L’America di Trump contro tutti: Cina, Ue, Fed. L’Europa trema aspettando verdetto dazi auto
Donald Trump contro tutti: in un discorso proferito all’Economic Club di New York, fedele al suo motto “America First”, il presidente degli Stati Uniti non ha risparmiato nessuno: Cina, Unione europea, Federal Reserve, gli stessi leader americani del passato. Toni da campagna elettorale e promesse, anche, da campagna elettorale, visto che Trump ha parlato anche di tasse, lanciando un chiaro messaggio agli americani: le tasse, in particolare quelle sulle imprese, possono scendere ancora”.
In linea con una strategia comunicativa – tipica dei populismi – imperniata sull principio dell’Uno contro Tutti, Trump ha elogiato la forza dell’economia Usa, riservandosi il merito di aver inaugurato una nuova era di espansione e prosperità per gli States:
“Non è che ci fossero tanti posti di lavoro quando sono diventato presidente – ha detto – e gli esperti dicevano che non c’era altra scelta che accettare la stagnazione. Ma io sapevo che, lavorando insieme, avremmo reso l’America ancora più grande“. E, infatti, “l’anno scorso la crescita del Pil Usa è stata la più alta in più di un decennio”.
D’altronde, “gli Stati Uniti hanno un potenziale economico incredibile”. Peccato, però, che la Fed non stia cooperando.
Non poteva mancare neanche in questa occasione un duro affondo contro la Federal Reserve guidata da Jerome Powell, ormai costantemente sotto attacco, per non essere stata più dovish sui tassi, soprattutto rispetto ad altre banche centrali dei paesi avanzati (vedi Bce e Bank of Japan, ma non solo).
Trump ha fatto notare che, dall’Election Day che ha decretato la sua vittoria, lo S&P 500 è salito di oltre +45%, il Dow Jones più del 50%, il Nasdaq Composite +60%.
Ma queste performance, ha sottolineato, avrebbero potuto essere ancora più stellari, se non fosse stato per la riluttanza della Fed. “Se la Federal Reserve avesse lavorato insieme a noi, avremmo potuto aggiungere un altro +25% a tutti questi numeri. Ve lo garantisco“.
“Ma commettiamo tutti qualche errore, vero? – ha continuato – Non troppo spesso. Ma a volte li commettiamo”. Questa frase non è stata subito chiara, visto che non è stato comprensibile a quale “errore” Trump si riferisse, probabilmente, all’errore commesso proprio da lui, con la decisione di nominare Jerome Powell numero uno della Fed.
Trump ha anche detto che Powell & Co dovrebbero continuare ad abbassare i tassi sui fed funds Usa, al fine di rendere l’America più competitiva nel mercato globale. “Stiamo competendo in modo attivo con nazioni che stanno tagliando i tassi di interesse al punto tale da farli diventare negativi“. Tassi negativi: qualcosa che evidentemente affascina il presidente, tanto che lui stesso si è chiesto: “Chi mai aveva sentito parlare di una cosa del genere? ” E poi: ‘Datemi un po’ di quei soldi. Voglio un po’ di quei soldi’.
l’America di Trump deciderà di posticipare dazi auto Ue?
Sul fronte della guerra commerciale, Trump ha attaccato non solo, di nuovo la Cina – chiamando in causa anche i leader americani del passato – ma anche l’Unione europea, proprio qualche ora dopo il diffondersi di alcuni rumor, secondo cui gli Stati Uniti sarebbero disposti a posticipare di sei mesi le tariffe punitive contro le auto e i ricambi auto prodotti dai paesi europei.
Tra l’altro, per l’Europa il giorno X è alle porte, visto che i dazi dovrebbero essere imposti a partire da domani, giovedì 14 novembre.
Ieri i mercati hanno creduto ai rumor sulla possibilità di un rinvio delle tariffe. Tuttavia, le parole di Trump non sono sicuramente di buon auspicio, visto che il presidente, nel dire che “molti paesi ci impongono dazi straordinariamente alti o creano barriere commerciali impossibili”, ha affermato, anche, che “l’Unione europea si è comportata spesso peggio della Cina“.
Riguardo invece alle trattative commerciali in corso tra Pechino e Washington, Trump ha confermato che “siamo vicini a firmare la fase 1 dell’accordo commerciale“. Detto questo, “accetteremo un accordo solo se sarà buono per gli Stati Uniti e i suoi lavoratori”. La Cina, ha aggiunto ancora, sta vivendo “l’anno peggiore degli ultimi 57 anni”.
“Fin da quando la Cina è entrata a far parte del World Trade Organization (WTO-Organizzazione mondiale del commercio), nel 2001, nessuno ha manipolato e approfittato meglio degli Stati Uniti“. “Nessuno ci ha ingannati meglio della Cina”. Insomma, dall’Economic Club di New York, Trump ha lanciato più accuse che non ramoscelli d’ulivo. Il che sta rendendo tutti: gestori, investitori, analisti, economisti e mercati piuttosto cauti su come andranno a finire le trattative con Pechino e, anche, se l’Europa riuscirà a sventare un forte colpo al settore dell’auto.