di conseguenza, il rallentamento del calo della produzione russa rispetto agli accordi, potrebbe rappresentare un primo indizio della volontà russa di non prorogare i tagli alla produzione, approfittando anche del continuo aumento della riduzione della produzione da parte dei produttori prima citati”, dice Cesarano. Inoltre gli ultimi dati forniti mercoledì primo maggio dal dipartimento dell’Energia Usa,” oltre a segnalare il nuovo record di produzione, hanno anche evidenziato il nuovo massimo delle scorte di greggio Usa dal 2017″ continua l’analista. A ciò si aggiunge il fatto che i timori legati alla produzione di Iran, Venezuela e Libia probabilmente vanno ridimensionali.

Calo del greggio e possibile impatto sui mercati

Ma il problema è un altro, sottolinea Cesarano, ossia che se il calo in atto continuasse, potrebbe presentare possibili impatti anche sul mercato azionario. Basti pensare che nella giornata di ieri quando le società dell’energia presenti nell’indice S&P 500 hanno perso l’1,7%, l’intero indice ha chiuso a -0,21%. “Il calo del greggio, come già accaduto nell’ultimo anno, potrebbe rappresentare un potenziale innesco per prese di profitto temporanee sui mercati azionari” sottolinea Cesarano che, però, avverte del termine temporaneo. “L’impatto temporaneo è legato al fatto che, in prospettiva, è atteso ancora maggior supporto da parte delle banche centrali in vista degli importanti incontri Bce e Fed di giugno”, ha concluso l’esperto.