Notizie Dati Bilancio Mondo Le banche dietro il decennio perduto dell’Italia, il futuro riserverà ritorno volatilità su Btp e Piazza Affari

Le banche dietro il decennio perduto dell’Italia, il futuro riserverà ritorno volatilità su Btp e Piazza Affari

30 Novembre 2019 15:36

L’Eurozona, e in particolare l’Italia, come il Giappone dell’ultimo decennio dello scorso secolo. A dieci dall’inizio della crisi finanziaria globale tante le somiglianze tra la situazione attuale dell’area euro e quella in cui versava il Giappone un decennio dopo la crisi bancaria nipponica dei primi anni ’90. Così Paul Smillie, Analista senior degli investimenti, Reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments che indica le somiglianze.

Giappone ed Eurozona a confronto

In primis i rendimenti obbligazionari dell’area euro sono oggi più bassi del livello raggiunto dai loro omologhi giapponesi un decennio dopo l’inizio della crisi bancaria nipponica. I Bund decennali tedeschi presentano attualmente un rendimento negativo, mentre nel 2001 i titoli di Stato giapponesi di pari scadenza offrivano un rendimento di poco inferiore all’1,5%. Tuttavia, dice l’esperto di Columbia Threadneedle Investments, la maggiore causa di apprensione nell’eurozona è l’Italia.

Ma la grande incognita è l’Italia

I problemi del paese non si limitano all’elevato rapporto debito pubblico/PIL (che a oltre il 132% è il più elevato dell’area euro dopo quello della Grecia) e al ristagno della sua economia, che dall’inizio del 2018 si trova sull’orlo della recessione. Timori maggiori giungono dalle banche del paese, che rimangono ampiamente sottocapitalizzate. In assenza di misure significative per sostenere il settore bancario, l’economia italiana sembra destinata a rimanere in stagnazione dice l’esperto. Questo perché in Italia, e nell’eurozona più in generale, le banche giocano un ruolo essenziale nel finanziare il settore privato. Essendo l’Italia la terza economia dell’eurozona, il suo benessere economico ha ramificazioni per l’intera area valutaria. In circostanze normali, afferma l’analista, quando le banche centrali riducono i tassi, i prenditori approfittano del minor costo del denaro per investire e spendere, esercitando così un’azione di stimolo sull’attività economica. Tuttavia, con un settore bancario debole questo canale di trasmissione non funziona.

Poche idee dalla politica, rischio nuovi attriti con UE

L’analista poi punta il dito contro la politica. “Mentre il governo italiano ha disperatamente bisogno di una solida ripresa della crescita economica per alleviare l’elevato onere debitorio, pochi politici hanno piani convincenti per rivitalizzare l’economia o ridurre il deficit, che nelle previsioni dell’UE dovrebbe superare il 3,5% nel 2020. Gli investitori dovrebbero quindi prepararsi a continui attriti tra Roma e Bruxelles, con la conseguente volatilità dei mercati azionari e obbligazionari italiani“.

Lo scenario più ottimistico per l’Italia – conclude l’analista – è caratterizzato da una crescita economica sottotono riflessa da rendimenti azionari deludenti. Nel peggiore dei casi, invece, si potrebbe registrare una crisi del mercato obbligazionario e dei finanziamenti che finirebbe per travolgere i mercati azionari e del debito dell’eurozona. “Con l’Italia che sembra assumere connotati giapponesi, questa rimane una preoccupante possibilità” conclude.