Lagarde (Bce): con shock dazi e ReArm Ue sarà più dura controllare l’inflazione. Le implicazioni per i Btp

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“Il problema dei nostri tempi è che il futuro non è più quello di una volta”. Christine Lagarde si affida a questa frase del poeta e filosofo Paul Valéry per l’incipit del suo discorso tenuto oggi presso la Goethe University di Francoforte. La presidente della Bce ha sottolineato come negli ultimi anni, e in particolare nelle ultime settimane, le nostre aspettative sono state deluse e “le certezze consolidate sull’ordine internazionale sono state sconvolte. Alcune alleanze sono diventate tese mentre altre si sono avvicinate. Abbiamo assistito a decisioni politiche che sarebbero state impensabili solo pochi mesi fa”.
Livello di incertezza elevatissimo è una grande sfida per la politica monetaria
“Il livello di incertezza che stiamo affrontando è eccezionalmente elevato – osserva la Lagarde – con l’indice di incertezza della politica commerciale si attesta attualmente su un valore prossimo a 350, ovvero più di sei volte il suo valore medio dal 2021”.
Questo nuovo ambiente solleva questioni fondamentali per la politica monetaria. “Come possiamo garantire la stabilità dei prezzi in una nuova era geopolitica?”, si domanda la Lagarde che vede per l’economia della zona euro la necessità di affrontare shock eccezionali dovuti non solo al commercio, ma anche alla difesa e alle questioni climatiche, che potrebbero amplificare la volatilità dell’inflazione e aumentare il rischio che la crescita dei prezzi diventi più persistente.
Queste forze rendono arduo il compito della Bce di mantenere la stabilità dei prezzi. “Sarà un compito formidabile”. La numero uno dell’Eurotower sottolinea come i dazi Usa avranno effetti contrastanti sull’inflazione europea. “È probabile che la frammentazione degli scambi porti a variazioni dei prezzi più ampie e dirompenti e potrebbe, in linea di principio, proprio come una spesa supplementare per la difesa, portare a un aumento dell’inflazione. Ma c’è anche il rischio che tali shock si contrastino a vicenda ed estinguano le pressioni sui prezzi”.
La questione chiave per la Bce, ha sottolineato la Lagarde, è che l’inflazione reagisce in modo sproporzionato e più forte agli shock di grandi dimensioni rispetto a quelli di piccole dimensioni, e tali shock di grandi dimensioni potrebbero rendere l’inflazione più duratura.
Non ci si può impegnare a mantenere l’inflazione al 2% in ogni momento
Lagarde non ha offerto una soluzione a questi problemi, ma ha sostenuto che la Bce deve essere chiara su ciò che può e non può fare. Ossia non può promettere di mantenere l’inflazione al 2% in ogni momento e non può fornire indicazioni specifiche su dove sta andando la politica. “Indipendentemente dagli shock che affrontiamo, dobbiamo impostare la nostra politica in modo appropriato in modo che l’inflazione converga sempre di nuovo verso il 2% nel medio termine” e deve delineare la sua cosiddetta funzione di reazione, in modo che le imprese e le famiglie sappiano sempre in che modo un particolare shock influenzerà la politica.
Strada per nuovi tagli tassi sempre più stretta
La Bce ha tagliato i tassi di interesse sei volte da giugno, ma già nell’ultimo meeting ha fatto capire che le prossime mosse non sono affatto scontate alla luce della nuova era di particolare incertezza.
Le parole della Lagarde di oggi indirettamente fanno capire che una nuova fiammata dell’inflazione in futuro non è affatto da escludersi e quindi la prudenza sarà molta nelle decisioni sui tassi. Già nelle ultime settimane le attese si sono calmierate molto sulle prossime mosse in virtù anche del bazooka fiscale tedesco e del piano di rialzo dell’Ue.
I titoli di Stato quindi stanno scontando un differente scenario con rendimenti in rialzo su tutto l’arco della curva nell’ultimo mese. Oggi il Btp decennale segna un rendimento in salita al 4,02%, nei pressi dei massimi da agosto toccati settimana scorsa.