Notizie Valute e materie prime Le materie prime si impennano sul declino del dollaro

Le materie prime si impennano sul declino del dollaro

3 Maggio 2016 06:56
 

Al dissolversi delle attese di nuovi rialzi dei tassi americani, in uno scenario di crescita più debole, svendite di USD e rendimenti obbligazionari negativi, gli investitori sono tornati a puntare sul settore dei metalli preziosi. E così il Bloomberg Commodity Index ha sfiorato +18% dopo aver toccato a gennaio il minimo degli ultimi 17 anni, attraendo nuovamente gli investitori su un settore rimasto sfavorito negli ultimi cinque anni.La ragione di questa inversione è che l’eccesso di offerta di materie prime fondamentali ha cominciato a ridursi, forzando una contrazione della produzione e stimolando la domanda“, è il commento di Ole Hansen, Head of Commodity Strategy di Saxo Bank.

Oro e argento
Mentre l’oro è stato il grande protagonista nel primo trimestre, ad aprile l’argento ha attratto buona parte della domanda, che era già partita a marzo. Ma è solo in aprile che il prezzo dell’argento ha finalmente rotto, superandolo, il suo legame con l’oro: l’argento è infatti salito del 16%, mentre il rapporto oro/argento è sceso da quota 80 a 72. “Per il momento l’argento rimane protagonista, ma una volta raggiunto il supporto di 70, dovremmo tornare a favorire il metallo giallo – spiega Hansen – difficilmente l’argento potrebbe continuare a salire senza essere accompagnato da un movimento dell’oro, rendendolo un’ottima polizza assicurativa nel caso il primo rallenti la sua corsa”.
Il rally delle commodity
Il rialzo delle materie prime degli ultimi due mesi ha beneficiato del supporto dei fondamentali, ma, come spiega Saxo Bank, abbiamo assistito anche a una discreta dose di anomalie nei dati. Durante lo scorso mese, un esercito di investitori privati cinesi ha cominciato a puntare su materie prime altamente volatili, in cerca di opportunità d’investimento per la liquidità in eccesso, o semplicemente in risposta a un’ondata di propensione al rischio. Le commodity più scambiate nel mese di aprile sono state il ferro, il carbone, il cotone e l’acciaio: i volumi di quest’ultimo hanno superato quelli del WTI e del Brent. Preoccupati del ripetersi di una bolla simile a quella azionaria dello scorso anno, i regolatori cinesi sono intervenuti con un freno agli scambi. L’acciaio, che fino a quel momento era salito del 27%, ha perso il 7% per tornare a impennare venerdì scorso. “Un forte incremento delle posizioni speculative non è un fenomeno soltanto cinese e ha toccato, tra gli altri, anche greggio, oro e argento – spiega Hansen – Riteniamo che i metalli preziosi mantengano il supporto dei fondamentali. Tuttavia, il record di posizioni lunghe che si sta consolidando sui future petroliferi, specialmente sul Brent, costituirà un rischio sempre più consistente in caso di prospettive meno positive“.
Petrolio al centro della speculazione
Il greggio ha infatti toccato nuovi massimi spinto da una forte domanda da parte degli investitori, combinata a un dollaro più debole e alle inferiori aspettative di produzione. Il WTI ha rotto i 45 dollari al barile, mentre il Brent si è avvicinato ai 50$/b. Per molti analisti il greggio sarebbe entrato però in zona rossa. “L‘impennata è dovuta sempre di più a posizioni speculative, con un supporto sempre più esiguo dei fondamentali – dice Hansen -Avvicinandoci ai 50$/b, un ritorno di produttori ad alto costo e un eccesso di scorte globali superiore a un miliardo di barili, potrebbero ritardare il lento ritorno verso l’equilibrio“. A chi sta cercando segnali ribassisti per prendere posizione in opzioni, Saxo consiglia di non combattere il trend. “Il greggio si è certamente risollevato, ma vedremo crescere le preoccupazioni che un rally troppo prolungato possa risultare autodistruttivo, specialmente a causa della sua componente speculativa”, conclude Hansen.