Nessun rialzo dei tassi nel 2016 per la Fed: ecco perchè (analisti)
Anche se molti esponenti della Federal Reserve hanno recentemente affermato di aspettarsi diversi aumenti dei tassi di riferimento nel 2016, il mercato non ci crede ed è convinto che non ci saranno nuove manovre prima del 2017. In altre parole, ciò che la Fed dovrebbe fare è sicuramente oggetto di dibattito, ma ciò che invece farà è astenersi da nuovi inasprimenti per tutto il resto dell’anno. Di seguito le ragioni, spiegate in tre punti, secondo il team Us Fixed Incombe di Twc.
Yellen colomba
La prima ragione è che Janet Yellen è una colomba e, nonostante i discorsi da falco di altri membri della Fed, la politica monetaria alla fine seguirà la direzione impressa dal presidente. E le sue ultime affermazioni estremamente accomodanti la dicono lunga: “Sia durante la conferenza stampa del Fomc di marzo che in occasione del discorso presso l’Economic Club di New York – spiega Brian Smith, Senior Vice President, US Fixed Income di TCW – Yellen è uscita dal seminato e ha ignorato il recente rialzo degli indicatori sull’inflazione, ha sottolineato la volatilità finanziaria globale e ha rafforzato l’idea che la Fed debba portare pazienza in merito ai futuri aumenti dei tassi”. Secondo alcuni, inoltre, la Yellen avrebbe deciso di rafforzare l’atteggiamento da colomba perché nell’ultimo G20 è stato raggiunto un accordo per attenuare la pressione sul mercato valutario in cambio di una Fed più accomodante.
Molte scuse per non intervenire sui tassi
La seconda ragione che escluderebbe interventi della Fed, secondo Smith, è che tutti i meeting di quest’anno coincideranno con avvenimenti che serviranno da scusa per non alzare i tassi, in primo luogo il referendum sulla Brexit a giugno e le elezioni presidenziali negli Stati Uniti a novembre. Restano quindi sei riunioni da qui a fine anno: quella di aprile, secondo molti osservatori, sarà un non evento, anche perché non è prevista una conferenza stampa; quella di giugno si terrà a una settimana dal voto sulla Brexit del 23 giugno; a luglio, ci sarà un’altra riunione priva di conferenza stampa e il referendum inglese sarà ancora un argomento scottante. Quanto al meeting di settembre, avverrà un mese e mezzo prima delle presidenziali statunitensi e quello di novembre solo sei giorni prima. “L’unico vero meeting “vivo” di quest’anno sarà quello di dicembre, ma non sappiamo come procederanno i dati macroeconomici e i mercati finanziari nei prossimi otto mesi“, dice Smith.
Una Fed dipendente dai mercati
In occasione del discorso all’Economic Club di New York, Yellen ha elogiato i benefici della “stabilizzazione automatica” delle attese dei mercati nei confronti del percorso dei tassi di interesse, che si sono aggiustate al ribasso nel corso della recente fase di instabilità. In altre parole, il presidente ha ammesso che il mercato comprende le future azioni di politica monetaria meglio della stessa Fed. “Così facendo, però, le possibilità che in futuro la Fed possa sorprendere il mercato diminuiscono – dice Smith – Yellen dovrà guardare a come il mercato riprezzerà l’andamento dei tassi. Di conseguenza, ora la Fed dipende più dai mercati che dai dati”. In altre parole, l’Istituto alzerà i Fed Funds solo se sarà il mercato a permetterlo. Il mercato seguirà i dati macro e la Fed seguirà il mercato. “Servirà un apprezzamento superiore al 50% da parte del mercato perché la Fed aumenti i tassi. E attualmente il mercato non prezza alcun nuovo rialzo prima del 2017″, conclude Smith.